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• Cosa ti ha fatto appassionare a questa lingua? Origini familiari, interesse personale, un insegnante ispirante o magari un grande amore?

  Fin da bambino ho vissuto in un contesto bilingue, dove l’inglese non era soltanto una materia scolastica, ma parte della mia vita quotidiana. L’ho respirato nei viaggi, nei libri, nella musica, nei rapporti internazionali della mia famiglia. Con il tempo, questa familiarità si è trasformata in una vera passione: English has always been part of who I am.
  
  La mia formazione accademica e professionale ha consolidato questa base naturale: ho conseguito certificazioni di livello avanzato come il Cambridge Proficiency C2 (Grade A), il TOEFL, il Master Grammar e il TKT del British Council, studiando a Londra e collaborando con istituzioni internazionali.
  
  Oggi, insegnare inglese significa per me trasmettere non solo regole e vocaboli, ma un vero e proprio “modo di pensare” globale, connesso e aperto al mondo.

• Quale personaggio, storico o inventato, secondo te rappresenta in pieno la cultura legata a questa lingua?

  Per me, la cultura legata alla lingua inglese è incarnata da Sir David Attenborough. Non solo per la sua impeccabile pronuncia britannica e la padronanza della lingua, ma per la capacità di usare l’inglese come strumento di ispirazione, conoscenza e connessione universale. La sua voce è riconoscibile in tutto il mondo, e rappresenta un modello di clarity, elegance and authenticity che ogni studente può ammirare.
  
  La lingua inglese è anche la lingua di Shakespeare, che ha plasmato il pensiero e la creatività di intere generazioni, e di personalità moderne come Steve Jobs, che hanno usato l’inglese per condividere idee capaci di cambiare il mondo.

• C'è una parola, un'espressione, una tradizione o un'abitudine culturale che ti diverte o ti fa ridere?

  Una delle espressioni inglesi che mi diverte di più è “It’s not my cup of tea”. Letteralmente sembra riferirsi a una bevanda, ma in realtà significa “non fa per me”. È un esempio perfetto di come l’inglese sappia essere elegante anche nel rifiutare qualcosa, usando immagini culturali legate alla tradizione britannica.
  
  Mi fa sorridere anche il tipico British humour: quell’ironia sottile, spesso autoironica, che riesce a sdrammatizzare ogni situazione con intelligenza e senza bisogno di alzare la voce. È un tratto culturale che porto spesso nelle mie lezioni per creare un’atmosfera rilassata e produttiva.

• Perché per te è importante parlare questa lingua?

  L’inglese è la chiave d’accesso al mondo: permette di studiare ovunque, lavorare in contesti internazionali, viaggiare senza barriere e costruire relazioni globali. Per me non è soltanto una lingua, ma un life skill indispensabile, come saper usare un computer o guidare un’auto.
  
  Conoscere bene l’inglese significa poter leggere le fonti originali di libri, articoli scientifici e documenti, partecipare a conferenze internazionali e affrontare colloqui di lavoro ovunque. È lo strumento che ha aperto la mia carriera e che voglio mettere nelle mani dei miei studenti, così che possano sentirsi sicuri e competitivi in qualunque parte del mondo.

• Qual è, secondo te, la caratteristica più ostica che si incontra nell'apprendimento di questa lingua?

  Molti studenti trovano ostico l’uso dei phrasal verbs: quelle combinazioni di verbo + particella che cambiano completamente significato a seconda del contesto (to take off, to look up, to give in). Sembrano semplici, ma in realtà racchiudono sfumature che solo l’uso frequente e l’esposizione autentica permettono di padroneggiare.
  
  Un’altra difficoltà comune è la pronuncia, soprattutto nella varietà britannica, dove non sempre le parole “suonano” come si scrivono. Per questo nelle mie lezioni integro molta pratica orale e ascolto attivo, così che la lingua non resti solo teorica, ma diventi naturale e spontanea.

• Raccontaci un aneddoto divertente o particolare relativo alla tua formazione o ad una esperienza di lezione!

  In una lezione online one-to-one con uno studente che stava preparando un colloquio di lavoro in inglese, stavamo facendo pratica con le interview questions. A un certo punto gli ho chiesto: “What are your strengths?” (“Quali sono i tuoi punti di forza?”) e lui, visibilmente agitato, ha risposto con sicurezza: “My biggest strength is cooking spaghetti”.
  
  Non era affatto una battuta: stava pensando in italiano e aveva letteralmente tradotto la sua passione per la cucina, dimenticando che in quel contesto si parlava di competenze professionali. Ci siamo messi a ridere entrambi, e abbiamo sfruttato il momento per lavorare sulla differenza tra personal interests e job skills.
  
  Da allora, ogni volta che fa un esempio di strength, aggiunge scherzosamente “…and maybe cooking spaghetti”, e questo lo aiuta a ricordare la distinzione.

• Aiutaci a conoscerti meglio: parlaci delle tue passioni, dei tuoi viaggi, dei tuoi hobby!

  Amo viaggiare e scoprire culture diverse, esperienze che arricchiscono le mie lezioni con esempi reali e stimolanti. Ho vissuto e studiato a Londra, seguito corsi con il British Council e visitato diversi Paesi anglofoni per immergermi nelle loro sfumature linguistiche e culturali.
  
  Nel tempo libero mi dedico al fitness: frequento regolarmente la palestra, pratico nuoto e workout con un trainer, e seguo un regime alimentare prevalentemente vegetariano. Ho una forte passione per la cucina e la dietologia, e mi interessa approfondire la storia, l’archeologia, l’archeogenetica e la paleontologia.
  
  Amo anche la letteratura, sia inglese che internazionale, che considero una delle chiavi per comprendere in profondità la mentalità e i valori di un popolo. Queste passioni arricchiscono il mio insegnamento, rendendo le lezioni più vive, personalizzate e culturalmente complete.