Il teatro greco antico è senza dubbio una delle espressioni più alte della civiltà antica del Mediterraneo e dell'intera letteratura greca.
Fiorito nelle isole dell’antica Grecia intorno 700 a.C. , il teatro divenne un importante luogo culturale, politico e religioso, soprattutto nelle città stato più avanzate culturalmente, come Atene. Proprio d Atene, infatti, il teatro fu istituzionalizzato come parte delle celebrazioni religiose dedicate al dio Dioniso.
La tragedia, la commedia e il dramma satiresco furono i tre generi di rappresentazione teatrale nati ad Atene e poi diffusi prima in Grecia e poi nelle innumerevoli colonie sparse per il Mediterraneo.
Il teatro occidentale moderno deriva in larga misura dal teatro dell'antica Grecia, da cui prende in prestito la terminologia tecnica, la classificazione in generi e molti dei suoi temi, personaggi ed elementi della trama.
Scopriamo insieme le caratteristiche del teatro della Grecia antica e la sua storia!
Le origini del teatro greco
La cultura della Grecia antica era incentrata sulla trasmissione orale: i greci ritenevano infatti che la parola parlata fosse depositaria di una grande potere, ed essa era infatti il principale metodo di comunicazione e narrazione. Lo scoprirai alla prima lezione del tuo nuovo corso di greco antico!
Non deve stupire quindi che proprio in seno a una cultura così incentrata sull’oralità sia nato il teatro.
Il teatro greco sorse dunque ad Atene intorno al VI a.C., con l’arrivo ad Atene del primo attore della storia greca, Tespi, un personaggio leggendario giunto dall’isola di Icaria, il quale avrebbe portato con sè i primissimi oggetti e materiali di scena che in seguito sarebbero diventati una delle caratteristiche essenziali del teatro greco, come le maschere e i costumi.

In tutta la storia del teatro greco gli attori saranno solo ed esclusivamente uomini, i quali interpretavano anche le parti femminili e indossavano vistose maschere e indumenti di scena pensati per essere riconoscibili con chiarezza anche a grande distanza. Le maschere del teatro greco classico venivano creato con l’intento di suscitare un senso di paura e terrore nel pubblico, il quale reagiva in modo drammatico e caotico!
Una curiosità tipica delle lezioni di greco antico: le maschere non erano pensate per amplificare la voce, pertanto gli attori dovevano utilizzare con grande maestria le proprie corde vocali per farsi sentire dal pubblico!
Nascita dei generi teatrali
I generi teatrali della tragedia e della commedia sorsero intorno al coro, il quale, con grande probabilità, aveva un’origine precedente alla nascita del teatro, e che dunque costituirebbe la naturale prosecuzione dei cori religiosi intonati in onore di Dioniso. Questo genere di canto corale, spesso improvvisato, era detto ditirambo.

Al tempo di Tespi il ditirambo si era evoluto molto, distanziandosene, dalle proprie radici cultuali. Sotto l'influenza dell'epica eroica, della lirica corale dorica e delle innovazioni del poeta Arione, era diventato un genere narrativo, simile alla ballata.
Le rappresentazioni teatrali erano estremamente importanti per gli Ateniesi, i quali organizzavano anche delle competizioni, ideate forse per favorire la lealtà tra le diverse tribù dell'Attica. Sebbene Tespi venga spesso definito come "padre della tragedia", non sappiamo esattamente quale sia stato il suo ruolo nello sviluppo della tragedia greca.
Ciò che gli studiosi sostengono oggi è che, con il passare del tempo, il capo del coro, detto corifeo, abbia gradualmente assunto un ruolo sempre più importante, diventando dunque un personaggio a sé stante in costante dialogo con il resto del coro. A questa struttura dialogica dobbiamo dunque la nascita del teatro greco.
Mentre la tragedia nasceva e si sviluppava gradualmente, ciò che rimase degli antichi riti dionisiaci confluì nel dramma satiresco.
La tragedia greca
La tragedia greca è nata con le opere di Eschilo ed è proseguita con Sofocle ed Euripide nella seconda metà del V secolo: questi autori sono oggetto di studio in ogni corso greco antico!
Eschilo (524 -455 a.C.)
Eschilo fu il primo dei grandi drammaturghi dell’Atene classica, che elevò l’arte emergente della tragedia alle grandi vette della poesia.
Eschilo scrisse circa 90 opere teatrali, tra opere satiriche e tragedie; di queste si conoscono circa 80 titoli, sebbene siano giunte a noi solo sette tragedie nella loro interezza:
- Persiani
- Sette contro Tebe
- Supplici
- Prometeo incatenato
- Trilogia dell'Orestea:Agamennone, Coefore, Eumenidi
I temi sublimi delle tragedie di Eschilo, in cui gli esseri umani sono responsabili nei confronti degli dei e ricevono una visione chiara e stupefacente degli obiettivi e dei piani divini, sono esemplificati nelle tre commedie dell'Orestea.

L’influenza di Eschilo sullo sviluppo della tragedia fu fondamentale. Prima di lui, il teatro greco era limitato a un attore e un coro impegnati in una recitazione in gran parte statica. Aggiungendo un secondo attore con cui il primo poteva conversare, Eschilo aumentò notevolmente le possibilità di dialogo e tensione drammatica della messa in scena e consentì maggiore varietà e libertà nella costruzione della trama, spesso basata sui temi mitici che in passato avevano caratterizzato anche il genere epico.
Eschilo fu un innovatore anche sotto altri aspetti: fece un grande uso delle scenografie e delle macchine sceniche, e alcune delle sue opere furono note per i loro spettacolari effetti scenici. Disegnò anche costumi e probabilmente recitò nella maggior parte delle sue opere teatrali, essendo questa una pratica abituale tra i drammaturghi greci.
Le fonti riportano che Eschilo avrebbe vinto ben 13 competizioni nella sua vita, ed è anche per questa ragione che fu definito come il “padre della tragedia”. Anche i due figli di Eschilo raggiunsero la ribalta come tragediografi. Uno di loro, Euforione, vinse il primo premio nel 431 a.C. battendo Sofocle ed Euripide!
Sofocle (496-406 a.C.)
Sofocle è uno dei tre grandi drammaturghi tragici dell'Atene classica. Il più noto dei suoi 123 drammi è senza dubbio l’Edipo re.
Le sette tragedie giunte sino a noi sono:
- Aiace
- Antigone
- Trachinie
- Edipo Re
- Elettra
- Filottete
- Edipo a Colono
A Sofocle dobbiamo alcune innovazioni nella storia del teatro greco, tra le quali l’introduzione dei cosiddetti "quadri di scena", supporti pittorici utilizzati per definire in modo più preciso e suggestivo l’ambientazione e l'atmosfera di una rappresentazione.
La principale innovazione di Sofocle fu però l’introduzione di un terzo attore nella rappresentazione drammatica. In precedenza era stato consentito a due attori di assumere altri ruoli durante uno spettacolo, ma l’aggiunta di un terzo attore in scena permise al drammaturgo di aumentare il numero dei suoi personaggi e di ampliare la varietà delle loro interazioni. La portata del drammatico conflitto veniva così ampliata, le trame potevano essere più fluide e le situazioni potevano essere più complesse.

Il tipico dramma sofocleo presenta pochi personaggi, caratterizzati da una grande determinazione e in possesso di alcune qualità o difetti fortemente delineati, i quali, combinati con un particolare insieme di circostanze, li conduce inevitabilmente a un destino tragico.
Sofocle sviluppa la narrazione del tragico destino dei suoi personaggi con grande efficacia drammatica, creando una situazione coerente e piena di suspense, il cui sviluppo inesorabile arrivò a incarnare la forma tragica classica nel mondo antico.
Sofocle sottolinea nelle sue tragedie la mancanza di saggezza degli esseri umani, eternamente in conflitto tra la verità e l'ignoranza, l'illusione e la follia.
Euripide (484 -406)
Euripide fu l’ultimo dei tre grandi drammaturghi tragici dell'Atene classica, dopo Eschilo e Sofocle.
Gli antichi conoscevano 92 drammi composti da Euripide. Euripide vinse quattro competizioni con le sue opere, l’ultima delle quali con la tetralogia che includeva le Baccanti e Ifigenia ad Aulide.
Tra le principali opere a noi giunte segnaliamo:
- Alcesti
- Medea
- Ippolito
- Andromaca
- Supplicile
- Troiane
- Eracle
- Elettra
- Fenicie
- Oreste
- Ifigenia in Aulide
- Ciclope
Le opere di Euripide mostrano il suo atteggiamento iconoclasta e razionalista sia nei confronti del credo religioso che delle antiche leggende e miti che rappresentavano il soggetto tradizionale e fondante del teatro greco.
Queste leggende sembrano essere state per lui una mera raccolta di racconti,senza alcuna autorità o valenza sacra. Pare che Euripide rifiutasse anche gli dei della teologia omerica, che spesso descrive come irrazionali, petulanti e disinteressati a dispensare realmente la "giustizia divina".
Euripide trattò i suoi temi con un atteggiamento scettico, e mise in discussione l'immagine tradizionale degli dei. Egli propose dei personaggi molto diversi da quelli- straordinari- tratteggiati da Eschilo e Sofocle. Euripide presenta uomini e donne comuni, con i piedi per terra, con i difetti e la vulnerabilità normalmente associati agli esseri umani, e in questo senso è possibile accostare il suo lavoro alla sensibilità della lirica greca.
La commedia greca
La tradizione sostiene che i primi autori della commedia greca furono Formide ed Epicarmo, due autori siracusani. Forme di spettacolo comiche e burlesche fiorirono in altre città, caratterizzate da danze, farse e scherzi. Purtroppo nessun documento di questi spettacoli è giunto sino a noi.
I letterati alessandrini suddivisero la storia della commedia greca in tre fasi:
- Commedia antica (dalle origini al IV secolo a.C.)
- Commedia “mediana” (IV sec.-età ellenistica)
- Commedia “nuova”: Età ellenistica
I due grandi autori della commedia greca furono Aristofane e Menandro.
Le commedie di Aristofane, appartenenti alla commedia antica, nacquero in un periodo successivo alla fioritura della tragedia ma conservarono tracce più evidenti dell’origine rituale del teatro.

Il vigore, l'arguzia e l'indecenza con cui l’autore descrisse le questioni pubbliche e i personaggi di spicco chiaramente derivarono senza dubbio dalla sfrontatezza dei riti dionisiaci. Le ultime commedie di Aristofane mostrano una transizione, indicata dalla diminuzione dell'importanza del coro, verso la Commedia mediana, di cui non sono giunte opere complete.
Le opere più celebri di Aristofane sono:
- Gli Acarnesi
- I cavalieri
- Le vespe.
- La pace
- Gli uccelli
- Le donne alle Tesmoforie
- Lisistrata
- Le rane.
- Le donne al parlamento
- Pluto
A questa fase seguì, verso l'inizio del III secolo, la commedia nuova, introdotta da Menandro, che rivolse il proprio interesse al mondo privato della gente comune.
D Menandro furono conosciute nell'antichitàoltre 100 commedie, 8 delle quali avevano vinsero nelle competizioni drammatiche ateniesi.
I testi giunti in forma parziale e frammentaria siono a noi sono
- Lo scudo
- Il misantropo (unica opera giunta quasi completa)
- L’arbitrato
- L'uomo odiato
- La donna di Samo
- La donna tosata
I successivi adattamenti della commedia nuova in latino a opera di Plauto e Terenzio portarono l'influenza di Menandro sino ai tempi medievali e moderni.
Il dramma satiresco
Il genere del dramma satiresco nell’antica Grecia consisteva in una rappresentazione scenica di natura comica, solitamente presentata dopo una tragedie, al fine di alleggerire l’animo degli spettatori.
L’aspetto curioso di questo genere consisteva nel fatto che gli autori dei drammi satireschi erano di solito gli autori delle tragedie, non delle commedie!
Il coro di questo dramma era composto da satiri, creature mitologiche il cui atteggiamento buffo e comico caratterizzava l’intera opera.
L’unico dramma satiresco giunto sino a noi è Il Ciclope di Euripide.









