Dante Alighieri è senza dubbio il più importante, celebre e influente poeta della letteratura italiana. Scrittore di prosa, poeta, teorico letterario, filosofo morale e pensatore politico, Dante ha prodotto uno dei corpus letterari più articolati e studiati di tutta la letteratura europea.
Dante Alighieri è universalmente noto per la Commedia, in seguito appellata da Giovanni Boccaccio La Divina Commedia, pietra miliare della letteratura italiana e certamente una delle più grandi opere di tutta la letteratura medievale europea.
In quest’opera viene offerta una visione cristiana del destino terreno e spirituale dell'umanità, visione profondamente influenzata dall'esperienza dell'esilio vissuta dal poeta fiorentino. La Divina Commedia stupisce ancora oggi per la sua vastità tematica, per la sua analisi acuta e approfondita della situazione socio-politica dell’Italia medievale e per la ricchezza del linguaggio e delle immagini utilizzate.
La scelta di scrivere la sua opera più importante in volgare e non in latino influenzò in modo decisivo il corso dello sviluppo letterario della lingua italiana, che proprio nell’opera di Dante trova una delle sue massime espressioni, insieme a I promessi sposi di Alessandro Manzoni, alla Coscienza di Zeno di Italo Svevo o alla Storia di Elsa Morante.
Scopriamo insieme, proprio come in un corso italiano, la vita del Sommo Poeta e la sua opera più celebre, la Divina Commedia!
La vita di Dante
Dante Alighieri nacque a Firenze nel 1265 e rimase per tutta la vita legato profondamente alla sua città natale. Nelle sue opere ci fornisce molto dettagli sulla sua vita pubblica e non solo.

Famiglia e contesto politico
Sappiamo che la madre di Dante, Bella, morì quando lui era giovane, mentre il padre, rimasto vedovo, si risposò con Lapa, dalla quale ebbe due figli, Francesco e Gaetana. Il padre di Dante morì prima del 1283, poiché in quel periodo Dante, divenuto maggiorenne, poté come orfano riscattare un credito del padre. Il padre di Dante lasciò ai figli un modesto patrimonio e alcune proprietà a Firenze e in campagna. In questo periodo Dante sposò Gemma Donati, alla quale era stato promesso nel 1277.
La vita di Dante è stata plasmata dalla lunga storia di conflitto tra i guelfi (sostenitori del papato) e i ghibellini (sostenitori dell'Impero). A partire dalla metà del XIII secolo gli antagonismi divennero brutali: le due fazioni presero a fasi alterne il sopravvento infliggendosi reciprocamente macabre punizioni ed esili. Per comprendere al meglio la sua opera, come nel caso di altri celebri autori quali Torquato Tasso, Ludovico Ariosto o Giacomo Leopardi è fondamentale conoscere la biografia dell'autore.
Nel 1260 i guelfi, dopo un periodo di ascesa, furono sconfitti nella battaglia di Montaperti (narrata nel XXXII canto dell’Inferno), ma nel 1266 una fazione di guelfi, sostenuta dall’esercito pontificio e da quello francese, riuscì a sconfiggere i ghibellini a Benevento, espellendoli per sempre da Firenze. Dante crebbe dunque in un contesto cittadino traboccante di orgoglio post bellico, desideroso di estendere il suo controllo politico in tutta la Toscana. Firenze estese dunque il suo potere politico sui territori circostanti, ma seppe anche esercitare un dominio intellettuale incontestabile.
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Brunetto Latini, il maestro di Dante
Al tempo di Dante la figura di spicco della scena intellettuale fiorentina fu Brunetto Latini, il quale seppe risvegliare una nuova coscienza pubblica nelle figure intellettuali di spicco della nuova generazione, tra cui Guido Cavalcanti, Forese Donati e lo stesso Dante, incoraggiandoli a mettere la loro conoscenza e la loro abilità di scrittori al servizio della loro città. Latini fu dunque il maestro di Dante, ma il passaggio dell’Inferno nel quale il poeta descrive l’incontro con Brunetto non va considerato semplicemente come l’incontro di un allievo con il suo maestro, bensì come l’incontro di un'intera generazione con il suo mentore.

Latini fu infatti responsabile dell’educazione e della fioritura di un’intera generazione di intellettuali e letterati fiorentini, ai quali insegnò l’arte della retorica e la filosofia politica.
Latini cita nella sua opera Cicerone e Seneca, ma anche il libro dei Proverbi, proprio come avrebbe fatto Dante in seguito. La Bibbia, Aristotele, Cicerone e Seneca furono dunque i pilastri della formazione culturale di Dante.
Nell'Inferno Latini è lodato inoltre per aver istruito Dante circa i mezzi con cui l'uomo può divenire immortale, e nelle sue parole di addio il maestro affida alle cure di Dante il suo Tresor, confidando nel fatto che la sua memoria sopravviverà per mezzo della sua opera. L’idea della gloria imperitura ottenuta attraverso la propria opera letteraria permea tutta la produzione di Dante, e in particolare la Commedia.
Le opere di Dante
La maggior parte dell'opera letteraria di Dante è stata composta dopo il suo esilio, iniziato nel 1301.
Le maggiori opere di Dante sono le seguenti:
- Il Fiore e Detto d'Amore (1283–7)
- Vita Nuova (1294)
- De vulgari eloquentia (1302–5)
- Convivio (1307)
- Monarchia (1313)
- Divina Commedia (1320)
- Egloghe (1320)
- Quaestio de aqua et terra (1320)
- Rime

La Vita Nuova è l'unica opera importante che precede l’esilio, e consiste in una raccolta di componimenti poetici lirici accompagnati da un commento in prosa. In quest’opera fondamentale Dante narra la storia del suo amore per Beatrice Portinari, la quale diventerà il simbolo della salvezza nella Commedia. L'opera contiene molte delle poesie d'amore di Dante in toscano (il volgare era stato regolarmente utilizzato per le opere liriche durante tutto il XIII secolo), e anche il commento in prosa alla propria opera è in volgare – sia nella Vita Nuova che nel Convivio: questa fu una scelta innovativa e tutt’altro che comune, poiché al tempo il latino era ancora universalmente utilizzato per la prosa. In questo senso è importante sottolineare il ruolo d i Dante come “padre della lingua italiana”: in tutta Europa, e non solo ai corsi di italiano a milano, l’italiano è infatti noto come “la lingua di Dante”!
La Divina Commedia
La Commedia descrive il viaggio di Dante attraverso l'Inferno, il Purgatorio e il Paradiso guidato prima dal poeta romano Virgilio e poi da Beatrice.
Dei tre cantici il Purgatorio è senza dubbio il più lirico, mentre il Paradiso è il più fortemente teologico e quello in cui, come sostenuto da molti studiosi, sono presenti i passaggi più profondi e mistici di tutta l’opera.
La questione della lingua
Con la sua serietà di intenti, la sua statura letteraria e la varietà - sia stilistica che tematica - del suo contenuto, la Commedia divenne sin da subito una pietra miliare della nascente letteratura italiana e dell'italiano come lingua letteraria autorevole.
Dante fu molto più consapevole rispetto alla maggior parte dei suoi contemporanei circa la necessità di dar vita a una letteratura e una lingua unificata capace di valicare i confini del latino. In tal senso Dante fu senza dubbio un precursore del Rinascimento, con il suo sforzo di creare una letteratura volgare capace di confrontarsi in statura e profondità con la letteratura classica.
Dante compose dunque la Commedia in una lingua letteraria basata sul dialetto toscano, con l’aggiunta di alcuni elementi tratti dal latino e da altri dialetti regionali: il poeta aveva dunque l’intento di raggiungere un pubblico di lettori in tutta Italia.
L’opera: struttura e contenuti
Se ne parla a qualsiasi corso di italiano: la Divina Commedia è un poema narrativo la cui composizione ebbe inizio intorno al 1308 e fu completata intorno al 1321, poco prima della morte dell'autore. L’opera è composta da 14.233 versi suddivisi in tre cantiche- Inferno, Purgatorio, Paradiso- ciascuna composta da 33 canti. Un canto iniziale, che serve da introduzione al poema e generalmente considerato parte della prima cantica, porta il numero totale di canti a 100.
Il tipo di metro utilizzato, definito terza rima, è basato su versi di undici sillabe (endecasillabi), i quali compongono terzine secondo lo schema delle rime aba, bcb, cdc, etc., per un numero totale di sillabe per ogni terzina pari a 33, lo stesso numero di canti in ogni cantica.

A livello tematico l’opera presenta una visione dell'Aldilà come suddiviso in tre “luoghi”(Inferno, Purgatorio e Paradiso), rappresentativa della concezione teologica della Chiesa Cattolica del XIV secolo e più in generale di tutto il medioevo.
L’opera tratta del destino dell'anima dopo la morte e presenta una visione della giustizia divina molto specifica, in base alla quale ciascun individuo verrebbe premiato o punito nell’Aldilà in base ai propri comportamenti terreni, ricevendo ricompense e punizioni commisurate alle azioni compiute.
Scritta in prima persona, la Commedia racconta il viaggio di Dante attraverso i tre “regni dei morti”, durato dalla notte precedente al Venerdì Santo sino al mercoledì successivo alla Pasqua nella primavera del 1300. Il poeta romano Virgilio lo guida attraverso l'Inferno e il Purgatorio, mentre Beatrice, la donna ideale (e idealizzata) di Dante, lo guida attraverso il Paradiso.
Beatrice, come precedentemente accennato in relazione alla Vita Nuova, era una donna fiorentina che Dante aveva incontrato durante l'infanzia e che aveva ammirato da lontano, seguendo i dettami della tradizione dell'amor cortese allora in voga.
La Commedia descrive dunque il peregrinare di Dante attraverso le tre regioni dell’Aldilà, e tale peregrinare può essere letto allegoricamente come il cammino dell'anima verso Dio, che inizia con il riconoscimento e il rifiuto del peccato (Inferno), seguito dalla scelta di una vita cristiana basata sulla penitenza (Purgatorio), a cui segue infine l'ascesa dell'anima a Dio (Paradiso).
Inferno
Dante ha trentacinque anni e si è smarrito in una selva oscura, è assalito da belve feroci e non riesce a trovare la "retta via" verso la salvezza (simboleggiata dal sole dietro la montagna). Consapevole di essere ormai in rovina e di stare precipitando in un "basso loco" dove il sole tace, Dante viene finalmente soccorso da Virgilio, e i due iniziano il loro viaggio verso il mondo sommerso, l’Iinferno, suddiviso in nove cerchi, o gironi:
- Primo cerchio - Limbo
- Secondo cerchio - Lussuriosi
- Terzo cerchio - Golosi
- Quarto cerchio - Avari e prodighi
- Quinto cerchio - Iracondi e accidiosi
- Sesto cerchio - Eretici ed epicurei
- Settimo cerchio - Violenti
- Ottavo cerchio (Malebolge) - Fraudolenti verso chi non si fida
- Nono cerchio - Traditori
Purgatorio
Sopravvissuti alle profondità dell'Inferno, Dante e Virgilio salgono dal sottosuolo fino alla Montagna del Purgatorio. La montagna ha sette terrazze, corrispondenti ai sette vizi capitali (superbia, avidità, ira, invidia, lussuria, gola e accidia).La classificazione del peccato qui è più psicologica di quella dell'Inferno, essendo basata su intenti e pensieri, piuttosto che sulle azioni.
Paradiso
Dopo l’ascensione iniziale, Beatrice guida Dante attraverso le nove sfere celesti del Cielo. Queste sfere sono concentriche, come insegnato nella cosmologia aristotelica e tolemaica. Mentre le strutture dell'Inferno e del Purgatorio erano basate su diverse classificazioni del peccato, la struttura del Paradiso si basa sulle quattro virtù cardinali (Prudenza, Giustizia, Fortezza,Temperanza) e sulle tre virtù teologali (Fede, Speranza, Carità). Il Paradiso è di natura più teologica rispetto alle altre cantiche, sebbene Dante ammetta che la visione del Paradiso ricevuta è semplicemente quella che i suoi occhi umani gli hanno consentito di vedere.
La Divina Commedia termina con la visione di Dio, Uno e Trino. In un lampo di comprensione che non può esprimere, Dante comprende finalmente il mistero della divinità e dell'umanità di Cristo, e la sua anima si allinea con l'amore di Dio.
La ricezione dell’opera
La scelta di comporre la sua opera più importante in lingua volgare fece di Dante un pioniere della letteratura europea, offrendo l’impulso ad autori come Geoffrey Chaucer in Inghilterra e Giovanni Boccaccio in Italia a liberarsi dall’obbligo implicito di scrivere in latino, la lingua della liturgia ecclesiastica, della storiografia e della cultura in generale, e quindi anche della poesia lirica. La scelta coraggiosa di Dante determinò pertanto un importante precedente, il quale consentì la successiva pubblicazione di opere letterarie pensate per un pubblico più ampio.
Tuttavia, a differenza di Boccaccio, Milton o Tasso, Dante non fu granché letto in Europa fino all'era romantica. Nel corso del XIX secolo i poeti romantici di tutta Europa riscoprirono Dante, che, al pari di Omero e di Shakespeare, era per loro un perfetto esempio di "genio originale", capace di stabilire le proprie regole (creando personaggi di statura e profondità travolgenti ) e di superare la mera imitazione di modelli letterari precedenti.
Nel corso del XIX secolo dunque la reputazione di Dante crebbe e si consolidò, divenendo una delle più grandi icone letterarie del mondo occidentale. A oggi Dante rimane in assoluto l'esponente più importante della letteratura italiana di tutti i tempi, insieme a Boccaccio con il suo Decameron.









