Quando parliamo di lingua italiana e dei dialetti italiani è fondamentale ricordare che ciò che noi comunemente chiamiamo "lingua italiana" è a tutti gli effetti una lingua “virtuale” e standardizzata, che raramente corrisponde alla lingua parlata dalla stragrande maggioranza degli italiani.
Gli italiani infatti sono soliti parlare innumerevoli varianti regionali dell’italiano standard, “figlie” dell’incontro tra l’italiano standard appreso a scuola e gli innumerevoli dialetti presenti su tutto il nostro territorio.
In questo articolo scopriremo i principali dialetti del nostro Paese, le loro caratteristiche e le differenze che intercorrono tra di loro e soprattutto dall’italiano standard.
Le origini dell’italiano e dei dialetti della penisola
Non si può dire di conoscere un dialetto, se prima non si è seguito un corso italiano online o in presenza! Durante il Medioevo in Europa si utilizzava il latino come lingua scritta comune, sebbene la grande maggioranza delle persone fosse analfabeta e in ogni regione e luogo si parlassero una infinità di dialetti e lingue locali.

Nella penisola italiana, un po' come in tutta Europa, la maggior parte delle persone parlava infatti un vernacolo locale. Questi vernacoli, o dialetti, come vengono comunemente chiamati, si sono evoluti dal latino volgare nel corso dei secoli, senza essere influenzati in alcun modo da standard scolatico-accademici o da insegnamenti formali.
Questi vernacoli non sono dunque "dialetti" dell'italiano standard, che a sua volta nacque come una di queste lingue locali, ma a tutti gli effetti “lingue sorelle” dell'italiano. La mutua intelligibilità dei dialetti della nostra penisola con l’italiano standard varia notevolmente, così come con le lingue romanze in generale.
I dialetti possono infatti differire molto dall'italiano, a tutti i livelli - fonologia, morfologia, sintassi, lessico, pragmatica- e vengono per tale ragione classificate tipologicamente come lingue distinte.
Vale la pena ricordare brevemente le origini dell’italiano: la lingua italiana è nata e si è sviluppata molto lentamente, attraverso un lungo processo iniziato dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente nel V secolo d. C.
La lingua che noi oggi definiamo “italiana” si è sviluppata in Toscana centrale ed è stata formalizzata per la prima volta all'inizio del XIV secolo attraverso le opere di Dante Alighieri, scritte nel suo fiorentino nativo, il quale divenne la base di quella che sarebbe diventata la lingua ufficiale dell'Italia.
In Italia ogni città ha sempre presentato un proprio dialetto distintivo e per questo motivo oggi ci troviamo di fronte a un così complesso panorama di dialetti. Quando l'italiano di derivazione toscana fu impiegato come lingua standard in tutta la penisola, ovviamente furono naturalmente integrate in esso innumerevoli caratteristiche dei vari vernacoli locali, e questo fenomeno diete vita alle innumerevoli versioni regionali dell'italiano standard,
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I dialetti d’Italia
In Italia vengono parlati innumerevoli dialetti, con varietà a base toscana, veneta, siciliana, pugliese, napoletana, emiliano-romagnola, ligure, lombarda etc.
Le varianti di ogni singolo dialetto sono numerose, pur mantenendo un alto grado di intercomprensibilità.
Ciascun dialetto presenta regole sintattiche e grammaticali su come le parole dovrebbero essere pronunciate e usate nelle frasi.

I dialetti presentano un vocabolario proprio e un utilizzo delle parole che non necessariamente è riscontrabile in altri dialetti o nell'italiano standard, e tali differenze sono evidenti nelle varie letterature dialettali d'Italia.
Un'importante distinzione tra i dialetti e l'italiano standard risiede nella grammatica. Sebbene la gran parte dei dialetti condivida alcuni aspetti della sintassi e della struttura - come l'uso degli articoli maschili e femminili accanto ai sostantivi - ci possono essere sottili differenze tra ciascuna di essi.
Ad esempio, alcuni dialetti possono scegliere di utilizzare un tempo verbale non tipicamente utilizzato nell’italiano standard o di omettere alcuni suffissi sulle desinenze dei nomi.
Quanti dialetti esistono in Italia?
Stabilire il numero esatto dei dialetti parlati in Italia è difficile da determinare a causa della mancanza di una definizione chiara di cosa si intenda esattamente con il termine "dialetto".
Consultando il dizionario enciclopedico Treccani troviamo questa definizione:
Sistema linguistico di ambito geografico o culturale per lo più limitato, che non ha raggiunto o che ha perduto autonomia e prestigio di fronte agli altri sistemi con i quali costituisce geneticamente un gruppo.
In generale possiamo identificare tre macro gruppi di dialetti (e lingue parlate da minoranze linguistiche):
- Dialetti e lingue parlati nell’Italia settentrionale
- Dialetti parlati nelle aree centrali e meridionali d’Italia
- Dialetti e lingue parlate in Sardegna
Mappa dei dialetti d’Italia
Diamo dunque uno sguardo alla distribuzione dei dialetti italiani nelle tre macro aree geografiche indicate sopra.

Nelle seguenti tabelle abbiamo scelto di inserire anche le lingue parlate dalle minoranze linguistiche presenti nel nostro territorio, per sottolineare l’incredibile ricchezza e complessità linguistica della penisola. Non tutte le lingue presenti in queste tabelle, purtroppo, godono di una protezione ufficiale dallo Stato.
Italia settentrionale
FAMIGLIA LINGUISTICA | DIALETTI E LINGUE |
franco provenzale | patois |
occitanica | provenzale |
gallo-italica | piemontese, ligure, lombardo, emiliano, romagnolo |
veneta | veneto |
germanica | walser, tedesco |
ladina | Ladino, friulano |
slava | sloveno |
Italia centro-meridionale
FAMIGLIA LINGUISTICA | DIALETTI E LINGUE |
Italo-romanza | toscano meridionali (marchigiano, umbro, laziale, romanesco, aquilano) meridionali intermedi (ascolano, abruzzese, molisano, campano, lucano, foggiano barese, tarantino, calabrese settentrionale) meridionali estremi (salentino, cosentino, catanzarese, reggino, siciliano) |
albanese | arbëresh |
greca | grecanico |
Sardegna
FAMIGLIA LINGUISTICA | DIALETTI E LINGUE |
sarda | sassarese/gallurese, logudorese-campidanese |
Ibero-romanza | catalano |
I dialetti più noti d'Italia
Dialetto Lombardo
Il lombardo è tra i dialietti il primo di cui si parli solitamente in un corso italiano
. E' un dialetto appartenente al gruppo gallo-italico delle lingue romanze occidentali; viene parlato in Lombardia, nel Piemonte orientale, nella Svizzera italiana e in una parte del Trentino occidentale.

Il dialetto lombardo è caratterizzato da una vasta stratificazione linguistica (ligure, celtico, latino, longobardo) ed è strettamente legato alle altre lingue gallo-italiche, come l'emiliano e il piemontese.
In linea di massima il dialetto lombardo presenta due grandi sottogruppi: lombardo occidentale (es. milanese, comasco) e lombardo orientale (es. bergamasco, bresciano).
L’UNESCO ha censito il dialetto lombardo come lingua a rischio di estinzione.
Caratteristiche del lombardo
Scopriamo insieme alcune caratteristiche curiose e distintive del lombardo:
- La negazione in lombardo è situata dopo il verbo o dopo l'ausiliare, a differenza dell’italiano
- La presenza di quantificatori negativi, assente in italiano: ho vist nessun ( “non ho visto nessuno”)
- La presenza dell’imperativo negativo, non presente nell’italiano standard
- In lombardo il passato remoto è caduto in disuso
Dialetto veneto
Il veneto è una lingua romanza parlata nell’ Italia nord-orientale (Veneto, Trentino- bassa Valsugana e Primiero,Friuli-Venezia Giulia) da circa due milioni di persone. Comunità di parlanti veneto sono presenti in Argentina, Brasile e Messico.
Disponiamo di attestazioni letterarie di un proto-volgare veneto risalenti al XIII secolo: questo importante idioma, soprattutto nella sua versione veneziana, ha conosciuto nel corso dei secoli una grande diffusione per via dell’intensa attività commerciale marittima della Repubblica di Venezia: il gergo marinaresco per secoli è stato composto da una grande quantità di parole venete!
Il veneto presenta numerosissime varianti, alcune anche molto distanti tra loro per morfologia e fonologia.

Caratteristiche del veneto
- il pronome personale clitico per il soggetto davanti ai verbi nella seconda persona singolare e nella terza persona singolare e plurale (Mario el vien, Mario viene)
- nelle frasi interrogative avviene un’inversione del verbo con il pronome clitico
- spesso il veneto presenta estensione semantica di verbi e sostantivi molto distanti dall’italiano
- il veneto presenta verbi sintagmatici, ossia verbi seguiti da avverbi che ne modificano il significato: sbrigarse fora, “darsi una mossa”
Dialetto toscano
Il toscano è un insieme di idiomi appartenenti al ceppo romanzo parlati nelle zone oggi facenti parte della Regione Toscana (fatta eccezione per la Romagna toscana, la Lunigiana e Carrara) da circa tre milioni di persone.
Storicamente il dialetto toscano in tutte le sue varianti è stato considerato come una varietà “popolare” dell'italiano: il toscano in verità è stata la fonte primaria di ciò che noi oggi chiamiamo “italiano standard”, pur con le debite differenze.
La variante fiorentina è infatti il sostrato dell’italiano standard contemporaneo
Le opere di Dante, Petrarca,Boccaccio e Machiavelli hanno contribuito al prestigio dei dialetti toscani, i quali nel corso dei secoli sono diventati a tutti gli effetti la lingua franca tra i letterati di tutta l’Italia.
Caratteristiche del toscano
Sebbene il fiorentino abbia costituito la base per l’italiano standard, il toscano presenta innumerevoli peculiarità nonn condivise con l’idioma nazionale. Ecco alcuni esempi tipici:
- il fenomeno della “gorgia” (tecnicamente è il passaggio delle consonanti occlusive sorde a fricative): es. casa pronunciato “hasa”.
- raddoppiamento sintattico
- indebolimento intervocalico delle consonanti affricate (es. cena pronunciato “scena”)
- utilizzo dell’articolo determinativo davanti ai nomi propri
- sistema tripartito per gli aggettivi dimostrativi: questo, codesto, quello
Dialetto napoletano
Il napoletano è una lingua romanza di cui abbiamo traccia sin dai primi secoli del Medioevo in Italia meridionale: questo idioma prende origine dall’evoluzione di un gruppo di dialetti meridionali noti con la dicitura medievale di volgare pugliese, quell’insieme di dialetti alto meridionali parlati in Campania, Basilicata, Molise, Puglia (a esclusione del Salento), Calabria del nord, Marche del sud e parte meridionale Lazio.
Il dialetto napoletano ha una lunga e ricca tradizione letteraria, poetica e musicale, ed è indubbiamente uno dei dialetti più importanti d’Italia.
Caratteristiche del napoletano
- molto spesso le vocali su cui non cade l'accento e quelle poste a fine parola non vengono pronunciate in modo distinto, venendo tutte pronunciate con un suono indistinto,definito in linguistica come “scevà” (/ə/)
- il dialetto napoletano presenta un lessico estremamente ricco e stratificato, provenienti da diverse lingue: francese, spagnolo, arabo, greco, inglese
Dialetto siciliano
Il siciliano è una lingua appartenente al ceppo italo-romanzo parlato in Sicilia ed è una delle varietà più importanti dell’insieme dei dialetti italiani meridionali estremi. Secondo l’Unesco il siciliano è un idioma separato dall’italiano, essendo dotato di qualità e caratteristiche distintive e non assimilabili all’italiano. Il dialetto siciliano è parlato da circa cinque milioni di persone.
Caratteristiche del siciliano
- presenza della consonante retroflessa ḍ: es. beḍḍu, bello
- gli articoli determinativi lu, la, li talvolta diventano u, a, i
- Nel corso del tempo il siciliano è stato influenzato dal latino, dall'arabo, dal normanno, dallo spagnolo, dal tedesco e dal greco; queste influenze sono riscontrabili in particolar modo dal lessico, estremamente stratificato e complesso.
grazie, sto preparando la tesi per mia figlia Chiara e questo mi è servito molto ….ma devo andare ancora più avanti..grazie …..
Grazie a te per il tuo messaggio! Sono felice che ti sia stato utile. Buon lavoro e in bocca al lupo per il resto del percorso! 😊