L'induismo, o più correttamente sanatana dharma ( ''il dharma eterno''), è una religione nata nel subcontinente indiano, caratterizzata da una vasta e articolata rete di sistemi di pensiero, ortoprassi e correnti spirituali accomunate da alcuni concetti condivisi e da un ampio corpus di testi tradizionali. Le principali denominazioni hindu sono il vaishnavismo, lo shivaismo, lo shaktismo e la tradizione smarta.
I testi hindu sono stati classificati in due grandi categorie, shruti, i testi “uditi” dagli antichi saggi, e smrti, i testi della tradizione. Alla prima categoria appartiene il Veda, alla seconda i Purana, il Mahabharata e il Ramayana (i due grandi poemi epici, conosciuti come itihasa,“storie”).
Tra i temi fondanti della visione filosofico-spirituale dell’induismo troviamo la dottrina del karma (azione), il dharma (etica/doveri) e la moksha (liberazione/libertà dalle passioni e dal ciclo di morte e rinascita).
In questo articolo scopriremo i concetti chiave e le principali dottrine e pratiche della religione e della filosofia induista!
Induismo: una definizione
Il sostantivo “induismo" fu coniato nel XVIII secolo dagli studiosi occidentali nel tentativo, discutibile e a tratti fallimentare, di creare un’etichetta generale per quell’ampia, articolata e complessa gamma di tradizioni nate in India, spesso in contrasto o addirittura in competizione tra loro.

Con il termine induismo gli studiosi intesero riferirsi a quel complesso fenomeno storico-religioso emerso in seguito al periodo vedico, tra il 500–200 a.C. e il 300 d.C., ossia nel periodo in cui furono composti i poemi epici, Ramayana e Mahabharata, e i primi Purana, testi importantissimi per la diffusione dei miti delle principali divinità del pantheon hindu.
Per i suoi aderenti, l'Induismo è uno stile di vita tradizionale. Molti praticanti si riferiscono alla forma "ortodossa" dell'induismo come sanatana-dharma, "la legge eterna" o la "via eterna".
Il sanatana-dharma si riferisce a un insieme di verità eterne e senza tempo rivelate divinamente nei Veda, i testi della “rivelazione” hindu.
L’induismo fiorì nel periodo medievale con il declino del buddhismo in India e con il formarsi di dottrine e ortoprassi sempre più distinte ed elaborate, le quali diedero vita alle forme religiose e dottrinali oggi universalmente note.
L’induismo presenta al suo interno dottrine e concezioni del divino molto varie, in alcuni casi antitetiche: gli hindu possono essere politeisti, panteisti, monoteisti, monisti, agnostici o persino atei. Non esiste una visione unica del divino, e la miriade di correnti, sette e ordini che compongono la tradizione hindu riflette questa incredibile varietà cultuale, filosofica e religiosa.
Le scuole di pensiero hindu
La tradizione induista classica presenta sei scuole filosofiche distinte, darshana: samkhya, yoga, nyaya, vaisheshika, mimamsa e vedanta.
- Samkhya: è una filosofia duale che considera la realtà come composta da due principi indipendenti, purusha (coscienza, spirito) e prakriti (natura o materia, comprese la mente umana e le emozioni). Purusha è la coscienza intesa come principio assoluto, indipendente, libero , trascendente, impossibile da descrivere a parole. Prakriti è la materia, la natura priva do coscienza, dinamica. La prakriti è frutto dell’interazione dei tre guna (qualità o tendenze innate): sattva, rajas e tamas. Quando prakriti entra in contatto con purusha l’equilibrio primigenio dei guna viene infranto e prakriti diventa manifesta, dando vita ai 23 principi costitutivi della Realtà, i tattva, i primi dei quai sono intelletto (buddhi, mahat), ego (ahamkara) e mente (manas).
- Yoga: è un insieme di pratiche mentali, corporee e spirituali finalizzate al controllo e al soggiogamento dei sensi, del respiro e della mente. Gli obiettivi finali dello yoga sono rappresentati dall’interruzione del flusso dei pensieri al fine di riposare nella consapevolezza distaccata e conseguire la liberazione (moksha) dal dolore e soprattutto dal ciclo delle rinascite. Nello yoga sistematico di Patanjali l'obiettivo finale dello yoga consiste nel raggiungere il samadhi (enstasi) al fine di isolare lo spirito dalla materia (kaivalya) attraverso le pratiche contemplative.

- Nyaya: questo darshana è incentrato sullo sviluppo sistematico della teoria della logica, della metodologia e dell'epistemologia. La filosofia nyaya afferma che la sofferenza umana derivi da errori e difetti prodotti da un'attività basata su conoscenze errate e che la liberazione sia raggiungibile attraverso la giusta conoscenza.
- Vaisheshika: si tratta di una filosofia caratterizzata da una riflessione su metafisica, epistemologia, logica, etica e soteriologia. Questo darshana postulava che tutti gli oggetti nell'universo fisico siano riducibili ad atomi e che le proprie esperienze derivino dall'interazione di questi atomi. Secondo questa visione tutto è composto da atomi, le qualità del cosmo emergono dagli aggregati di atomi, ma l'aggregazione e la natura di questi atomi sono predeterminate dalle forze cosmiche.
- Mimamsa: questa filosofia, il cui nome significa "riflessione", “indagine critica", si occupava di riflettere sui significati di alcuni testi vedici, e fu anche conosciuta come “esegesi antica”, per via della sua attenzione a quei testi vedici antichi che si occupavano delle azioni rituali. Questa particolare scuola è nota per le sue teorie filosofiche sulla natura del dharma, basate sull'ermeneutica dei Veda, in particolare dei Brahmana e delle Samhita. La mimamsa antica consiste di dottrine sia teistiche che non teistiche e mostrò poco interesse per l'analisi sistematico dell'esistenza degli dei. Piuttosto, sosteneva che lo spirito sia un'essenza eterna, onnipresente, intrinsecamente attiva: questa scuola di pensiero fu quindi più interessata all'epistemologia e alla metafisica del dharma.
- Vedanta: La parola "vedanta" significa "conclusione dei Veda", ma anche “il fine del Veda” e consiste nelle speculazioni filosofiche contenute nelle Upanishad (i testi finali del Veda) con particolare attenzione ai temi della conoscenza spirituale e della liberazione. Il Vedanta si è sviluppato in molte scuole e correnti di pensiero differenti, le quali però fondano la propria speculazione su tre fonti : le Upanishad, i Brahma-sutra e la Bhagavad-gita. Tutti i principali maestri del Vedanta (Shankara, Ramanuja, Madhva, Nimbarka e Vallabha) scrissero commentari di queste tre fonti. Tutte le scuole del Vedanta contengono ampie discussioni su temi di natura ontologica, soteriologica ed epistemologica.
Delle vere e proprie lezioni di filosofia!
Quest’ultima filosofia è senza dubbio la più importante e influente nell’evoluzione storica e dottrinale dell’induismo, e, sebbene le differenze tra le diverse scuole siano moltissime, queste condividono alcune caratteristiche comuni:
- Riflessione sull’identità tra il Brahman (l’Assoluto) e l'atman (spirito individuale)
- La scrittura, ossia il Veda, è la principale fonte di conoscenza
- Brahman - Ishvara (Dio), esiste come causa materiale immutabile e causa strumentale del mondo
- Il sé (jiva) è l'agente delle proprie azioni (karma) e il destinatario delle conseguenze di tali azioni
- credenza nel ciclo di nascita, morte e rinascita (samsara) e desiderabilità della liberazione dal ciclo delle rinascite (moksha).
Le correnti religiose dell’induismo
Passando ora, con queste nostre lezioni filosofia online, alla dimensione più prettamente religiosa, solitamente nell’induismo moderno vengono individuate quattro principali correnti religiose:
- Shivaismo, avente come divinità centrale il dio Shiva
- Vaishnavismo, avente come divinità centrale il dio Vishnu e i suoi principali avatare (discese terrene), tra le quali non possiamo non menzionare il dio Rama e il dio Krishna
- Shaktismo, avente come divinità centrale la Grande Dea, Devi, o Shakti, Divina Potenza
- Smartismo, che venera cinque divinità in modo paritario: Ganesha, Shiva, Shakti, Vishnu e Surya
Secondo la visione religiosa e filosofica dell’induismo le diverse divinità venerate dai devoti non sono altro che aspetti o manifestazioni di un'unica realtà impersonale assoluta (Brahman), una realtà simile a quella del Tao del taoismo o al Tian del confucianesimo.

I principi fondamentali dell’induismo
Dharma
Nell'induismo, dharma denota tutti quei comportamenti considerati in accordo con "l'ordine divino” che rendono possibili la vita e l'universo. Il dharma dunque include doveri, diritti, leggi, condotte, virtù e "giusti modi di vivere" ".
Il dharma è un principio fondamentale nell'induismo che si applica agli esseri umani e nella loro interazione tra di loro e con la natura, così come tra tutti i principi costitutivi del cosmo. Il dharma quindi fa riferimento all'ordine che rende possibile la vita e l'universo e include comportamenti, rituali, regole che riguardano i doveri religiosi, l’etica e la società.
Karma e samsara
La parola karma (azione) è senza dubbio il termine sanscrito più celebre al mondo. Questa parola designa principalmente il principio di causa ed effetto, secondo cui l'intento e le azioni degli individui influenzano il loro futuro: Le buone intenzioni e le buone azioni contribuiscono al buon karma e al conseguimento di rinascite più felici, mentre cattive intenzioni e cattive azioni contribuiscono al cattivo karma e alle cattive rinascite. Il karma tuttavia viene spesso frainteso come fato, destino o predeterminazione.
La rinascita, o ciclo del samsara, è inscindibilmente legata al concetto di karma, e consiste nell’idea secondo cui tutte le forme di vita attraversino un ciclo di reincarnazione, cioè una serie di nascite e rinascite. Le rinascite e la vita conseguente possono avvenire in regni, condizioni o forme differenti.
Nelle scuole che credono nella rinascita, l'anima di ogni essere vivente trasmigra dopo la morte, portando i semi degli impulsi karmici dalla vita appena completata in un'altra vita. Questo ciclo continua indefinitamente, ad eccezione di coloro che interrompono consapevolmente questo ciclo raggiungendo la liberazione, moksha.

Moksha
Moksha è quindi un concetto legato al samsara, ed è frutto di una visione presente in tutte le grandi religioni indiane, ossia l’idea che la condizione umana sia soggetta a ferite, malattie e invecchiamento, e dunque caratterizzata da un’intrinseca sofferenza. Il fine dell’induismo è quello di interrompere questo infinito ciclo di nascite e rinascite essenziale di inevitabile dolore, e dunque di raggiungere la liberazione (moksha) da questo ciclo.
Questo concetto è stato espresso in vari modi nelle tradizioni dell’India -nirvana, kaivalya, mukti- ed è considerato il fine ultimo dell’esistenza umana in tutte le correnti dell’induismo.
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Grazie mille per tutte queste informazioni su queste discipline, da solo sarebbe stato molto difficile trovare e mettere insieme così tante cose.
Grazie a te Roberto per il tuo messaggio, davvero bello da leggere! 😊 Siamo felici di averti aiutato a fare un po’ di chiarezza tra le tante sfumature dello yoga. Buon percorso, dentro e fuori dal tappetino! 🧘♂️✨