Il Judo è un'arte marziale giapponese che combina elementi di sport, filosofia e tecnica per creare un sistema completo di difesa e sviluppo personale.

Fondato nel
1882

da Jigoro Kano

è lo stesso fondatore a dettare il suo principio base: “La flessibilità può neutralizzare la forza bruta”.

Nel judo infatti l'obiettivo è ottenere sempre la massima efficienza con il minimo sforzo: questo principio guida le tecniche fisiche di lancio, immobilizzazione e sottomissione, ma anche la filosofia che vi è alla base e che sostiene l'importanza della crescita personale e del rispetto reciproco.

Possiamo comprendere la filosofia del judo già semplicemente scoprendo l'etimologia del termine judo. La parola “Ju-do ” è composta da due ideogrammi: “ju” significa flessibilità, delicatezza, “do” si traduce con cammino o via, dunque la via della delicatezza.

Con questo articolo vogliamo parlare di:

  • la storia del judo
  • i principi fondamentali del judo
  • le tecniche del judo
  • il judo nella competizioni
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La storia del judo, in breve

Jigoro Kano

Nascita:
28 ottobre 1860
Morte:
4 maggio 1938
Noto per:
aver dato vita al judo
Altri segni distintivi:
lavorò come insegnante, vicepreside e preside

Come anticipato prima, dobbiamo la nascita del judo a Jigoro Kano, nato nel 1860 in Giappone da una famiglia nota per la produzione di sakè. Kano dimostrò da subito grande passione per gli studi, nei quali eccelleva. A questa grande capacità intellettuale si contrapponeva una forma fisica molto esile. Forse fu proprio per questo che decise inziaire un viaggio nel mondo delle arti marziali: intorno al1877 cominciò a praticare e studiare vari stili di jujitsu, un'antica forma di combattimento giapponese che includeva tecniche di lancio, immobilizzazione, e sottomissione.

Dopo essere diventato maestro di due scuole di jujitsu decise di fondare una nuova arte marziale, combinando le tecniche di diverse scuole e raggruppandole sotto un unico sistema, aggiungendo i suoi principi filosofici e pedagogici e elimando le tecniche più aggressive. Lo scopo era far nascere un'arte marziale che potesse diventare un mezzo di difesa personale e che potesse sviluppare anche il carattere.

storia del judo
la nascita del judo

Nel 1882, fondò il Kodokan Judo, segnando la nascita ufficiale del Judo. "Kodokan" significa "luogo per studiare la via".

L'equilibrio tra il benessere fisico e mentale era di fondamentale importanza, nella sua scuola si insegnavano infatti anche principi etici come sincerità, rispetto, coraggio, onore...

La sua prima sala di addestramento (dojo) si trovava in un tempio buddhista a Tokyo, ed aveva lo spazio necessario per ospitare nove allievi, da qui in poi gli allievi crebbero sempre di più e il judo divenne una disciplina sempre più praticata e sempre più conosciuta, in Giappone e poi nel resto del mondo. Nel 1909 è diventò membro del Comitato Olimpico Internazionale.

La diffusione del judo in Giappone e nel resto del mondo

Il judo iniziò a diffondersi e ad essere praticato nelle scuole e nelle università giapponesi, grazie anche a Kano che era un educatore e che quindi lo introdusse nel sistema educativo giapponese, per questo si sviluppò tra i giovani. Tra il 1868 e il 1912 iniziò inoltre ad essere praticato dalle forze armate in Giappone per rafforzare l'esercito. Questo contribuì alla sua diffusione. Insomma, presto diventò parte integrante della cultura giapponese e ancora oggi viene insegnato nelle scuole.

Per quanto riguarda la diffusione nel resto del mondo, la si deve sempre a Kano che effettuò numerosi viaggi proprio con questo scopo. Diventò disciplina dei Giochi Olimpici nel 1964 a Tokio.

I principi del judo e la filosofia del judo

Il judo è la via per l’uso più efficace della forza fisica e spirituale.

Jigoro Kano
principi e filosofia judo

Non solo una disciplina fisica, il judo è anche una filosofia di vita (come per ogni altro corso arti marziali come ad esempio il taekwondo) che promuove lo sviluppo personale, il miglioramento continuo, il rispetto degli altri e la convivenza pacifica.

Attraverso l'esercizio fisico, lo sforzo, i movimenti rapidi, la velocità di pensiero, questa disciplina consente di sviluppare anche qualità intellettuali come il proprio istinto, la forza di volontà e l'altruismo.

Ci sono due principi fondamentali che riassiumono la filosofia del judo. Vediamoli insieme!

Il concetto di "Seiryoku-Zenyo"

L'essenza del judo è proprio in questo concetto. Seiryoku zenyo significa miglior uso dell'energia. Ed è da applicare quando si attacca, quando ci si difende e anche nella vita di tutti i giorni.

Per ottenere il massimo risultato, le energie vanno impiegate nel modo giusto: bisogna sfruttare i movimenti e la forza dell'avversario impiegando la minima forza.

Per fare questo bisogna conoscere alla perfezione le tecniche, apprenderle anche con la mente, in modo da non fare movimenti sbagliati e sprecare così altra energia inutile. Il judo non coinvolge esclusivamente il corpo, ma anche l'intelletto e la mente.

Questo va applicato anche nella vita di tutti i giorni: per trarre il massimo da ogni situazione bisogna sfruttare quello che c'è senza troppo spreco di energie e ottenere ottimi risultati.

Ascolta questo podcast e scopri quanto è importante l'allenamento mentale nel judo

Il principio di "Jita-Kyoei"

Un altro principio alla base del judo è il jita kyoei che si può tradurre con mutua prosperità e beneficio. Come infatti abbiamo accennato sopra, il judo allena a non pensare in modo egoistico ma a guardare sempre al benessere dell'altro. Attraverso la pratica con un compagno, entrambi migliorano e crescono insieme. Un judoka non può restringere la visuale solo verso se stesso: armonia e collaborazione sono fondamentali.

Secondo Kano bisogna avere a cuore il miglioramento dell'altra persona, non è l'io che deve prevalere ma il noi. E questo dovrebbe anche riflettersi nella società: bisogna imparare a vivere in armonia, ad avere in mente il benessere comune e svolgere ogni attività non solo per il proprio interesse personale ma per quello di tutti. Con questo mindset, è ovvio che tutti potranno trarre grande vantaggio.

Oltre a questi due principi, il judo è guidato da una serie di valori, che possono evincersi dai due concetti di cui abbiamo appena parlato.

  • Rispetto (礼, Rei): per i compagni, per gli istruttori, per gli arbitri e per le regole del dojo
  • Coraggio (勇, Yū): per affrontare le sfide serve sempre determinazione
  • Onestà (誠, Makoto): nella pratica come nella vita, non deve mai mancare
  • Autocontrollo (自制, Jisei): controllare le proprie emozioni e reazioni
  • Amicizia (友情, Yūjō): promuovere relazioni positive
  • Onore (名誉, Meiyo): agire con integrità in ogni situazione e con un forte valore etico
i valori fondamentali del judo

Ora che più o meno abbiamo capito quali sono le radici del judo, cosa lo sorregge e cosa gli dà linfa vitale, ci addentriamo ancora di più in questa disciplina per scoprire alcune delle sue tecniche fondamentali. Andiamo!

Tecniche fondamentali judo

Le tecniche principali del judo sono suddivise principalmente in due grandi gruppi: nage-waza (tecniche di proiezione) e katame-waza (tecniche di controllo). Ecco una panoramica delle tecniche principali in ciascuna categoria:

Nage-waza: tecniche di proiezione 

Scopo delle tecniche di proiezione è sbilanciare l’avversario per farlo cadere al suolo. Possiamo parlare quindi di "arte di proiettare l'avversario a terra", e si suddividono ancora in altri 3 sotto gruppi:

  • tecniche di braccio
  • tecniche di gamba
  • tecniche di anca

Vi sono inoltre anche tecniche di proiezione in cui il judoka perde il suo equilibrio per far cadere l'avversario e si chiamano tecniche di sacrificio.

Vediamone qui alcune tecniche di braccio:

Ippon Seoi Nage (一本背負投): proiezione sopra la spalla: “Seoi Nage” significa “lancio caricando sul dorso

Tai Otoshi (体落): proiezione tramite uno spostamento del corpo

Kata Guruma (肩車): proiezione tramite sollevamento dell'avversario sulla spalla.

Tra le tecniche di anca invece ecco ad esempio O-goshi:

E una tecnica di gamba, Ashi-Guruma:

Katame-waza: tecniche di controllo 

A differenza di altre arti marziali, una volta che l'avversario è a terra, bisognerà mettere in campo le tecniche di controllo, che sono suddivise in tre categorie principali:

1.Osae komi-waza: Tecniche di immobilizzazione

Si possono suddividere in Isho-Gatame, dove il controllo avviene con 4 punti di appoggio e Gesa-Gatame dove il controllo avviene invece con 3 punti di appoggio. Qui puoi vedere la dimostrazione di diverse tecniche di immobilizzazione:

2.Shime-waza: Tecniche di strangolamento

Lo strangolamento può essere di due tipologie:

Vascolare

agisce sulle arterie carotidi, riducendo il flusso di sangue al cervello

Respiratorio

comprime la laringe, limitando l'apporto di aria ai polmoni

Le tecniche (come anche in altre disicpline, ad esempio nel kung fu) devono essere eseguite con un controllo preciso per evitare lesioni, l'esecutore deve essere pronto a rilasciare la presa non appena l'avversario si arrende (tappando o verbalizzando) o mostra segni di perdita di coscienza. Inoltre è fondamentale praticarle sotto la supervisione di istruttori esperti per apprenderle correttamente.

3. Kansetsu-waza: Tecniche di leva articolare

Le tecniche di leva apprese durante i corsi arti marziali si concentrano sul controllo e sulla sottomissione dell'avversario mediante l'applicazione di pressioni sulle articolazioni, principalmente su quelle del gomito. Le leve articolari sono eseguite in modo da portare l'articolazione oltre il suo normale range di movimento, inducendo l'avversario a cedere (tappare).

Riassumiamo qui la suddivisione delle tecniche:

Tecniche di proiezioneTecniche di controllo
tecniche di braccio
tecniche di immobilizzazione
tecniche di gamba
tecniche di strangolamento
tecniche di anca
tecniche di leva articolare

Attenzione però⚠️Non solo bisogna imparare le tecniche per far cadere e immobilizzare l'avversario ma anche il modo in cui si cade. E esiste un nome anche per questo!

Gli ukemi (受け身) sono le tecniche di caduta, fondamentali per garantire la sicurezza e prevenire infortuni durante la pratica delle tecniche di proiezione. Imparare e padroneggiare gli ukemi permette di distribuire l'impatto della caduta sul tatami in modo uniforme.

Ad esempio è essenziale rimanere rilassati durante la caduta per evitare tensioni muscolari che potrebbero causare infortuni.

Le tecniche di ukemi devono essere eseguite in modo fluido e continuo, evitando movimenti bruschi. Durante le cadute, inoltre, il judoka deve far attenzione a proteggere la testa e il collo, tenendo il mento verso il petto e evitando il contatto diretto con il tatami.

Ecco come si suddividono:

  • Mae Ukemi - Caduta in avanti
  • Ushiro Ukemi - Caduta all'Indietro
  • Yoko Ukemi - Caduta laterale
  • Mae Mawari Ukemi - Caduta in avanti rotolata
  • Ushiro Mawari Ukemi - Caduta all'indietro rotolata

Oltre l'allenamento judo: le regole delle competizioni

Ora che siamo stati, in modo figurato in questo virtuale corso di arti marziali, sul tatami, è il momento di entrare nella fase della competizione. Qui vogliamo riassumere le regole fondamentali e spiegare come si svolge il combattimento, chiamato shiai.

le regole del combattimento

I due judoka si scontrano su un tatami, un tappeto di circa 14 metri per 14 metri, di cui l'area interessata è 10 metri per 10 metri. L'obiettivo è sconfiggere l'avversario utilizzando le tecniche viste prima, quindi tecniche di proiezione, controllo a terra, strangolamenti o leve articolari. Si inizia con un inchino (rei) verso l'area di combattimento e poi verso l'avversario, mostrando rispetto reciproco.

I judoka si posizionano ai bordi opposti del tatami e attendono il segnale dell'arbitro per iniziare. Quando l'arbitro dà il comando "Hajime", si inizia a combattere. La fase iniziale del combattimento di solito si svolge in piedi, dove i judoka tentano di proiettare l'avversario a terra utilizzando varie tecniche di proiezione (nage-waza). Se un judoka riesce a proiettare l'avversario a terra, il combattimento può continuare a terra con tecniche di controllo, strangolamenti e leve articolari.

I combattimenti durano pochi minuti, in base alla categoria di età e al livello di competizione. Per i seniores nelle competizioni nazionali e internazionali, il tempo limite per un incontro è di 4 minuti.

I punteggi

Durante i corsi arti marziali, imparerai che un judoka può ottenere 3 tipi di punteggi:

  • Ippon: è il punto pieno, assegna la vittoria immediata. Può essere ottenuto con una proiezione perfetta, immobilizzazione per 25 secondi, o una tecnica di strangolamento o leva articolare che porta alla resa dell'avversario
  • Waza-ari: vale metà di un ippon, viene assegnato per proiezioni meno efficaci di un ippon
  • Yuko: assegnato a chi fa proiezioni ancora meno pulite di quelle del waza-ari

Quando l'arbitro dichiara "Sore-made", il combattimento termina. Questo avviene alla fine del tempo regolamentare o quando un judoka ottiene un ippon. Se scaduto il tempo non c'è ancora un vincitore, si va al Golden Score, qui la prima persona che segna un punto vince.

Ora che siamo arrivati a fine combattimento, siamo anche arrivati alla fine del nostro articolo. Sei pronto a entrare anche tu nel dojo e scoprire questa arte marziale?

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Alice

Colleziono quaderni e penne da scrivere, amo i fogli bianchi ma ancora di più amo riempirli con le mie parole. Copywriter di professione, da sempre innamorata della lettura e della scrittura.