Torquato Tasso è stato un poeta italiano del XVI secolo, noto per la sua opera monumentale, la Gerusalemme Liberata, in cui viene narrata una versione poetica e fantasiosa dei combattimenti tra cristiani e musulmani alla fine della prima crociata, durante l'assedio di Gerusalemme del 1099.
Allo stesso titolo del Decameron di Boccaccio o della poesia di Leopardi, La Gerusalemme liberata è senza dubbio uno dei grandi capolavori della letteratura italiana: il suo lavoro è stato ampiamente tradotto, letto e rielaborato fino all'inizio del XX secolo. Il poema ebbe un enorme successo in tutta Europa e nei due secoli successivi alla pubblicazione varie sezioni della Liberata furono spesso adattate come trame individuali per madrigali, poemi, opere teatrali, balletti e mascherate.
Nel corso della sua difficile esistenzaTasso soffrì di una grave malattia mentale e morì pochi giorni prima di essere incoronato come poeta in Campidoglio da papa Clemente VIII.
Scopriamo allora la tribolata vita di Torquato Tasso e la sua opera più celebre, la Gerusalemme liberata. La puoi approfondire anche durante i corsi di italiano roma.
Vita e opere di Tasso
Giovinezza
Ecco il nostro corso di italiano sul Tasso. Nato a Sorrento nel 1544, Torquato Tasso era figlio di Bernardo Tasso, nobile bergamasco e poeta di notevole fama, e di sua moglie Porzia de Rossi, nobildonna napoletana di origini toscane.

Il padre Bernardo era stato per molti anni segretario al servizio di Ferrante Sanseverino, principe di Salerno, e sua madre era strettamente legata alle più illustri famiglie napoletane. Quando il principe di Salerno entrò in collisione con il governo spagnolo di Napoli, venendo successivamente dichiarato fuorilegge e privato dei suoi feudi, il padre del Tasso condivise la sorte del suo mecenate. Fu proclamato ribelle allo stato, insieme al figlio Torquato, e il suo patrimonio fu sequestrato.
Nel 1552 Torquato dunque viveva con la madre e l'unica sorella Cornelia a Napoli, continuando la sua formazione presso i Gesuiti, che vi avevano da poco aperto una scuola. La precocità d'intelletto e il fervore religioso del ragazzo suscitarono l'ammirazione generale. All'età di otto anni Torquato era già una celebrità negli ambienti culturali della città!
In seguito il ragazzo raggiunse il padre a Roma, il quale viveva in grande povertà in esilio. Nel 1556 giunse loro la notizia che Porzia, la madre di Torquato, era morta improvvisamente e misteriosamente a Napoli. Suo marito era fermamente convinto che fosse stata avvelenata dal fratello con l'obiettivo di ottenere il controllo della sua proprietà. I Tasso si trasferirono poi alla corte di Urbino, dove il giovane Torquato, bello e brillante, divenne compagno di sport e di studi di Francesco Maria della Rovere, erede del duca di Urbino. Ad Urbino Torquato si dedicò agli studi letterari allora in voga, crescendo in un'atmosfera di lusso sfrenato e di critica un po' pedante, che diedero entrambi una caratterizzazione permanente al suo carattere.
In seguito Torquato frequentò un illustre circolo letterario veneziano, ma il padre decise di mandarlo a studiare legge a Padova. Invece di dedicarsi al diritto, il giovane dedicò tutta la sua attenzione alla filosofia e alla poesia. Prima della fine del 1562 aveva infatti concluso la scrittura di un poema intitolato Rinaldo, che il padre permise di pubblicare.
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Tasso alla corte estense
Ecco la storia come viene raccontata durante i corsi di italiano a milano: dopo un breve periodo di studio a Bologna, il padre acconsentì che il figlio prendesse servizio presso il cardinale Luigi d'Este (gli Este furono anche in questo caso, come con Ludovico Ariosto, mecenati di un grande poeta) alla corte del quale Torquato aveva conosciuto Lucrezia Bendidio, dama di compagnia di Eleonora d'Este, di cui si era innamorato. Ella divenne la destinataria della sua prima serie di sonetti d'amore, a cui seguì nel 1563 Laura Peverara, successiva passione del Tasso.
Dal 1565 la vita del Tasso si concentrò nel castello di Ferrara, teatro di molte glorie e crudeli sofferenze. I successivi cinque anni sembrano essere stati i più felici della vita del Tasso, anche se la morte del padre nel 1569 generò in lui un profondo dolore.
Giovane, bello, un gentiluomo ben educato, illustre per le sue opere pubblicate in versi e in prosa, divenne l'idolo della corte più brillante d'Italia. Le principesse Lucrezia ed Eleonora d'Este lo presero sotto la loro protezione, e Torquato dovette molto alla costante gentilezza di entrambe le sorelle.
Nel 1570 si recò a Parigi con il cardinale, ma la sua eccessiva franchezza e una certa mancanza di tatto causarono un disaccordo con il suo mecenate. Tasso lasciò dunque la Francia l'anno successivo e prese servizio sotto il duca Alfonso II di Ferrara, fratello del cardinale.

Nei quattro anni successivi il poeta completò l'Aminta nel 1573 e la Gerusalemme liberata nel 1574. L'Aminta è un dramma pastorale dalla trama molto semplice, ma di grande suggestione lirica: l’opera apparve in una fase in cui la musica, sotto l'influenza di compositori come Palestrina, Monteverdi, Marenzio e altri, stava diventando l'arte dominante d'Italia. Le melodie dolci e la sensuale malinconia di Aminta si adattarono perfettamente allo spirito della sua epoca e la sua influenza fu notevole nei due secoli successivi.
La composizione della Gerusalemme liberata e gli ultimi difficili anni
La Gerusalemme liberata, capolavoro indiscusso della letteratura italiana ed europea, fu compiuta nel trentunesimo anno del Tasso e i problemi e i travagli del poeta cominciarono immediatamente ad addensarsi intorno a lui.
Invece di avere il coraggio di obbedire al proprio istinto e di pubblicare la Gerusalemme liberata così come l'aveva concepita, cedette all'eccessivo scrupolo che caratterizzava il suo carattere paranoico. La poesia fu inviata in manoscritto a un folto comitato di eminenti letterati e il Tasso espresse la sua disponibilità ad ascoltare le loro critiche e ad adottare i loro suggerimenti. Il risultato fu che ognuno di questi amici, pur esprimendo in generale una grande ammirazione per l'epopea, espresse dubbi, critiche e suggerimenti (anche e soprattutto in merito alla questione Inquisizione e ai numerosi episodi magici presenti nel testo), suggerendo ognuno proposte e modifiche.
Il Tasso, già oberato dai suoi studi precoci, dalla vita di corte e dalla propria estenuante operosità letteraria, iniziò a consumarsi per la fatica e per la preoccupazione, e la sua salute iniziò a vacillare.
Decise allora di lasciare Ferrara per andare a Firenze, ma Alfonso d’Este non vide di buon occhio l’idea di lasciarlo andare presso un ducato rivale. Alfonso era sposato con una principessa calvinista francese e iniziò a essere preoccupato di inimicarsi le potenze più ortodosse in Italia, concentrate a Firenze e a Roma.
Alfonso pensava, inoltre, che, se si fosse permesso al Tasso di andare, i Medici avrebbero avuto l'ambita dedica di un’opera già famosa, seppur non ancora pubblicata ufficialmente. Alfonso decise allora di sopportare gli umori del poeta, e fece in modo che questi non avesse scuse per lasciare Ferrara. La salute di Tasso continuò a peggiorare precipitosamente. Il suo temperamento irritabile e sospettoso, vanitoso e sensibile alle offese, lo rese una facile preda della malevolenza dei membri della corte.
Tasso iniziò a essere ossessionato dal pensiero che i suoi servi tradissero la sua fiducia, immaginava di essere stato denunciato all'Inquisizione e si aspettava ogni giorno di essere avvelenato.

Nell'autunno del 1576 il Tasso litigò con un gentiluomo ferrarese mente l’anno successivo estrasse il coltello contro un uomo al cospetto di Lucrezia d'Este, duchessa di Urbino. Per questo episodio Torquato fu arrestato, per poi essere liberato e invitato a cambiare aria nella villa di campagna del conte. Qui alcuni biografi hanno ipotizzato che sia venuta alla luce una compromettente relazione con Leonora d'Este, e che il Tasso abbia accettato di fingere la propria pazzia per coprirne l'onore, ma di questo non abbiamo prove sicure. Sappiamo però che Tasso si rifugiò in un convento francescano a Ferrara, dal quale però fuggì per recarsi dalla sorella a Sorrento.
Tuttavia il suo peregrinare proseguì, e infine, esito divenuto pressoché inevitabile, Tasso fu rinchiuso nel manicomio di Sant’Anna, dove trascorse dieci lunghi anni. Tasso morì nel 1595, dopo anni di fervore religioso e ulteriori peregrinazioni
La Gerusalemme liberata
Il poema, composto in ottava rima, racconta delle difficoltà iniziali e delle battute d'arresto dei cristiani e il loro successo finale nella presa di Gerusalemme nel 1099. Come nel caso de la Divina Commedia di Dante Alighieri e de I promessi sposi di Alessandro Manzoni, anche l'opera di Tasso ha un profondo impianto teologico e religioso.
I principali protagonisti storici della Prima Crociata sono presenti, ma gran parte dell’opera si occupa di sottotrame romantiche che coinvolgono personaggi completamente immaginari, ad eccezione di Tancredi, identificato con l’effettivo Tancredi, principe di Galilea.
Prendiamo in esame gli episodi più celebri dell’opera:
- Sofronia, una fanciulla cristiana di Gerusalemme, si accusa di un crimine per evitare un massacro dei cristiani da parte del re musulmano. Nel tentativo di salvarla, il suo amante Olindo si accusa a sua volta, e ciascun amante supplica le autorità per salvare l'altro. L’arrivo e l'intervento della fanciulla guerriera Clorinda li salverà (Canto 2).
- Clorinda si unisce ai musulmani, ma il cavaliere cristiano Tancredi si innamora di lei (Canto 3). Durante una battaglia notturna in cui dà fuoco alla torre d'assedio cristiana, viene erroneamente uccisa da Tancredi, ma prima di morire si converte al cristianesimo (Canto 12).
- Per impedire ai crociati di tagliare il legname per le macchine d'assedio, lo stregone musulmano Ismen protegge la foresta con incantesimi, che bloccano e sconfiggono i cavalieri cristiani, Tancredi (Canto 13) incluso. Alla fine, gli incantesimi verranno spezzati da Rinaldo e verranno costruite nuove macchine d'assedio (Canto 18).
- Una fanciulla della regione, la principessa Erminia di Antiochia, si innamora di Tancredi e tradisce il suo popolo per aiutarlo, ma diventa gelosa quando scopre che Tancredi ama Clorinda. Una notte ruba l'armatura di Clorinda e lascia la città, nel tentativo di ritrovare Tancredi, ma viene attaccata dai soldati cristiani (che la scambiano per Clorinda) e fugge nella foresta, dove viene accudita da una famiglia di pastori (Canti 6–7).
- Più avanti nel poema la ritroveremo in compagnia delle dame di Armida, ma Erminia sceglierà di abbandonare il suo popolo passando dalla parte cristiana. Quando Tancredi viene ferito pericolosamente in combattimento, lei lo guarisce, tagliandogli i capelli per fasciargli le ferite (Canto 19).
- La strega Armida (sul modello della Circe omerica e della strega Alcina dell’Ariosto) entra nell'accampamento cristiano chiedendo aiuto; le sue seduzioni dividono i cavalieri l'uno contro l'altro e un gruppo parte con lei, solo per essere trasformato in animali dalla sua magia (Canto 5).
- Armida incontra Rinaldo addormentato, il più grande dei cavalieri cristiani, e lo rapisce sul suo carro (Canto 14). Rinaldo porta il nome di un conte carolingio che è un anche personaggio dell'Orlando Furioso dell'Ariosto; è figlio di Bertoldo e fu il presunto fondatore della Casa d'Este. Armida inizialmente è intenzionata a ucciderlo ma alla fine se ne si innamora e lo porta su un'isola magica dove anche lui si innamora di lei, dimenticando la crociata.
- Carlo e Ubaldo, due cavalieri cristiani e stretti compagni di Rinaldo, cercano la fortezza nascosta, affrontano i pericoli che la custodiscono e trovano Rinaldo e Armida l'uno nelle braccia dell'altro. Donando a Rinaldo uno specchio di diamante, lo costringono a vedersi nel suo stato din prostrazione amorosa, spingendolo a tornare in guerra e lasciando Armida con il cuore spezzato (Canti 14-16).
- Rinaldo viene lasciato su una spiaggia dove trova uno scudo e una spada, e il Mago d'Ascalona gli mostra una visione del futuro nello scudo, comprese le glorie della Casa d'Este. Rinaldo si propone di proseguire con tutte le sue forze la crociata (Canto 17).
- Armida è addolorata e raduna un esercito per uccidere Rinaldo e combattere i cristiani, ma i suoi campioni sono tutti sconfitti. Tenterà il suicidio, ma Rinaldo la troverà in tempo e glielo impedirà. Rinaldo allora la pregherà di convertirsi al cristianesimo, e Armida acconsentirà (Canto 20).
- Dopo che gli incantesimi sulla foresta sono stati spezzati, finalmente i crociati fanno breccia nelle mura e prendono la città, con alcuni musulmani rimasti nel Monte del Tempio. Si anticipa però che un esercito egiziano arriverà dopo pochi giorni, ma una volta giunto, si svolgerà una grande battaglia fuori dalle mura, che i cristiani vinceranno, portando a termine la loro impresa (Canto 20).
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