Publio Ovidio Nasone, conosciuto con il semplice nome di Ovidio, è stato un importantissimo poeta romano vissuto durante il regno dell’imperatore Augusto. Ovidio fu contemporaneo del più anziano poeta Virgilio e Orazio, insieme ai quali è spesso menzionato come uno dei tre poeti canonici della letteratura latina.

Sebbene già in vita Ovidio godesse di enorme popolarità, l'imperatore Augusto lo inviò in esilio a Tomis, una provincia sul Mar Nero, dove rimase per dieci anni fino alla sua morte. Lo stesso Ovidio attribuisce il suo esilio a "una poesia e un errore", ma la sua riluttanza a rivelare ulteriori dettagli sulle circostanze che provocarono l’esilio ha prodotte innumerevoli speculazioni tra gli studiosi.

Ovidio è ancora oggi assai noto soprattutto per le sue celebri Metamorfosi, una meravigliosa opera poetica suddivisa in quindici libri cui dobbiamo la trasmissione di innumerevoli racconti appartenenti alla mitologia greco-romana. Le Metamorfosi rimangono infatti ancora oggi una delle fonti più importanti della mitologia classica!

Ovidio è anche celebre per alcune opere quali L'arte dell'amore e i Fasti, e la sua poesia è stata molto imitata durante la tarda antichità e durante il medioevo e ha influenzato notevolmente l'arte e la letteratura occidentali.

Scopriamo allora insieme la vita e le opere più famose di Ovidio con questo nostro corso di latino letteratura!

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La vita di Ovidio

Ovidio nacque nella città di Sulmo (l'odierna Sulmona, in provincia dell'Aquila in Abruzzo), in una importante famiglia della nobiltà equestre, la gens Ovidia, il 20 marzo 43 a.C. un anno significativo nella politica romana.

Ovidio apparteneva a una importante famiglia nobile.
Lo sapevi che Ovidio nacque nell'odierno Abruzzo?

Insieme a suo fratello, il quale eccelleva nell'arte oratoria, Ovidio fu educato a Roma da due importanti maestri retori, Aurelio Fusco e Porcio Latrone. Suo padre desiderava infatti che Ovidio studiasse retorica in modo da poter esercitare in futuro la professione legale. Secondo Seneca il Vecchio, Ovidio però non aveva grande interesse per questa disciplina, preferendo le arti di maggior natura emotiva, quali la poesia e la letteratura.

Dopo la morte del fratello a 20 anni, Ovidio rinunciò agli studi di giurisprudenza e decise di lasciare Roma e di viaggiare, dapprima recandosi ad Atene, poi in Asia Minore, in Egitto e infine in Sicilia.

Tornato a Roma il poeta ebbe modo di ricoprire diversi incarichi pubblici minori, senza tuttavia mai mostrare grandi ambizioni politiche, accontentandosi di ruoli secondari, disattendendo i desideri paterni. Intorno al 29-25 a.C. Ovidio decise infatti di ritirarsi dagli incarichi pubblici per potersi interamente dedicare alla letteratura, decisione evidentemente criticata e disapprovata dai suoi familiarIi.

I corsi di latino parlano della carriera di Ovidio: egli iniziò la sua attività  di poeta intorno ai diciotto anni, entrando nella cerchia dello stimato mecenate Marco Valerio Messalla Corvino, e pare che avesse stretto amicizia con i poeti della cerchia di Mecenate. Ovidio ebbe infatti modo di incontrare Properzio, Orazio, Virgilio e Tibullo, un membro della cerchia di Messalla di cui il nostro ammirava molto le elegie. Come Catullo Ovidio amò tematiche amorose ed erotiche, e ciò gli permise di acquisire una grande fama.

Ovidio si sposò tre volte ed ebbe una figlia dedita come lui alla letteratura, Ovidia. La sua ultima moglie, Fabia, cui il poeta fu legato da grande amore, era probabilmente parte dell'influente gens Fabia e lo aiutò durante il suo esilio a Tomis (l’attuale Constanza, in Romania).

Nell'8 dC Ovidio fu infatti esiliato a Tomis, una località situata sul Mar Nero, per intervento esclusivo dell'imperatore Augusto senza alcuna partecipazione del Senato o di alcun giudice romano. Come nel caso di Marco Tullio Cicerone, Ovidio si trovò in contrasto con il potere, e pagò la sua autonomia di pensiero.

Sebbene alcuni studiosi novecenteschi abbiano messo in dubbio la veridicità del suo esilio, cui il poeta fa riferimento con il termine relegatio, questo evento ha indubbiamente plasmato tutta la sua opera letteraria. Ovidio affermò nei suoi scritti che la ragione del suo esilio fu carmen et error , "una poesia e un errore",sostenendo che il suo crimine fu peggiore dell'omicidio e più dannoso della poesia. La ragione dell’esilio rimane a oggi sconosciuta, e alcuni studiosi ritengono essere stata personale e non legata a eventi politici cui il poeta avrebbe potuto prender parte o, come si è spesso sostenuto, alla licenziosità delle sue composizioni poetiche.

Ovidio morì in esilio a Tomis nel 17 o 18 d.C., lasciando un corpus letterario importantissimo che ebbe un’influenza enorme sulla letteratura europea.

Le opere di Ovidio

Ovidio trascorse i primi 25 anni della sua carriera letteraria scrivendo principalmente poesie in metro elegiaco a tema erotico, per le quali divenne molto celebre e amato tra i suoi contemporanei.

L'arte amatoria fu uno dei temi prediletti da Ovidio.
Ovidio fu molto amato dai suoi contemporanei, soprattutto per le sue produzioni a tema erotico.

La cronologia di questi primi lavori non è sicura, ma gli studiosi hanno provato a fornire alcune date provvisorie. Si ritiene che la sua prima opera esistente siano le Heroides, lettere di eroine mitologiche ai loro amanti assenti, che potrebbero essere state pubblicate nel 19 a.C.

L'autenticità di alcune di queste poesie è stata contestata, ma questa prima edizione conteneva probabilmente le prime 14 poesie della raccolta. Si pensa che la prima raccolta di cinque libri degli Amores, una serie di poesie erotiche indirizzate a un'amante, Corinna, sia stata pubblicata nel 16-15 aC.

La successiva opera di Ovidio, la Medicamina Faciei (un'opera frammentaria sui trattamenti di bellezza delle donne), ha preceduto l'Ars Amatoria (l'Arte dell'Amore), una parodia della poesia didattica e un manuale di tre libri sulla seduzione e l'intrigo. L'Ars Amatoria fu seguita nello stesso anno dai Remedia Amoris. Questo corpus di poesie elegiache ed erotiche fece guadagnare a Ovidio un posto tra i principali poeti romani Gallo, Tibullo e Properzio, di cui si considerava il quarto membro.

Entro l'8 d.C. Ovidio ebbe probabilmente completato le Metamorfosi, la sua opera più ambiziosa, un poema epico in esametri suddiviso in 15 libri, nei quali catalogò in modo enciclopedico le trasformazioni della mitologia greca e romana, dall'emergere del cosmo all'apoteosi di Giulio Cesare.

Contemporaneamente il poeta lavorò ai Fasti, un poema in sei libri in distici elegiaci sul tema del calendario delle feste romane e dell'astronomia. La composizione di questo poema fu interrotta dall'esilio di Ovidio, e si pensa che abbia abbandonato il lavoro a Tomis. È probabilmente in questo periodo che furono composte le lettere che costituiscono l'Heroides, anche se c'è qualche dubbio sulla loro paternità.

Il capolavoro di Ovidio: le Metamorfosi

Continuiamo il nostro corso di latino: le Metamorfosi, l'opera più ambiziosa e conosciuta di Ovidio, consiste in una raccolta di 15 libri scritto in esametri sulle trasformazioni nella mitologia greca e romana ambientate all'interno di un quadro narrativo sia mitico che storico.  La parola "metamorfosi" è di origine greca e significa per l’appunto "trasformazione".

I personaggi di quest'opera attraverso innumerevoli trasformazioni narrate in un fluire continuo e polifonico di quasi 12.000 versi, nei quali vengono evocati o narrati estesamente quasi 250 miti. Ogni mito è ambientato all'aria aperta, in luoghi dove i mortali sono spesso vulnerabili alle influenze esterne.

Il poema si colloca nella tradizione della poesia del catalogo mitologico ed eziologico come il Catalogo delle donne di Esiodo, l'Aetia di Callimaco, l'Heteroeumena di Nicandro e le Metamorfosi di Partenio.

Proviamo ad analizzare brevemente i contenuti di quest’opera colossale ed enciclopedica:

  1. Il primo libro descrive la formazione del mondo, le età dell'uomo, il diluvio, la storia dello stupro di Dafne da parte di Apollo e di Io da parte di Giove.
  2. Il secondo libro si apre con Fetonte e prosegue descrivendo l'amore di Giove con Callisto ed Europa.
  3. Il terzo libro si concentra sulla mitologia di Tebe con le storie di Cadmo, Atteone e Penteo.
  4. Il quarto libro si concentra su tre coppie di amanti: Piramo e Tisbe, Salmace ed Ermafrodito, Perseo e Andromeda.
  5. Il quinto libro è incentrato sul canto delle Muse, e descrive il ratto di Proserpina.
  6. Il sesto libro è una raccolta di storie sulla rivalità tra dei e mortali, che iniziano con Aracne e finiscono con Filomela.
  7. Il settimo libro si concentra su Medea, oltre a Cefalo e Procri.
  8. L'ottavo libro si concentra sul volo di Dedalo, la caccia al cinghiale e il contrasto tra il pio Bauci e Filemone e il malvagio Erisittone.
  9. Il nono libro si concentra su Eracle e l'incestuoso Bibli.
  10. Il decimo libro si concentra su storie di amore condannato, come Orfeo, che canta di Giacinto, così come Pigmalione, Mirra e Adone.
  11. L'undicesimo libro confronta il matrimonio di Peleo e Teti con l'amore di Ceice e Alcione.
  12. Il dodicesimo libro passa dal mito alla storia descrivendo le gesta di Achille, la battaglia dei centauri e Ifigenia.
  13. Il tredicesimo libro discute la gara per le braccia di Achille e Polifemo.
  14. Il quattordicesimo libro si sposta in Italia, descrivendo il viaggio di Enea, Pomona e Vertumno, e Romolo ed Ersilia.
  15. Il libro quindicesimo si apre con una conferenza filosofica di Pitagora e la divinizzazione di Cesare.

La fine del poema elogia Augusto ed esprime la convinzione di Ovidio che il suo poema gli abbia fatto guadagnare l'immortalità.

Nell'analizzare le Metamorfosi, gli studiosi si sono concentrati sull'organizzazione di Ovidio del suo vasto corpus di materiale. I modi in cui le storie sono collegate da geografia, temi o contrasti creano effetti interessanti e costringono costantemente il lettore a valutare le diverse connessioni.

Le Memorfosi di Ovidio hanno influenzato profondamente tutta la letteratura occidentale
Le Metamorfosi di Ovidio sono la principale fonte per la conoscenza della mitologia classica.

Ovidio varia anche il tono e il materiale di diversi generi letterari: la sua poesia è stata definita «una sorta di galleria di vari generi letterari». In questo spirito, Ovidio si impegna in modo creativo a emulare , innovando, i suoi predecessori, alludendo all'intero spettro della poesia classica. L'uso di Ovidio dell'epica alessandrina, o dei distici elegiaci, mostra la sua incredibile capacità di fusione dello stile erotico e psicologico con forme più tradizionali come il genere epico.

Le Metamorfosi di Ovidio rappresentano una pietra miliare della letteratura latina e più in generale della letteratura occidentale di tutti i tempi. La sua influenza è presente lungo tutto il corso della storia artistica e letteraria d’Europa, e ancora oggi stupisce per freschezza e bellezza narrativa.

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Sandra

Educatrice, insegnante di meditazione, appassionata di storia, filosofia e di discipline spirituali.