Lo stornello è come 'na carezza o 'na scudisciata: dipende da come lo canti.

Trilussa

Gli stornelli romani rappresentano una delle espressioni più vivaci e caratteristiche della tradizione musicale popolare di Roma.

Con le loro rime improvvisate, spesso ironiche e pungenti, questi canti hanno attraversato i secoli raccontando in modo diretto e spontaneo la vita quotidiana del popolo romano.

Nati tra le strade, le osterie, i mercati e le feste rionali, gli stornelli sono diventati una vera e propria forma d’arte popolare, capace di fondere musica, poesia e teatro in pochi versi.

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Cos'è lo stornello?

Lo stornello è una breve poesia cantata, spesso improvvisata, di tono amoroso o satirico, simile a una filastrocca. Diffuso nell’Italia centrale (Toscana, Lazio, Marche), si è poi esteso anche nel sud Italia. Il nome potrebbe derivare dal canto “a storno” (a rimbalzo tra voci) o dal provenzale estorn (“combattimento”), richiamando il tono giocoso e provocatorio dello scambio verbale tra i cantanti.

Il legame degli stornelli con la città di Roma è fortissimo: questi canti raccontano l'amore e la gelosia, la fatica del lavoro, le ingiustizie sociali, ma anche la bellezza della Città Eterna, il suo spirito scanzonato e l'inconfondibile umorismo dei suoi abitanti.

Cantati per gioco o per sfida, gli stornelli erano (e sono tuttora) un modo per esprimere opinioni, emozioni e pensieri, con leggerezza e arguzia, restituendo uno spaccato autentico della storia e dell'anima di Roma.

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Gli stornelli: storia e caratteristiche

Gli stornelli romani affondano le loro radici nella tradizione orale dell'Italia centrale, in particolare tra Toscana, Lazio e Marche, dove nacquero come forma popolare di espressione poetica e musicale.

La tradizione romana degli stornelli.

A Roma gli stornelli trovarono terreno fertile, diventando un vero e proprio simbolo dell'anima del popolo: vivace, ironico, diretto.

Dalle campagne ai vicoli della città, gli stornelli romani venivano cantati nelle osterie, durante le feste popolari o nei mercati, spesso in forma di duello verbale, tra uomini e donne, amici o rivali, che si scambiavano versi pungenti e improvvisati per gioco o per amore.

Con il passare del tempo, gli stornelli si sono evoluti, passando dalla forma spontanea e orale a una più strutturata e, in alcuni casi, scritta.

Sono stati reinterpretati da artisti, attori e cantanti popolari (come Gabriella Ferri), mantenendo però il loro carattere semplice e immediato. Ancora oggi sono presenti nel repertorio folk romano e vengono proposti in spettacoli teatrali, sagre o eventi culturali legati alla tradizione capitolina (in m odo simile a quanto accaduto nella tradizione corale alpina).

Lo stornello presenta una struttura metrica regolare, solitamente in versi ottonari, e segue uno schema a tre versi:

  • un'introduzione (spesso un saluto o invocazione)
  • un verso centrale tematico
  • una chiusura arguta o ironica
Le caratteristiche degli stornelli romani.

I temi variano: si va dall'amore alla gelosia, dalla politica ai pettegolezzi, dal malumore quotidiano alla presa in giro bonaria. Il ritmo è scandito e melodico, pensato per essere facilmente cantato anche in coro o a voce alternata, secondo l'antica tradizione del canto “a rimbalzo”.

Il fascino dello stornello sta proprio nella sua immediatezza: pochi versi caratterizzati da una grande capacità di colpire, divertire o commuovere, frutto di un afflato poetico che emerge dal momento e dalla voce di chi lo canta.

Gli stornelli come narrazione popolare

Gli stornelli romani non sono semplici canti improvvisati, ma brevi racconti in versi, capaci di restituire la voce autentica del popolo romano.

I temi principali degli stornelli romani.

In pochi versi, spesso cantati per strada, nelle osterie o durante le feste popolari, lo stornello diventava un modo diretto e immediato per raccontare la vita, esprimere emozioni, condividere storie e lanciare frecciate ironiche e sagaci. Una vera e propria forma di narrazione popolare, tramandata oralmente e capace di evolversi con il tempo, mantenendo però sempre viva la sua funzione sociale e comunicativa.

Negli stornelli si parla d’amore, di lavoro, di politica, di sogni e frustrazioni quotidiane, sempre con una punta di sarcasmo o di dolcezza.

Ogni occasione era buona per improvvisare un verso: uno sguardo tra innamorati, una battuta in un'osteria, un commento sulle ingiustizie del giorno. E in queste rime si ritrovava tutto il mondo del popolo romano, con la sua capacità di sdrammatizzare, ridere e criticare senza mai perdere il gusto del racconto.

Ma quali sono, dunque, i temi più ricorrenti nel repertorio degli stornelli romani?

Tra i temi più amati spicca naturalmente l'amore, spesso narrato con tono appassionato ma anche ironico (qualità presente anche nella musica neomelodica):

Te vojo bene e nun lo posso dire,
pecché ce sta chi more de gelosia.

Questo stornello, semplice ma intenso, rivela l'intimità di un amore nascosto, reso difficile dalle chiacchiere o dalla gelosia altrui.
Altrettanto frequenti sono gli stornelli sulla vita quotidiana, con osservazioni brillanti sulla realtà familiare e sociale:

'Na casa senza donne è 'na casetta,
co’ tanta pace… ma senza la bellezza
!

Qui emerge con affetto e umorismo il ruolo centrale della donna nella casa romana.

Ma lo stornello può anche proporre una satira politica e sociale capace di colpire con eleganza:

Er politico fa tante promesse,
poi scorda tutto appena che s’addesse.

Un commento che resta attuale, e che mostra come lo stornello fosse (e sia) un mezzo efficace per esprimere dissenso in forma leggera ma penetrante.

Naturalmente non può mancare la famigerata ironia romana, quella capacità unica di prendersi gioco degli altri – e di se stessi! – con arguzia e malizia:

Nun me guardà con quell'aria da signore,
che puro er gatto tuo ha fatto er muratore.

In questo gioco di rime e battute, lo stornello diventa specchio dell'anima popolare: vivace, spontaneo, ironico ma anche profondo.

Caratteristiche e qualità degli stornelli romani.
Gli stornelli rappresentano da sempre lo spirito più autentico e profondo della cultura popolare romana.

Una forma d'arte semplice solo in apparenza, che ancora oggi racconta con autenticità la storia e la cultura della Roma di ieri e di oggi.

L’influenza degli stornelli nella cultura romana

Gli stornelli hanno avuto, e continuano ad avere, un ruolo fondamentale nella cultura e nella vita sociale romana. Per secoli, questi canti brevi e pungenti hanno rappresentato un modo diretto e popolare per comunicare, socializzare e intrattenere, diventando parte integrante delle feste rionali, delle serate in osteria, dei raduni familiari e delle celebrazioni collettive.

Lo stornello non era solo un passatempo, ma una vera espressione di comunità, dove ognuno poteva intervenire con la propria voce, la propria ironia e la propria storia.

L'impatto degli stornelli nella cultura romana.

Nel contesto urbano di Roma, lo stornello ha assunto nel tempo una funzione quasi "teatrale": era l'occasione per mettersi in mostra con prontezza di spirito, per prendere in giro con eleganza, ma anche per sfogare emozioni e frustrazioni in modo socialmente accettabile, spesso con una risata finale che spegneva ogni tensione. La tradizione degli stornelli ha senza dubbio rappresentato un modo per stare insieme, per ridere degli altri e di se stessi, con quel tono scanzonato che è diventato un marchio dello spirito romano.

Nel tempo, questa tradizione si è trasformata, ma non è scomparsa: è stata assimilata e reinterpretata nella musica e nell'arte contemporanea. Dagli anni ’60 in poi, diversi cantautori e interpreti hanno riscoperto lo spirito dello stornello, portandolo in spettacoli teatrali, film, varietà e performance musicali (come accaduto con la tradizione della pizzica salentina).

La celebre cantante Gabriella Ferri.

Una figura centrale è stata Gabriella Ferri, che ha saputo dare nuova vita agli stornelli romani, mescolandoli con teatralità, sentimento e una voce inconfondibile.

Le sue interpretazioni, come La società dei magnaccioni o Quanto sei bella Roma, hanno reso immortali canti popolari che, nella sua voce, diventano veri e propri atti d'amore verso la città.

Anche nel teatro di tradizione romana, da Aldo Fabrizi a Gigi Proietti, lo stornello ha avuto una presenza importante: inserito in sketch, monologhi e commedie, ha mantenuto il suo potere evocativo, tra risata e malinconia.

Ma quali sono i dieci stornelli romani più celebri e amati? Abbiamo stilato per te una lista contenente gli stornelli più famosi della tradizione romana:

TITOLODESCRIZIONE
La società dei magnaccioniSimbolo della goliardia romana, reso celebre da Gabriella Ferri.
Quanto sei bella RomaOmaggio poetico e malinconico alla Città Eterna.
Tanto pe' cantàResa celebre da Ettore Petrolini, è l’essenza della leggerezza popolare romana.
Barcarolo romanoUno stornello d'amore dal sapore nostalgico.
La povera CeciliaSpassoso e popolarissimo, spesso improvvisato in osteria.
Fiori trasteveriniOmaggio al cuore pulsante e popolare di Roma: Trastevere.
Che t'ha fatto la cittàUno stornello più recente, ma diventato cult per il suo tono malinconico.
E gira, gira l'ostariaTipico delle serate conviviali, invita al brindisi e alla leggerezza.
Cento campaneCommovente e poetico, spesso cantato in forma lenta e corale.
10. NannìUno degli stornelli più romantici, tra i più interpretati nel tempo.

In anni più recenti, lo spirito dello stornello vive anche in musica folk, rap dialettale, e performance urbane, dove giovani artisti romani ne riprendono le strutture e i temi, aggiornandoli con il linguaggio contemporaneo.

Così, quella forma antica di poesia improvvisata continua a rappresentare la voce autentica di Roma, in un dialogo continuo tra passato e presente.

Gli stornelli tra passato e futuro

Gli stornelli romani sono molto più che semplici canti popolari: sono un patrimonio culturale vivo, che racconta con spontaneità, ironia e sentimento l'anima autentica di Roma. Hanno attraversato i secoli adattandosi ai cambiamenti sociali e culturali, ma senza mai perdere la loro forza espressiva e il loro legame profondo con il popolo.

Oggi, in un mondo sempre più veloce e digitalizzato, gli stornelli continuano a risuonare nelle osterie, nei teatri, nei festival popolari e persino nei progetti musicali contemporanei. La loro rilevanza culturale resta intatta, perché riescono ancora a parlare al cuore delle persone, a farle sorridere, riflettere, emozionare.

La tradizione romana degli stornelli.

Mantenere viva questa tradizione significa custodire la memoria storica e sociale di Roma, ma anche offrire alle nuove generazioni uno strumento di creatività, appartenenza e identità.

Che siano improvvisati per strada o reinterpretati in una canzone moderna, gli stornelli continuano a raccontare la città eterna con la sua inconfondibile voce: leggera, profonda e sempre vera!

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Sandra

Educatrice, insegnante di meditazione, appassionata di storia, filosofia e di discipline spirituali.