Il 2 giugno 1946 è il giorno del referendum che portò nascita della Repubblica italiana, appena 85 anni dopo l’unificazione del Regno d’Italia guidato dalla dinastia dei Savoia nel 1861.

Al momento del referendum, il paese era da ricostruire dopo venti anni di regime fascista e la rovinosa partecipazione alla seconda guerra mondiale prima a fianco della Germania, poi dopo la resa e lo sbarco degli Alleati come paese in lotta contro il nazifascismo.

La nascita del Comitato di Liberazione Nazionale, CLN, nel 1943, dava vita a un coordinamento politico e militare della Resistenza al nazifascismo e traghettava l’Italia verso una nuova fase del suo percorso istituzionale.

Con il referendum del 2 giugno, infatti, il paese votava per abbandonare la Monarchia e trasformarsi in una Repubblica, lasciandosi dietro le spalle la guerra, l’occupazione il ventennio fascista.

Per questo il 2 giugno si festeggia la Festa della Repubblica!

Per capire cosa spinse gli Italiani a scegliere la Repubblica è importante fare un passo indietro, ripercorrendo il ruolo della Monarchia come istituzione nei momenti salienti della Storia d’Italia del novecento.

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Il ruolo della Monarchia: durante l'ascesa del fascismo

La flessibilità dello Statuto Albertino rese possibile l'avvento del fascismo in Italia.
Lo Statuto Albertino fu la costituzione dell'Italia unita.

Da un punto di vista istituzionale, la Monarchia in Italia non aveva dei poteri assoluti. Fin dalla creazione del Regno sardo-piemontese nel 1848, entrò in vigore una Carta costituzionale chiamata Statuto Albertino.

Il nome derivava da Carlo Alberto, il re sabaudo che la concesse in risposta ai moti del 1848, limitando solo in parte i poteri del Re che creava le leggi insieme al Parlamento. La caratteristica dello Statuto Albertino non è solo quella di essere una carta concessa, octroyee, come si dice in francese, ma anche di essere flessibile.

Ogni parte dello Statuto poteva essere modificata da una legge ordinaria del Parlamento con la firma del Re. Questa particolarità dello Statuto fu il motivo per cui l'affermazione di Mussolini, in seguito alla marcia su Roma dei suoi seguaci nell'ottobre del 1922, non trovò resistenze da un punto di vista giuridico.

Il Re si rifiutò di firmare le decisioni prese dal Governo che chiedeva lo stato d'assedio contro Mussolini. Al contrario, lo nominò Capo del Governo.

Il capo del partito fascista, riuscì velocemente ad accentrare su di sé e sui suoi fedelissimi sempre più poteri proprio per il fatto che il Parlamento non poteva agire senza l'appoggio del Re.

In quel periodo era re Vittorio Emanuele III, incoronato nel 1900 dopo la morte del padre Umberto I.

Ben presto divenne chiaro che il vero capo dello stato era Mussolini, non Vittorio Emanuele III, incapace di opporsi al capo del fascismo anche quando fu ucciso un parlamentare, Matteotti che aveva denunciato i metodi autoritari del governo fascista nel 1924.

A partire dal 1935 Mussolini prese importanti decisioni politiche alleandosi con la Germania nazista, dal supporto a Francisco Franco nella guerra civile spagnola, alle leggi razziali contro gli ebrei del 1938, fino a decidere di partecipare come sua alleata alla Seconda guerra mondiale.

Il ruolo della monarchia durante la seconda guerra mondiale

La guerra e la resa trasformarono l'Italia in un paese occupato e votato alla Resistenza.
La seconda guerra mondiale raccontata nel film Roma Città Aperta.

L'Italia entrò in guerra il 10 giugno 1940 con azioni militari in Jugoslavia, Grecia, Albania e Francia. Il disastro militare che ne seguì, portò il Gran Consiglio del Fascismo a votare contro Mussolini il 25 luglio 1943.

Solo in quel momento, il Re ne chiese l'arresto e nominò capo provvisorio del Governo Badoglio, un generale diventato famoso per le campagne coloniali in Etiopia.

Badoglio contrattò con gli Anglo-americani che si opponevano militarmente alla Germania insieme alla Russia, la resa totale dell'esercito italiano.

L'accordo fu firmato i primi di settembre del 1943 ma fu ufficializzato solo l'8 settembre, lasciando l'esercito italiano senza ordini. Fino a quel momento i militari avevano combattuto accanto alle forze tedesche, ma dopo l'armistizio furono disarmati e circa 600 mila furono deportati in Germania.

Chi riuscì a scappare entrò a far parte della Resistenza, insieme ai tanti civili che presero le armi lanciate dagli Alleati anglo-americani, per combattere le forze tedesche ormai diventate una forza occupante in Italia.

Mussolini, fatto evadere dai Tedeschi, fondava a Salò la Repubblica, mentre il Re al momento dell'armistizio, fuggiva in fretta e furia verso la Puglia dove erano sbarcati gli Alleati.

Il 9 settembre 1943 si formava il Comitato di Liberazione Nazionale, composto da tutti quei partiti che nel periodo del fascismo erano stati di fatto proibiti. Sarà questo organo a guidare la Resistenza e a portare l'Italia verso la democrazia.

Il 4 giugno 1944 gli Alleati riuscirono a entrare a Roma e il governo di Badoglio fu costretto a dimettersi per le proteste dei membri del CLN scontenti della Monarchia. Venne eletto presidente provvisorio Bonomi, che decise di rinviare alla fine della guerra la decisione sul futuro dell'Italia come Monarchia o Repubblica. Il 25 giugno 1944 stabilì che a fine guerra si sarebbe votato per forma dello Stato e l'Assemblea costituente.

Il successivo capo del CNL fu Ferruccio Parri, capo del CLNAI, Comitato di liberazione nazionale alta Italia. Il 25 aprile 1945, il giorno i cui furono liberate Milano e altre città del Nord, fu scelta come data simbolo della liberazione d'Italia.

Il malcontento verso la Corona,  fu dovuta alla mancanza di opposizione della monarchia al fascismo e all'entrata in guerra dell'Italia.

Anche la precipitosa resa agli anglo-americani fu uno dei motivi di risentimento nei confronti del Re. Mentre la famiglia reale fuggiva al Sud, sotto la protezione degli anglo-americani, il resto dell'Italia sprofondava in una guerra civile tra fascisti e antifascisti della Resistenza, una guerra contro l'0ccupazione tedesca, una lotta quotidiana per sopravvivere ai bombardamenti degli Alleati e ai rastrellamenti delle forze nazi-fasciste.

A guerra terminata, il CLN decise di affrontare la questione istituzionale: l'Italia sarebbe stata una repubblica o una monarchia?

Referendum del 2 giugno: significato

La grande partecipazione alle urne decretò la vittoria della Repubblica al referendum del 2 giugno.
Il 2 giugno 1946 l'Italia scelse la Repubblica.

Il CLN istituì per il 2 giugno un referendum con cui i cittadini italiani avrebbe dovuto decidere tra Monarchia e Repubblica e votare i partiti che avrebbero composto l'Assemblea costituente per dare vita a una nuova costituzione.

Poco prima del referendum Vittorio Emanuele III abdicò, rinunciando al trono a favore del figlio Umberto II. I fatti dimostrarono che era già troppo tardi e che la fiducia nei confronti della Corona era diminuita.

Furono i membri del CLN a diventare il riferimento politico della nuova Italia. Anche se fino al 1947 ci furono governi di unità nazionale, in realtà appena finì la guerra iniziarono le prime contrapposizioni tra i partiti di sinistra, come i socialisti di Nenni e i comunisti di Togliatti, e la Democrazia Cristiana di Alcide De Gasperi.

Nel periodo della Resistenza le donne avevano svolto un ruolo politico, militare, sociale senza precedenti nella storia d'Italia. La lotta per la libertà fu anche una lotta per l'emancipazione femminile. Per questo le donne iniziarono a chiedere il diritto di voto con sempre più forza, come spiegato in tutte le lezioni di storia contemporanea.

Il referendum del 2 giugno assunse, quindi più significati:

  • Stabilire quale sarebbe stato il ruolo della monarchia in Italia
  • Vedere quale partito fosse il più votato
  • Garantire il diritto di voto alle donne per la prima volta

Il risultato principale del referendum è stata la nascita della Repubblica italiana con il 54,3% dei voti. L'Italia smetteva quindi di essere una monarchia. La partecipazione fu molto alta con il'89,1% degli aventi diritto al voto, poco meno di 25 milioni di Italiani.

La DC di De Gasperi fu il partito più votato con il 35,2% delle preferenze seguito dal Partito socialista, PSIUP, con il 20,7% e il Partito comunista italiano, PCI, con il 20,6%. Tra i partiti minori, il Partito repubblicano italiano, PRI, prese il 4,4% e il Unione democratica nazionale il 6,8%.

Il grande partito di centro, la DC sarà al centro della vita politica italiana in contrapposizione alla sinistra per decenni. La DC fu il punto di riferimento per gli Stati Uniti, mentre il PCI era vicino all'Unione Sovietica.

I partiti continuarono a lavorare insieme nell'Assemblea costituente che aveva il compito di dare all'Italia una nuova Costituzione.

Il 28 giugno 1946 l'Assemblea costituente, presieduta da Giuseppe Saragat, nominò Enrico De Nicola Capo provvisorio dello Stato e continuò a lavorare fino al 31 gennaio 1948.

La Costituzione italiana entrò in vigore il 1 gennaio 1948 e fu proclamata dal presidente Enrico De Nicola.

L'Assemblea Costituente dovette anche scegliere l'emblema della Repubblica, indicendo due concorsi. Alla fine fu scelta la stella circondata dalla corona d'alloro.

Un altro simbolo della Repubblica italiana è lo stendardo, che segue il Presidente della Repubblica ovunque si sposti. All'inizio si scelse il tricolore, come stendardo poi nel 1965 il presidente Saragat scelse una bandiera blu con l'emblema della Repubblica. Questo stendardo fu modificato nel 1990 per poi tornare nel 1992.

Che fine fecero i Monarchi?

Dopo il referendum del 2 giugno 1946, l'ormai ex Re Umberto II che aveva assunto il trono a maggio, decise di abbandonare l'Italia volontariamente.

I Savoia sono tornati in Italia solo nel 2003 dopo aver giurato fedeltà alla repubblica italiana.

Dalla prima lezione di storia greca alla storia di oggi: quante pagine sono state scritte?

Repubblica italiana: i primi governi De Gasperi

Alcide De Gasperi e la DC dominarono la politica italiana per decenni.
I primi governi della Repubblica italiana furono guidati da De Gasperi.

Finita la guerra, e cambiato l'assetto istituzionale dell'Italia, la neonata repubblica dovette affrontare la questione della ricostruzione. Fino al maggio 1947 i partiti del CNL, poi rappresentati in maniera proporzionale grazie al voto del 2 giugno, espressero dei governi di unità nazionale.

Quando il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, vicino alle posizioni americane, ottenne un prestito di 100 milioni di dollari da parte del Governo americano nell'ambito del Piano Marshall, l'unione cessò.

In cambio di questo massiccio aiuto per la ricostruzione, De Gasperi dovette escludere i partiti di sinistra, PSI e PCI dal governo. L'Italia si trovava nel pieno della cosiddetta Guerra fredda, iniziata dopo Yalta tra USA e URSS.

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Catia Dos Santos

Traduttrice e scrittrice con una passione per le lingue