Il panorama linguistico italiano è da sempre uno dei tratti più distintivi e riconoscibili della cultura del nostro paese. La grande varietà di dialetti e varianti regionali dell’italiano rappresenta un patrimonio immateriale assolutamente prezioso e degno di protezione e conservazione.

Purtroppo, per molte ragioni differenti, si è giunti a pensare che i dialetti fossero ormai un aspetto deteriore e un po' passato della cultura linguistica italiana, parlati da persone anziane e di livello culturale basso.

Questa visione (decisamente stereotipata e non necessariamente corrispondente al vero) ha eroso, decennio dopo decennio, il prestigio culturale dei dialetti, riducendone via via l’utilizzo come lingua primaria e più in generale “declassandoli” a “lingue minori”.

Negli ultimi anni, però, la consapevolezza dell’importanza di conservare e di preservare il nostro patrimonio linguistico vernacolare è cresciuto, anche grazie agli studi e alle importanti riflessioni compiute da linguisti come Tullio De Mauro.

In questo articolo approfondiremo il tema della conservazione dei dialetti italiani e la loro promozione come fondamentale patrimonio immateriale della cultura italiana.

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I dialetti italiani: un patrimonio culturale importante

In un tempo complesso come il nostro, in cui la dimensione globale della comunicazione ha assunto proporzioni mai conosciute prima, occuparci di dialetti e di lingue locali potrebbe apparire come una scelta quantomeno anacronistica e un po' fuori dal tempo.

Eppure lo studio, il recupero e la conservazione dei dialetti italiani è diventato un compito assolutamente centrale se desideriamo proteggere un patrimonio linguistico e letterario ricco e meraviglioso come il nostro.

Il patrimonio linguistico italiano.
Come salvaguardare il patrimonio linguistico italiano?

A torto i dialetti sono stati considerati come “forme minori” dell’italiano standard, ma questo è un grave errore: i dialetti italiani sono a tutti gli effetti “lingue sorelle” dell’italiano standard, o meglio lingue regionali minoritarie, degne di rispetto e di attenzione e, oggi, di protezione, dato l’alto rischio di “estinzione”di queste lingue.

La diversità linguistica è a tutti gli effetti uno dei patrimoni immateriali più preziosi dell’umanità, patrimonio riconosciuto a livello internazionale anche dall’UNESCO, che nei decenni ha “mappato” tutte le lingue minoritarie del mondo, compresi i nostri dialetti.

Sempre di più è diventato evidente quanto i dialetti rappresentino un imprescindibile bagaglio culturale di cui ciascun parlante dispone: il dialetto reca con sé tratti identitari distintivi e irripetibili, e determina un’appartenenza culturale immediatamente riconoscibile e legata fortemente alle radici di un luogo.

La consapevolezza dell’importanza e della ricchezza culturale dei dialetti, in verità, è spesso stata presente nei nostri letterati, i quali hanno potuto attingere al patrimonio lessicale delle lingue locali, in molti casi salvaguardandole.

Le lingue minoritarie protette dallo Stato Italiano

Consultando il sito ufficiale del Ministero dell’Istruzione e del Merito è possibile farsi un’idea delle lingue minoritarie protette dallo Stato, le quali vivono:

  • nelle regioni di confine, dove “partecipano una comune cultura e lingua con le popolazioni dall’altra parte del confine” (valdostani, germanofoni, ladini, sloveni)
  • comunità storiche dislocate su tutto il territorio nazionale (arbëreshë/albanesi, greci, franco-provenzali, catalani, croati, occitani).
  • in regioni come Sardegna e Friuli Venezia Giulia. Nel caso della Sardegna “autonomia e diversità, che discendono dall’insularità e dalla condizione storica di isolamento, sono state alla base del riconoscimento del sardo come lingua da tutelare.” In Friuli-Venezia Giulia invece “la particolare autonomia rispetto ad altri sistemi italo-romanzi ha favorito l’identificazione del friulano fra le lingue minoritarie.”
Le minoranze linguistiche presenti in Italia.
Quali sono le minoranze linguistiche protette in Italia?

Le minoranze linguistiche riconosciute e tutelate dalla legge sono dodici:

  • albanese
  • catalano
  • lingue germaniche
  • greco
  • sloveno
  • croato
  • francese
  • franco-provenzale
  • friulano
  • ladino
  • occitano
  • sardo
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La situazione dei dialetti oggi

Continuiamo il nostro corso di italiano online, parlando dei dialetti oggi. A partire dagli anni ’70 sono stati resi disponibili i dati statistici relativi alle abitudini linguistiche degli italiani, i quali hanno registrato un sensibile e progressivo calo nell'uso esclusivo del dialetto in casa.

In Italia, per intenderci, è avvenuto un poderoso radicamento di una lingua nazionale unitaria, l’italiano standard. Tuttavia, va ricordato che, dalle stesse analisi statistiche, emerge un dato molto importante: il dialetto rimane la lingua madre per un italiano su tre!

I dati lasciano emergere inoltre un crescente interesse e utilizzo dei dialetti da parte dei parlanti più giovani: i dialetti stanno sopravvivendo alla standardizzazione linguistica e alla globalizzazione, e vengono utilizzati in modo estremamente originale e per certi versi “meticcio”.

Si vedano infatti i numerosi brani musicali che mescolano dialetto, italiano standard e parole straniere! Un fenomeno in crescita che in qualche modo attesta un processo di autoconservazione in atto.

Le riflessioni di De Mauro sui dialetti

Il celebre linguista e lessicografo Tullio De Mauro (1932-2017) si è lungamente occupato della questione dialettale nel corso della sua brillante carriera di studioso, sottolineando ripetutamente la necessità di cambiare la prospettiva generale sui dialetti. Per questo un excursus sulla sua figura è d'obbligo in un qualsiasi corso italiano!

Gli studi di De Mauro sui dialetti italiani.
Il linguista Tullio De Mauro ha cambiato la prospettiva sui dialetti.

De Mauro ebbe modo di riflettere sulle tre tesi più comuni circa la “questione dialettale”italiana:

  • La prima è la tesi proposta da Giuseppe Ferrari, il quale sosteneva che l’utilizzo del dialetto costituisse una sorta di “ribellione alla letteratura in lingua, centralistica e autoritaria”
  • La seconda tesi fu quella avanzata da Benedetto Croce, il quale invece ne sottolineò la qualità di utilizzo “colto”, “alto”, “un controcanto minore, di tonalità ironica a un patrimonio letterario comune
  • La terza tesi è quella di Gianfranco Contini, secondo la quale la produzione letteraria dialettale costruirebbe una parte essenziale della tradizione poetica italiana e non un’entità separata

De Mauro abbracciò quest’ultima tesi, cambiandone però radicalmente la prospettiva: secondo lo studioso bisognerebbe innanzitutto ricordare e tenere presente che per secoli anche per gli scrittori la lingua madre non è stato l’italiano, bensì il dialetto locale!

Pertanto, per generazioni di scrittori italiani, il proprio linguaggio letterario è stato primariamente “dialettale”, fatto di regionalismi e di modi di dire ( e dunque di pensare!) assolutamente impregnati di vernacolo.

De Mauro dunque evidenziò che la diglossia e/o il bilinguismo fu la condizione de facto di tutti i padri della nostra letteratura: Goldoni, Manzoni, Verga, Pasolini e tutti gli altri grandi della nostra cultura linguistica e letteraria furono essenzialmente bilingui. Nel corso della sua lunga e prestigiosa carriera De Mauro portò avanti questa tesi e di conseguenza si fece attivo promotore di autori e opere dialettali, che considerava di valori pari a quelle prodotte in italiano standard.

Sono moltissimi gli autori dialettali da lui promossi: Tonino Guerra, Albino Pierro, Ignazio Buttitta, Franco Loi, Leonardo Zanièr, solo per citarne alcuni. Grazie a De Mauro l’atteggiamento dell’accademia e del mondo dei letterati nei confronti dei dialetti è certamente cambiato, e dunque a lui va tributato un riconoscimento in quanto promotore e “protettore” della tradizione dialettale italiana.

La necessità della conservazione

Le trasformazioni radicali avvenute negli ultimi decenni a livello di sistemi di comunicazione, la globalizzazione culturale e il ricambio generazionale sicuramente costituiscono una minaccia per la sopravvivenza e per la salvaguardia del patrimonio linguistico regionale italiano.

Come propteggere i dialetti italiani?
Quali sono gli strumenti per salvaguardare i dialetti italiani?

Il rischio di perdere una parte così essenziale della nostra cultura è molto alto: la sopravvivenza dei dialetti e delle tradizioni orali e letterarie a essi connesse dipende dall’impegno dei parlanti, delle istituzioni e e degli enti locali, il cui impegno potrebbe arginare una grande perdita culturale.

Esistono molte realtà locali e regionali che, in tutta Italia, sono impegnate nella conservazione del patrimonio linguistico regionale:

  • enti governativi nazionali e internazionali: l’UNESCO e l’Unione Europea hanno nel tempo lanciato diversi programmi di mappatura e di conservazione dei patrimoni linguistici del mondo. Anche l’Italia è stata inclusa oin questi progetti, attraverso i quali è possibile avere informazioni aggiornate e dati recenti sulla situazione linguistica del nostro paese
  • dipartimenti universitari di dialettologia: in moltissime università italiane vengono offerti corsi generali di Dialettologia in seno ai dipartimenti di studi umanistici. Nei corsi vengono affrontati i temi portanti di questo settore di studi linguistici: dalla classificazione dei dialetti italoromanzi ai i rapporti sociolinguistici tra italiano e dialetto.
  • associazioni locali e pro loco: sagre, eventi, presentazione di libri e mostre sulle tradizioni locali sono solo alcune delle iniziative volte alla salvaguardia del patrimonio dialettale delle regioni italiane.
  • gruppi teatrali (il teatro popolare dialettaleha una storia lunga e ricca, ei gruppi teatrali impegnati nella conservazione di questa tradizione sono tantissimi e sparsi su tutto il nostro territorio)
  • corali e associazioni musicali (i canti tradizionali sono una delle testimonianze più preziose delle culture locali di tutta Italia)

Preservare il ricco patrimonio linguistico regionale italiano è dunque l’obiettivo comune di tante realtà, piccole e grandi, del nostro Paese.

Il lavoro congiunto di tutti questi enti sta permettendo alle nostre lingue locali di sopravvivere e di incontrare un maggiore riconoscimento istituzionale e culturale. Il grande lavoro di conservazione,protezione e recupero delle lingue locali è anche finalizzato alla diffusione di una maggiore consapevolezza del ricco e variegato patrimonio linguistico del nostro Paese, e sul lungo periodo potrebbe “rimediare” al torto subito dai dialetti nel processo di unificazione dell’Italia, restituendo ai dialetti il prestigio perduto.

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Sandra

Educatrice, insegnante di meditazione, appassionata di storia, filosofia e di discipline spirituali.