Avrai senz'altro dedicato un po' del tuo tempo ad aiutare un allievo in difficoltà: i tuoi figli, i figli di amici, dei vicini...Forse l'hai fatto gratuitamente, oppure chiedendo un compenso più o meno simbolico, quindi un pagamento in denaro.

Avrai trovato delle difficoltà nel capire come dichiarare al fisco i servizi resi e "mettersi in regola".

Aiuto compiti o lezioni private, maestro o tutor privato, sono molte le sfaccettature del mercato dei corsi personalizzati in Italia.

Il solo mercato del doposcuola si aggirerebbe intorno a 1 miliardo di euro e coinvolgerebbe 500 mila studenti.

I clienti sono i genitori che chiedono un sostegno per i figli iscritti alle scuole elementari, alle medie o al liceo, o anche adulti. Ma non solo: il pubblico che si interessa ai corsi privati è molto variegato, poiché molteplici sono le materie insegnate al giorno d'oggi: dalle materie scolastiche, alle discipline artistiche, allo sport; tanti giovani appassionati di sport e fitness si chiedono come diventare personal trainer oppure diventare istruttore di yoga.

L'insegnamento per privati, generalmente, viene offerto da professionisti dell'istruzione (insegnanti abilitati, docenti di scuola, professori associati) o da neo-laureati, o anche da liceali, a seconda del livello di partenza dell'allievo o degli allievi in difficoltà.

Tale grande disparità nelle competenze e nelle qualifiche spiega anche la varietà nelle tariffe richieste. E' un mercato aperto alla concorrenza e soggetto alla legge della domanda e dell'offerta.

Ma una volta intascato il compenso per un'ora di lezione, cosa bisogna fare?

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E' legale dare ripetizioni? la tentazione delle ripetizioni in nero

Il lavoro in nero è quasi la prassi per tutti quelli che offrono lezioni a domicilio, anche perché i rischi nel settore sono abbastanza limitati.

Il lavoro in nero riguarda soprattutto i servizi alle famiglie come i corsi e le lezioni a domicilio.
Buona parte delle lezioni private non sono dichiarate al fisco!

Anche se sei minorenne, non è possibile ricevere una remunerazione per i tuoi servizi senza dichiararla e non pagare i tributi. So che non è proprio il tuo primo pensiero, soprattutto se non ci sono guadagni costanti.

L'irregolarità spesso riguarda adulti e professionisti navigati che danno decine d'ore di lezione a settimana. Perché corrono il rischio di venire multati, facendo queste attività in illecitamente?

Anche per gli studenti e le loro famiglie ci sono possibili ripercussioni. Dopotutto, sono loro i clienti o "datori di lavoro". A volte viene immediato pensare più al risparmio immediato ottenuto dal lavoro non dichiarato, piuttosto che ai guadagni futuri come la pensione per gli insegnanti o lo sgravio fiscale per le famiglie.

Come evitare una multa per lezioni private in Italia

In Italia il lavoro sommerso raggiunge delle cifre preoccupanti. Innanzitutto si definisce lavoro nero la situazione in cui un lavoratore svolge le mansioni da dipendente senza che il datore di lavoro lo comunichi allo Stato (all'Inps, principalmente, per versare i contributi).

Quando è il lavoratore a non volere il contratto si parla di impiego senza contratto.

Secondo i dati della CGIA Mestre, 3 milioni di lavoratori italiani si trovano in tale situazione di irregolarità. In totale producono ricchezza per 100 miliardi di euro l'anno, ovvero il 6.5% del Pil. Ma visto che questa cifra non è dichiarata, lo stato italiano perde più di 42 miliardi in imposta statate ogni anno.

Il fenomeno è presente in tutta Italia, ma nel Sud arriva a colpire il 40% dei lavoratori. Specialmente in tempi di crisi economica, molti accettano lavori irregolari per non rimanere veramente disoccupati. Ci sono casi, però, in cui è il lavoratore a chiedere di non avere il contratto, spesso per non perdere altre entrate (la disoccupazione, la pensione di reversibilità, una borsa di studio ecc.).

Se un insegnante non dichiara i proventi delle lezioni private rischia una multa salata.
Lavorare in nero è un reato!

Qualunque sia il motivo, il lavoro irregolare è vietato dalla legge e per i trasgressori ci sono delle sanzioni:

  • Per il datore di lavoro, multe crescenti da 1500€ a 36.000€, a seconda del numero di impiegati irregolari (con un aumento del 20% di lavoratori stranieri senza permesso di soggiorno o ragazzi al di sotto dell'età lavorativa). Il datore di lavoro riceve una multa ridotta se entro 120 giorni regolarizza le posizioni illegali.
  • Per il lavoratore è prevista una sanzione fino a 25.800€, nel caso in cui pur lavorando in nero, abbia percepito un'indennità di disoccupazione. Se invece abbia preso in nero più di 4.000 € c'è anche il rischio di finire in prigione da 6 mesi a 4 anni.

Tale situazione potrebbe riguardare chi con l'insegnamento lavora senza contratto per un ente di formazione. Ogni giorno si presenta nella sede, impartisce lezioni agli allevi secondo un orario deciso dall'ente di formazione, ma a fine mese viene pagato in contanti, senza busta paga.

Dal momento che non si svolge lavoro come dipendenti, ma si è autonomi o liberi professionisti e non si emettono ricevuta o fattura, si sta parlando di evasione fiscale.

La pena in questi casi va dal 100% al 200% del valore non dichiarato.

Secondo lo studio condotto da Eurispes l'economia sommersa, che include lavoro nero, criminalità organizzata e proventi non dichiarati, nel 2016 ha raggiunto 540 miliardi di euro, ovvero il 30% del Pil italiano.

In base ai sondaggi, a lavorare in nero sono:

  • babysitter (80% è senza contratto)
  • insegnanti del doposcuola (78.7%,  ripetizioni in inglese)
  • collaboratori domestici (72.55)

Seguono altri lavoratori autonomi come giardinieri, elettricisti, idraulici ecc.

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Dare ripetizioni come lavoro ed evitare lezioni private in nero

Per rispondere alle difficoltà dei freelanceer lo stato ha creato un Jobs Act per i lavoratori autonomi e con partita IVA, prevedendo:

Per i professionisti con partita IVA:

  • più prestazioni sociali, soprattutto per i professionisti che hanno visto diminuire le loro entrate per motivi che non dipendono da loro o per via di una grave malattia
  • la possibilità di partecipare a bandi per offrire servizi alla pubblica amministrazione (finora potevano farlo solo le società e non gli autonomi con partita IVA).

Per i lavoratori autonomi con contratto di lavoro continuativi:

  • diritto alla disoccupazione (DIS-COLL) in caso di mancato rinnovo del contratto;
  • possibilità di venire sostituiti da un lavoratore autonomo di fiducia per maternità

Per un insegnante che tiene corsi a domicilio come prima occupazione può significare una forma di tutela in più e un incentivo a dichiarare i proventi delle proprie lezioni.

Dare ripetizioni è legale e proficuo, basta regolarizzarsi

La legalità, oltre a farti dormire sonni tranquilli, senza il rischio di multe o denunce da parte della guardia di finanza, serve a darti più diritti in materia di protezione sociale.

Qualunque sia la strada che hai scelto per dichiarare i proventi legati alle lezioni private, sappi che questo ti porta dei vantaggi per la pensione.

Per quanto le prospettive di pensione siano meno radiose per gli autonomi, è sempre meglio che non avere nulla quando smetterai di lavorare.

Anche agli autonomi conviene dichiarare i proventi delle lezioni private e pagarsi le pensioni.
I compensi sono assoggettati ad un'imposta sostitutiva con aliquota del 15% con cui s pagano le pensioni, ad esempio.

Se ci pensi bene il lavoro non dichiarato non è soltanto un danno per il tuo futuro, ma anche per quello dell'intera collettività. Con cosa pensi che si paghino le pensioni di oggi?

E se il futuro sembra incerto, senza alcun contributo pensionistico lo è ancora di più.

Come regolarizzare, come denunciare lezioni private in nero

Negli ultimi anni l'Italia ha visto una serie di riforme che hanno cercato di rimettere a pari le dissestate finanze statali di oggi e per i prossimi decenni. Si è cominciato con la riforma delle pensioni nel 2011, per continuare con l'eterna riforma della scuola (volantini doposcuola), e il discusso Jobs Act sul mondo del lavoro.

Infatti la necessità è quella di stare dietro a una realtà in continuo cambiamento dove il numero dei dipendenti con contratto a tempo indeterminato si riduce, mentre aumentano le forme di lavoro definite atipiche.

Oggi il mondo del lavoro per gli under 40 è dominato da autonomi e partite IVA e il mondo dei corsi a domicilio non fa eccezione.

Lavorare come privato autonomo (ad esempio lavorare come traduttore online) non è solo un maniera per crearsi un guadagno extra, ma è sempre più l'unico strada per trovarsi un'occupazione, ingegnandosi e mettendo a frutto le proprie competenze.

Gli insegnanti hanno tutti i vantaggi nel dichiarare le loro lezioni private sfruttando la semplificazione per autonomi e partite IVA
Pensa la tuo futuro, prima di lavorare in nero! Metti a regime i tuoi redditi.

L'insegnante a domicilio che vuole svolgere un gran numero di ore ha la possibilità di lavorare per un ente di formazione. In questo caso questi viene messo in contatto con i suoi allievi tramite un intermediario. Alcuni insegnanti sono inquadrati come lavoratori dipendenti, per altri ci sono i contratti di collaborazione come autonomi.

L'uberizzazione dell'economia rimette in discussione il ruolo di lavoratore salariato. Il lavoro autonomo è sempre più diffuso: essere il proprio capo, sembra la soluzione al precariato, ma anche la sfida di una generazione che ormai non ci crede più al posto fisso.

In questa logica, ci si allea con le nuove tecnologie per raggiungere facilmente un gran numero di clienti. Un insegnante ha la possibilità di aprire uno spazio in rete e mettere annunci online su siti generalisti, tipo Kijiji, o specializzati, come Superprof.

Ripetizioni in nero multa e superprof tasse!

L'attività diventa illecita se non viene pagata nessuna imposta tributaria per il suo regolare svolgimento. Come tutte le attività che produce reddito anche fare ripetizioni è essere soggetto a una determinata tassazione; quindi anche chi guadagna in nero dando lezioni private commette un illecito sanzionabile con una multa se il lavoro non viene segnalato.

L'insegnante, come lavoratore autonomo, entra in rapporto diretto con la fiscalità e il reddito.

Ha la possibilità di scegliere di lavorare in modo occasionale ed emettere una ricevuta allo studente. Annualmente, poi, dichiara tranquillamente i proventi delle lezioni nel modello 730 (nel quadro RL del modello Unico, ed è questa l'alternativa alla scelta dell'imposta sostitutiva), se ha un altro contratto come dipendente, o redditi (ex modello unico) se ha altre fonti di lavoro autonomo.

Se invece il lavoro avviene su base regolare, è necessario aprire la partita IVA, e se prevede di guadagnare meno di 30.000€ annuali può godere del regime forfettario per cui la tassazione sarà il 5% dell'imponibile.

Il futuro dei voucher lavorativi, abrogati, poi reintrodotti, è ancora troppo incerto. Ma è lecito pensare che presto si avranno altre forme per inquadrare lavori occasionali con una riduzione delle tasse per il lavoratore, come l'insegnante a domicilio, e per le famiglie che godono del suo servizio.

L'idea è quella di rendere la vita semplice a chi lavora, nel rispetto della legalità.

Scopri con Superprof quali sanzioni spetta a chi non si mette in regola con la Legge!

Fare ripetizioni è illegale?

Certo esistono dei vincoli nello svolgere tale attività e sono legati ai docenti che insegnano nelle scuole. Secondo il Testo Unico n. 297 del 1994 si deve infatti tener conto di alcuni particolari.

Il docente deve innanzitutto comunicare la decisione di impartire lezioni private al proprio Dirigente Scolastico, dando informazioni circa l'istituto frequentato dallo studente. Il Dirigente Scolastico da lì potrà concedere o negare il permesso. In alcuni casi è addirittura vietato, è illegale se ad esempio, il docente voglia fare lezioni private ad un alunno dell’istituto in cui si insegna, a prescindere dal se frequenta un altra classe.

Ma non è il tuo caso, vero? Inizia la tua avventura come "maestro" privato e preparati a regolarizzare tutti i tuoi compensi! Sei pronto? Via!

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Catia Dos Santos

Traduttrice e scrittrice con una passione per le lingue