Una sceneggiatura non è un prodotto finito: una sceneggiatura è il progetto di un edificio che molto probabilmente non verrà mai costruito.

Nicholas Meyer

La struttura di una sceneggiatura è fondamentale per dare vita a una narrazione cinmematografica efficace, poiché rappresenta l'ossatura che sostiene la storia e garantisce uno svolgimento logico e coerente degli eventi narrati. La struttura è ciò che consente a una sceneggiatura di avere una forma coerente, di catturare l'attenzione dello spettatore e di raccontare una storia avvincente.

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La sceneggiatura in tre atti

Una sceneggiatura ben strutturata consente al regista di organizzare gli eventi in modo tale che il pubblico sia emotivamente coinvolto lungo tutto lo svolgimento della storia. La sceneggiatura deve presentare un buon ritmo narrativo e un giusto equilibrio tra momenti di tensione e rilascio. La classica struttura della sceneggiatura in tre atti è concepita infatti per creare una progressione di eventi che culminano in un climax.

Una sceneggiatura priva di una struttura armonica può risultare caotica oppure noiosa: ideare una buona struttura ci permette di donare alla narrazione un ritmo coinvolgente, capace di alternare fasi più concitate a fasi più tranquille, coinvolgendo lo spettatore senza mai perdere la sua attenzione.

La struttura in tre atti è dunque efficace perché è caratterizzata da semplicità, chiarezza, tensione emotiva e flessibilità: questa combinazione di elementi rende la sceneggiatura in tre atti un modello ampiamente utilizzato e apprezzato, in grado di mantenere interesse ed emozione dal primo all'ultimo minuto.

Scopriamo dunque i segreti per scrivere una classica sceneggiatura in tre atti!

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Cos'è la struttura in tre atti?

La struttura della sceneggiatura in tre atti è un modello narrativo che solitamente viene fatto risalire alle teorie esposte dal filosofo greco Aristotele nel suo celebre trattato intitolato Poetica, ma che si studia ancora oggi ad ogni corso cinema milano. Secondo Aristotele tutte le storie, tragedie o commedie, devono avere un inizio, una parte centrale e una fine.

La struttura narrativa in tre parti è caratterizzata da una fase iniziale di equilibrio, seguita da una fase di rottura di tale equilibrio per poi concludersi nuovamente con una fase di equilibrio: questre tre fasi corrispondono rispettivamente all'inizio, alla metà e alla fine di una storia. Queste fasi sono anche definite preparazione, sviluppo e climax, risoluzione.

Questa struttura tripartita trae dunque la sua origine dal teatro classico ma è assolutamente adattabile alla stesura di una sceneggiatura per il cinema o per una serie tv.

La struttura in tre parti o atti è particolarmente efficace perché permette di delineare un percorso narrativo chiaro e appassionante per il pubblico, caratterizzato da una progressione efficace dall’introduzione della storia sino alla sua risoluzione finale.

La sceneggiatura in tre atti utilizza una struttura narrativa molto intuitiva e adatta a guidare lo spettatore lungo una narrazione basata su una progressione emotiva e logica. Questo modello è profondamente radicato nel modo in cui noi esseri umani tendiamo a comprendere le storie, e per questo motivo la sceneggiatura in tre atti è davvero un modello potente e universale.

Vediamo dunque nel dettaglio come si struttura una sceneggiatura in tre atti e quali dovrebbero essere i contenuti di ciascun atto.

Il primo atto: incipit e presentazione

Nel primo atto di una sceneggiatura è fondamentale presentare i protagonisti della storia e introdurre gli spettatori al loro mondo. L'inizio di un film è un momento estremante importante perchè è proprio nei primi 20 minuti che si riesce a catturare l’attenzione del pubblico. Lo capirai perfettamente durante le lezioni del tuo corso cinema roma.

Il primo atto di una sceneggiatura consiste in un'esposizione accativante e capace di far entare lo spettatore nell'universo narrativo in cui sono inseriti i protagonisti. Bisogna dunque descrivere con efficacia l'ambientazione, le caratteristiche essenziali dei protagonisti e la loro vita quotidiana. In questa prima fase del film il pubblico ha la possibilità di conoscere i personaggi e il loro mondo, quindi va curata con particolare attenzione.

Nel primo atto è inoltre fondamentale inserire un elemento di rottura, un accadimento che crea una frattura dell'equilibrio iniziale mostrato sino a quel momento: un incidente scatenante che a tutti gli effetti rappresenta l'innesco della storia e che porterà il protagonista ad agire.

I MIGLIORI INCIPIT NELLA STORIA DEL CINEMA
Il Padrino
Star Wars
Inception
Drive
Bastardi senza gloria
Il re leone
Trainspotting
I predatori dell'arca perduta
Scream

Uno degli incipit più memorabili e iconici della storia del cinema è senza dubbio la scena iniziale del film Il Padrino, un film del 1972 scritto e diretto da Francis Ford Coppola. Il film inizia con un primo piano di un uomo che chiede un favore a Don Vito Corleone, il padrino del titolo. Vuole che il Don vendichi sua figlia, che è stata brutalmente picchiata da due uomini. La scena descrive magistralmente il potere e l'influenza del Don, così come il suo codice d'onore e di lealtà.

L'incidente scatenante del primo atto traghetta la narrazione verso la seconda parte della sceneggiatura , dove si svolgerà il conflitto centrale della storia.

Il secondo atto: lo sviluppo del conflitto

Lo imparerai al tuo prossimo corso cinema: nella parte centrale della sceneggiatura è fondamentale inserire un elemento narrativo veramente appassionante, capace di catturare l'attenzione dello spettatore. Il secondo atto di una sceneggiatura costituisce il cuore della narrazione, dove si sviluppa la trama principale della storia e il protagonista affronta sfide sempre maggiori, fino a raggiungere il culmine, climax.

Come si costruisce una buona sceneggiatura?
Il secondo atto di una scenerggiatura è la sezione più ampia e significativa della storia.

La trama di una buona sceneggiatura non deve muoversi in una direzione prevedibile e univoca, se vuole tenere incollato allo schermo uno spettatore. Bisogna prevedere alti e bassi, capovolgimenti nella narrazione, cambi di ritmo improvvisi. Se infatti la storia viene sviluppata in modo eccessivamente prevedibile si rischia di annoiare il pubblico.

Per questa ragione il secondo atto è spesso il più difficile da ideare, poiché richiede di sostenere in modo efficace la tensione narrativa.

Ma come è possibile mantenere l'interesse del pubblico nel secondo atto?

  • Aumentare la complessità dei conflitti: i conflitti devono diventare più e intensi e articolati, con ostacoli sempre più difficili che mettano in gioco elementi più profondi, come le paure recondite o i limiti personali dei prrsonaggi.
  • Inserire dilemmi morali o conflitti interiori: oltre ai conflitti esterni, il secondo atto dovrebbe approfondire i conflitti interiori dei personaggi, i quali dovrebbero essere costretti a fare scelte complesse, capaci di mettere alla prova la loro moralità e le loro convinzioni personali.
  • Sviluppare l'intreccio delle relazioni tra i protagonisti: le relazioni tra i diversi protagonisti della storia dovrebbero evolversi durante il secondo atto in modo interessante e anche imprevedibile.
  • Inserire rivelazioni inaspettate e twist narrativi: nel secondo atto è fondamentale introdurre colpi di scena o rivelazioni capaci di far cambiare la visione o la prospettiva del pubblico su ciò che sta accadendo nel film. Ciò può essere ottenuto inserendo rivelazioni, sviluppi inaspettati o cambiamenti radicali nel flusso narrativo.

In generale è di primaria importanza "riaccendere "alzare" i livelli di tensione e far progredire la trama verso il climax, per esempio facendo emergere conflitti nascosti, introducendo intrecci amorosi, sovvertendo le alleanze tra i personaggi o inserendo conflitti interiori.

Per mantenere l'interesse del pubblico nel secondo atto è davvero essenziale far evolvere progressivamente i conflitti e le relazioni tra i personaggi. Come abbiamo visto lo sviluppo delle relazioni, le rivelazioni, l'intensificarsi dei conflitti e l'evoluzione personale del protagonista contribuiscono a mantenere la storia avvincente.

Il terzo atto: la risoluzione

L'ultimo atto di una sceneggiatura dovrebbe essere dedicato alla risoluzione del conflitto e alla chiusura di tutte le piste e intrecci narrativi della storia. La sezione finale di una sceneggiatura dovrebbe infatti portare a una catarsi e a una risoluzione della trama, sia che si tratti di una conclusione tragica o di un happy ending.

Il terzo atto è come un sospiro, di sollievo o ... di disperazione!

L'importanza del terzo atto di una sceneggiatura.
Il finale di Pulp Fiction è memorabiloe perchè chiude in maniera circolare gli intrecci narrativi della sceneggiatura.

Il terzo atto di una sceneggiatura dovrebbe includere alcuni momenti chiave, i quali permettono di organizzare in modo efficace la conclusione della nostra storia lasciando lo spettatore con un senso di soddisfazione.

  • Climax: nel terzo atto bisognerebbe inserire un momento di massima tensione, climax, per l'appunto, in cui il protagonista si trova ad affrontare il conflitto o l'ostacolo principale di tutta la storia e deve quindi prendere una decisione risolutiva e cruciale. Il climax può quindi essere il confronto finale con l'antagonista o il momento apicale del problema da risolvere.
  • Risoluzione: in seguito al climax tutti i conflitti aperti, principali o secondari, vengono sciolti e risolti. Il protagonista, sia che abbia vinto o che abbia perso, si trova a confrontarsi definitivamente con le conseguenze delle sue azioni.
  • Epilogo: non è sempre presente perchè non essenziale, ma nell'epilogo viene proposta una breve sequenza che illustra ciò che è accaduto ai personaggi dopo la risoluzione del conflitto principale. Può essere l'occasione per chiudere a tutti gli effetti il cerchio aperto nell'incipit.

Qual è il miglior finale nella storia del cinema?

Rocky40%
Casablanca0%
Pulp Fiction40%
Il pianeta delle scimmie0%
Sunset Boulevard0%
2001 Odissea nello Spazio20%

Uno dei climax finali della storia del cinema è senza dubbio quello di Titanic. Questo collosal degli anni '90 è una vera e propria tragedia, e nelle scene finali il pubblico testimonia un momento di profonda perdita e tristezza.

Lo spettatore, arrivato a questo punto, è devastato ma è confortato dall'idea di questo amore davvero esemplare, che supera anche l'idea della perdita e della morte. Questo finale è triste, commovente e incredibilmente efficace!

Non va assolutamente sottovalutata l’importanza di risolvere il conflitto principale nel corso del terzo atto della nostra sceneggiatura: è fondamentale, in questo tipo dio struttura, lasciare il pubblico con una sensazione di chiusura e di "rilascio", anche se si desidera eventualmente realizzare un seguito del film. Per ottenere un buon risultato è fondamentale operare un lavoro serio di revisione in fase di chiusura della sceneggiatura.

Una volta compresa la struttura base di una sceneggiatura cinematografica in tre atti non ti resta che provare a scriverbne una, impiegando tutti i consigli che ti abbiamo dato! Buon lavoro!

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Sandra

Educatrice, insegnante di meditazione, appassionata di storia, filosofia e di discipline spirituali.