Veni Creator Spiritus

Frase pronunciata dai cardinali in Conclave per evocare lo Spirito Santo.

Il conclave è oggi un evento noto in tutto il mondo: quando la Chiesa cattolica deve eleggere un nuovo Papa, sotto gli affreschi della Cappella Sistina si radunano cardinali da ogni continente, in un silenzio antico quanto la cristianità. Ma come è nato questo rito? E come si è trasformato nei secoli?

La storia del conclave è anche la storia delle lotte per l’autonomia spirituale della Chiesa, della tensione tra potere secolare e autorità religiosa, e della volontà — ribadita nei secoli — di affidare l’elezione del pontefice a un processo protetto, meditato e spiritualmente fondato.

In questo articolo ripercorreremo l’evoluzione del conclave, dal suo concepimento nel cuore del Medioevo fino alla sua forma moderna, cercando di capire come un rito così antico sia riuscito a rimanere straordinariamente attuale.

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Il contesto medievale: quando e perché nacque il conclave

Durante i primi secoli del cristianesimo, l’elezione del vescovo di Roma — il Papa — avveniva con il consenso del clero e del popolo, secondo modalità locali e poco formalizzate. Tuttavia, con la crescita del potere temporale della Chiesa e l’affermazione del papato come istituzione centrale, l’elezione divenne progressivamente un affare più complesso, spesso influenzato da aristocrazie romane, imperatori e monarchi europei.

Immagine con stile medievale rappresentate un conclave.
Nei primi secoli del cristianesimo, non esisteva una forma definita per l'elezione del papa.

Prima della codificazione del conclave, l’elezione papale era spesso un processo caotico e influenzabile. Non era raro che imperatori del Sacro Romano Impero, come Ottone I o Enrico III, nominassero direttamente i papi, bypassando ogni forma di consultazione ecclesiastica. Le famiglie nobili romane, come i Crescenzi o i Tuscolani, esercitavano un'influenza analoga, innescando lotte di potere che minavano la credibilità dell’istituzione. Questo clima di tensione rese sempre più urgente l’introduzione di norme capaci di proteggere l’elezione del pontefice da pressioni esterne e conflitti dinastici.

Anche i corsi di storia online ce ne parlano: il punto di rottura fu il conclave di Viterbo (1268–1271). Dopo la morte di Papa Clemente IV, i cardinali si riunirono per eleggere il nuovo pontefice. Ma le divisioni interne, alimentate da interessi francesi, italiani e imperiali, bloccarono ogni possibilità di accordo per quasi tre anni. I cittadini di Viterbo, esasperati dall’attesa e dai disordini, chiusero fisicamente i cardinali nel palazzo papale, riducendone il vitto e privandoli del tetto per costringerli a prendere una decisione.

Alla fine, fu eletto un cardinale non presente al conclave: Tebaldo Visconti, allora in Terrasanta come legato pontificio, che assunse il nome di Gregorio X.

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Lo sapevi?

Il Conclave di Viterbo è tuttora ricordato come il conclave più lungo della storia: durò infatti più di 1000 giorni!

Il lungo cammino verso la forma moderna:Ubi Periculume le riforme successive

Profondamente colpito da quanto accaduto a Viterbo, Papa Gregorio X promosse nel Concilio di Lione II (1274) la prima vera regolamentazione del conclave, attraverso la bolla Ubi Periculum (“Dove c'è pericolo”), ancora oggi considerata la madre delle regole conclavistiche. L’obbligo di clausura — che impediva ai cardinali di lasciare il luogo del conclave fino all’elezione — aveva anche una valenza spirituale: isolare i votanti dal rumore del mondo per favorire il discernimento. La severità delle norme colpì molti contemporanei, ma divenne un modello di riferimento, tanto da essere richiamata anche nei secoli successivi da papi come Pio IV e Gregorio XV.

Effige di Papa Gregorio X.

Le norme introdotte avevano un duplice obiettivo:

  • Accelerare il processo elettivo, scoraggiando i cardinali dal procrastinare per vantaggi personali o faziosi
  • Garantire l’indipendenza della Chiesa da pressioni esterne (politiche e militari)

Queste regole, pur subendo sospensioni e modifiche nei secoli successivi (soprattutto nel periodo rinascimentale), posero le fondamenta dell’attuale conclave. Altri papi, tra cui Bonifacio VIIIPio IV e Gregorio XV, contribuirono a perfezionare le norme procedurali, fino alla codificazione nel Diritto Canonico e nelle moderne costituzioni apostoliche. Scopri di più ai corsi di storia a torino!

Tra intrighi, potere e spiritualità: i conclavi tra Rinascimento e contemporaneità

Con il Rinascimento, l’elezione papale si inserisce pienamente nelle dinamiche politiche dell’epoca. Le famiglie nobili romane (Colonna, Orsini, Farnese), i regni europei (soprattutto Francia e Spagna) e persino imperatori come Carlo V esercitarono una forte influenza sulle elezioni. Il conclave diventò anche un’arena politica, dove alleanze, trattative segrete e cordate cardinalizie erano all’ordine del giorno.

Un'immagine rappresentante un conclave in stile rinascimentale.
Durante il Rinascimento, il Conclave era vissuto come una vera e propria elezione politica.

Nonostante ciò, la dimensione spirituale del conclave non venne mai del tutto oscurata. Ogni elezione rappresentava — e rappresenta tuttora — una chiamata divina, anche quando avveniva tra pressioni mondane.

Ogni conclave inizia con l’invocazione dello Spirito Santo attraverso il canto del Veni Creator Spiritus. Questa preghiera, risalente al IX secolo, chiede luce e consiglio divini per coloro che devono compiere una scelta tanto delicata. Il gesto sottolinea che l’elezione papale non è solo una decisione umana, ma un evento profondamente spirituale, in cui la Chiesa si affida alla guida dello Spirito per trovare il successore di Pietro.

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Un luogo iconico

Dal 1492, la Cappella Sistina è il luogo designato per lo svolgimento del conclave. Questo ambiente, decorato con i celebri affreschi di Michelangelo, offre un contesto solenne e spirituale per l'elezione del Papa. La scelta di questo luogo sottolinea la sacralità e l'importanza del momento per la Chiesa cattolica .

Un esempio emblematico fu il conclave del 1492, che portò all’elezione di Rodrigo Borgia come Papa Alessandro VI. Il suo pontificato fu segnato da nepotismo, sfarzo e scandali, ma anche da una raffinata abilità politica. Questo tipo di papato rafforzò la necessità di riformare le elezioni, che infatti furono oggetto di dibattiti intensi nei decenni successivi.

Con il passare dei secoli, la Chiesa reagì a in diverse occasioni a queste derive:

  • Il Concilio di Trento (1545–1563) sottolineò il bisogno di una maggiore moralità nel clero e nell’elezione del pontefice
  • Papa Gregorio XV introdusse nel 1621 il metodo dello scrutinio segreto, ancora oggi alla base del voto cardinalizio.

Dal XIX secolo in poi, con la perdita del potere temporale e la fine dello Stato Pontificio (1870), il conclave iniziò a spiritualizzarsi nuovamente, affrancandosi gradualmente dalle influenze delle monarchie cattoliche e avvicinandosi sempre di più alla sua forma attuale.

Nel tempo, il collegio cardinalizio ha visto una crescente diversificazione geografica. Se in passato la maggioranza dei cardinali era italiana, oggi il collegio riflette la dimensione universale della Chiesa, con cardinali provenienti da tutto il mondo. Ad esempio, nel conclave del 2025, su 135 cardinali elettori, 53 provengono dall'Europa, rappresentando il 39% del totale .

I conclavi moderni: transizione, globalizzazione e trasparenza

Continuiamo questa nostra lezione storia: il Novecento ha segnato una trasformazione radicale nel modo in cui si vive e percepisce il conclave. Tre momenti ne sono l’espressione:

1903

L'ultimo veto

Durante questa elezione, l’imperatore d’Austria cercò di esercitare il cosiddetto "diritto di veto" contro il cardinale Rampolla. Fu l’ultima volta che un’autorità laica tentò d’intervenire formalmente. Papa Pio X, una volta eletto, abolì definitivamente questa pratica, ristabilendo l’autonomia assoluta del Collegio Cardinalizio.

1978

L'anno dei due Conclavi

È l’unico anno del XX secolo in cui si tennero due conclavi. Dopo la morte di Paolo VI, fu eletto Giovanni Paolo I, che però morì dopo solo 33 giorni di pontificato. Il successivo conclave elesse Karol Wojtyła, primo Papa non italiano dopo 455 anni, segnando l’inizio di una nuova fase internazionale e mediatica per la Chiesa.

2013

Due papi a Roma

Dopo le dimissioni di Benedetto XVI — evento senza precedenti nella Chiesa moderna — fu eletto Papa Francesco, primo gesuita e primo sudamericano a salire al soglio pontificio. Un segno inequivocabile della globalizzazione del cattolicesimo e del nuovo ruolo geopolitico del Papa.

Nel XXI secolo, nonostante l’iperconnessione e la pressione mediatica, il conclave conserva la sua solennità. I cardinali sono sottoposti a controlli elettronici, viene attivato un dispositivo di schermatura per impedire intercettazioni e, durante il voto, vige il silenzio assoluto. Tuttavia, questo rigore tecnico si accompagna a una forte dimensione simbolica: la Cappella Sistina resta un luogo di silenzio, memoria e preghiera. Qui, tradizione e tecnologia convivono al servizio di un discernimento che coinvolge fede, ascolto e responsabilità globale.

Chi sarà il prossimo Papa?
Il prossimo Conclave avrà inizio il 7 maggio 2025 ed eleggerà il successore di Papa Francesco.

La storia del conclave è la storia di una tensione costante: tra potere e fede, tra influenze mondane e discernimento spirituale, tra mutamento e permanenza. Nata per necessità, in risposta a una crisi istituzionale, questa pratica ha attraversato secoli di guerre, riforme, rivoluzioni e globalizzazione, rimanendo uno degli ultimi riti collettivi in grado di catturare l’immaginazione del mondo intero.

Eppure, dietro alla liturgia, c’è ancora oggi un’intenzione profonda: garantire alla Chiesa una guida che sia espressione non solo di equilibrio e preparazione, ma soprattutto di comunione e servizio.

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Nicolò Superprof

Scrittore e traduttore laureato in letterature comparate. Vivo a Bologna, dove coltivo la mia passione per i libri, il cinema e la buona cucina.