Secondo recenti ricerche condotte dall’UNESCO in Italia si parlano attualmente oltre trenta dialetti e lingue minoritarie.

Alcuni di questi dialetti e idiomi sono abbastanza simili all'italiano standard comunemente parlato oggi, mentre altri presentano caratteristiche e peculiarità proprie, derivate in alcuni casi dall’influenza di altre lingue, come il francese, lo spagnolo, il greco e persino l’arabo.

A seconda della località e della regione in cui ti trovi è possibile incontrare modi di dire, parole e usanze locali intimamente connesse al dialetto, e ciò rappresenta senza dubbio una delle più grandi ricchezze del nostro Paese.

In questo articolo approfondiremo il ruolo e l’importanza dei dialetti nella vita quotidiana degli italiani e la loro profonda influenza sulle tradizioni locali e sull’identità delle persone.

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L’importanza dei dialetti nella penisola italiana

“Perché in Italia ci sono così tanti dialetti?”

Questa è una domanda che spesso emerge quando si affronta il tema del complesso panorama linguistico italiano. L’Italia ha mantenuto un numero così elevato di dialetti perché è una nazione relativamente giovane; fino all'unificazione definitiva avvenuta nel 1871, l'Italia era costituita da una pletora di entità territoriali indipendenti tra loro, ciascuna caratterizzata dai propri usi e costumi, dalla propria cultura e da una lingua distintiva parlata in ciascun territorio.

Perché in Italia ci sono così tanti dialetti?
L'Italia presenta una incredibile ricchezza linguistica.

Quando il Paese fu unificato nel Regno d'Italia, si rese necessario identificare una lingua standard affinché le diverse regioni potessero comunicare tra loro. Fu pertanto scelto il fiorentino letterario, il quale godeva da molti secoli di un elevato prestigio culturale e letterario, e su di esso fu modellato l’italiano standard che conosciamo e parliamo oggi.

In Italia si parlano ancora i dialetti?

Forse a questo punto ti starai chiedendo quante persone in realtà parlino ancora in dialetto oggi.

Secondo l’Istat circa il 50% della popolazione italiana parla ancora un dialetto regionale come lingua madre. Tuttavia, l'uso esclusivo del dialetto sta diminuendo, e sembra che il dialetto sia più usato da chi ha un livello di istruzione più basso. Inoltre, i dialetti sono parlati più comunemente tra amici e familiari che al lavoro.

Quante persone parlano ancora il dialetto in Italia?
La Sora Lella e Carlo Verdone in un film.

Indubbiamente il dialetto viene utilizzato perlopiù in contesti informali e quando i parlanti desiderano utilizzare un registro più colloquiale e “spontaneo”.

Familiarità e spontaneità sono infatti due concetti fondamentali per comprendere la ragione profonda per cui milioni di italiani, ancora oggi, tendono a prediligere l’utilizzo del proprio dialetto quando desiderano esprimere emozioni e pensieri in modo più diretto, veloce ed efficace.

La forza espressiva dei dialetti, il loro lessico puntuale e ficcante e la percezione di familiarità suscitata in chi li parla ne determinano il grande utilizzo ancora oggi, in un’Italia ormai unita da quasi due secoli e inserita in un contesto culturale estremamente globalizzato.

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Una nota dolente: lo stigma legato al dialetto

Purtroppo l’utilizzo dei dialetti e delle varianti regionali dell’italiano spesso è stato – e per certi versi accade ancora oggi- stigmatizzato: per ragioni di prestigio sociale spesso il dialetto e persino “l’accento” a esso connesso sono stati considerati “bassi”, legati a contesti scarsamente scolarizzati e giudicati “ignoranti”.

L’utilizzo del dialetto è stato associato al mondo contadino e a quelle realtà di povertà, difficoltà economica e scarsa scolarizzazione che caratterizzarono il secondo dopoguerra e che molto rapidamente furono superate grazie al boom economico degli anni ‘50 e ’60 del XX secolo.

Parlare l’italiano standard è senza dubbio una competenza fondamentale per chiunque viva in Italia, per ovvie ragioni comunicative, ma ciò non significa che i dialetti debbano necessariamente essere tralasciati o abbandonati completamente, come se si trattasse di un fenomeno culturale retrivo e da relegare al passato. Insomma, quanto è importante seguire un corso italiano?

Scopriamo dunque quanto i dialetti rappresentino ancora oggi un aspetto culturale e identitario imprescindibile per comprendere e apprezzare la cultura del Bel Paese!

I dialetti italiani: modi di dire e proverbi

Uno degli aspetti più noti e curiosi delle culture locali e dei dialetti italiani sono senza dubbio i modi di dire e i proverbi. Questi modi di dire costituiscono un prezioso e insostituibile patrimonio culturale, poiché sono stati tramandati di generazione in generazione e ci offrono uno spaccato vivido e ricco delle diverse identità locali e regionali del nostro paese.

Attraverso i proverbi possiamo scoprire un mondo di credenze e abitudini che ha caratterizzato la vita dei nostri antenati per secoli e secoli, e che fortunatamente è stato conservato in questa forma, semplice e diretta.

Il patrimonio culturale orale del nostro paese è intrinsecamente legato alla incredibile varietà linguistica della penisola: ogni città, ogni provincia e ogni regione d’Italia presentano un ricco patrimonio orale, originale e ricco di riferimenti agli usi e costumi delle persone.

Scopriamo dunque i quindi i detti popolari più famosi e significativi del nostro paese!

Modi di dire in milanese

O te mangiet la minestra o te saltet dala finestra (O mangi la minestra o salti dalla finestra)

A Santa Caterina mena la vaca a la casina (A Santa Caterina, le vacche tornano dal pascolo alla cascina)

A Milan, anca i moron fann l’uga (A Milano, anche i gelsi fanno l’uva)

Quaant se gh’a fam, la puleenta la paar salama (Quando si ha fame la polenta sembra salame)

Padrun cumanda, caval el trota (Il padrone comanda, il cavallo trotta)

Nà lavàda, nà sùgàda, la par n'anca duperàda (Una lavata, un'asciugata, non sembra neanche usata)

lo sapevi che la letteratura italiana presenta una ricca tradizione letteraria in dialetto?

Modi di dire in romanesco

Roma è santa, ma er su popolo boja (Roma è una città santa, ma non il suo popolo)

Se er vino nu lo reggi, l’uva magnatela a chicchi (Se non reggi il vino, mangia l’uva a chicchi)

Tata e mmamma nun campeno sempre (La tata e la mamma non vivono in eterno)

Omo de panza, omo de sostanza (Uomo robusto, uomo forte)

In tera de cechi, beato chi c’ha ‘n occhio (Dove tutti sono ciechi è fortunato chi ha un occhio solo)

Sparagna, sparagna, arriva er gatto e se lo magna (Risparmia, risparmia che arriva il gatto e se lo mangia)

Pe conosce bene ‘a famija, prima ‘a madre e poi ‘a fija (Per conoscere bene la famiglia, prima la madre e dopo la figlia)

Modi di dire in napoletano

L’amico è comme’ ‘o ‘mbrello: quannno chiove nun o truove maje (L'amico è come l'ombrello, non è mai a portata di mano quando piove)

Ntiempo'e tempesta, ogne pertuso è puorte' (In tempo di bufera ogni buco è un porto)

Ogni scarrafone è bello ‘a mamma soja (Ogni scarafaggio [persona poco attraente] è bello per sua madre)

Meglio nu ciuccio vivo, ca nu duttore muorto (Meglio un asino vivo che un dottore morto)

‘A lira fa ‘o ricco, a crianza fa o signore (La lira fa il ricco, ma la buona educazione fa il signore)

Chi nasce afflitto more scunzulato (Chi nasce pessimista, muore sconsolato)

Modi di dire in siciliano

Cu `un fa nenti `un sbaglia nenti (Solo chi non fa niente non commette errori)

Nuddu si pigghia si ‘un si assimigghia (Le persone si scelgono perchè si somigliano)

Di `na rosa nasci `na spina. Di `na spina nasci `na rosa (Da una rosa nasce una spina, da una spina nasce una rosa)

Quannu ‘u piru è maturu cari sulu (Quando la pera é matura cade da sola)

La pignata taliata `un vugghi mai (La pentola guardata non bolle mai)

Servu d`autru si fa cu dici lu sigretu chi sa (Chi racconta i propri segreti si fa servo degli altri)

Cibo e dialetti: una lunga storia d'amore

Senza dubbio uno degli aspetti più caratteristici e amati della cultura popolare italiana è la cucina: nota in tutto il mondo per la sua varietà e versatilità, la cucina italiana è a tutti gli effetti un complesso patchwork di tradizioni locali e regionali; come potrà confermarti il tuo prof del corso italiano online!

In cucina si esprime in modo potente e significativo la cultura di un luogo, con le sue tradizioni e consuetudini, le quali vengono espresse attraverso i dialetti e attraverso un’incredibile varietà di parole e di modi di dire connessi al mondo del cibo.

Dalla Valle d’Aosta alla Sardegna, dalla Calabria al Friuli Venezia Giulia, la tradizione culinaria italiana è caratterizzata da migliaia di espressioni dialettali, le quali esprimono tutta la ricchezza del patrimonio linguistico e culturale di ogni singola regione d’Italia.

I dialetti e il loro rapporto con la cucina.
Conosci questa pasta fatta in casa?

Prendiamo il caso della Puglia, una delle mete turistiche ed enogastronomiche più amate e frequentate del nostro paese: la tradizione culinaria di questa meravigliosa terra è caratterizzata da una grande varietà di piatti e di preparazioni, accompagnati da relative espressioni dialettali.

Scopriamoli insieme i nomi “originali” di alcune delle pietanze pugliesi più celebri:

Piatti tipici in dialetto pugliese

  • la fecàzze(la focaccia)
  • pàne e pemedòre, pane e pomodoro
  • strascenàate, orecchiette
  • gnemarìidde (torcinelli di fegato)
  • panzèrotte(panzerotti)

Li conoscevi?

Chiudiamo il nostro viaggio nel mondo dei dialetti italiani con una serie di modi di dire legati al cibo…in dialetto veneto!

  • Magna e bevi, che la vita xe un lampo. Mangia e bevi, perché la vita è un lampo!
  • Dona bela e vin bon xe i primi che te assa in abandon. Come le belle donne, anche il buon vino è il primo ad abbandonarti
  • Bacalà a ‘la visentina, bon de sera e de matina. Baccalà alla vicentina, buono sia di sera che di mattina!

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Sandra

Educatrice, insegnante di meditazione, appassionata di storia, filosofia e di discipline spirituali.