Il taoismo è un importante tradizione religiosa e filosofica originaria della Cina, la quale pone l’accento sull’importanza di condurre una vita in armonia con il Tao, inteso come quel principio trasformativo, dinamico, impersonale e misterioso su cui si basa la realtà.
Il pensiero taoista si è diffuso enormemente in tutte le culture asiatiche che nei millenni sono state influenzate dalla Cina, in particolare quelle del Vietnam, del Giappone e della Corea; in queste aree ritroviamo infatti pratiche e credenze che mostrano chiaramente un’influenza taoista, frutto di contatto costante con la cultura cinese.
Il pensiero taoista ha permeato in modo profondo la vita, le tradizioni e il folklore della cultura cinese, compresi molti aspetti solitamente non considerati taoisti, ed è senza dubbio una delle filosofie orientali principali.
La tradizione taoista infatti è spesso considerata come un importante e significativo collegamento tra la tradizione confuciana e quella popolare, ed è stata sicuramente più diffusa e praticata a livello popolare rispetto alla cultura confuciana “ufficiale” che per millenni ha caratterizzato il mondo cinese.
In questo articolo approfondiremo la storia, il pensiero e le tradizioni legate al taoismo!
Il taoismo: una definizione
Ecco la tua prima lezione di filosofia delle religioni sul taoismo! Con il termine “taoismo” si fa generalmente riferimento alle varie correnti filosofiche e religiose che pongono al centro della propria speculazione il concetto di Tao (cinese Dao: 道), il cui significato letterale è “via, strada”.
Il Tao è la via naturale dell'universo, la cui essenza va “compresa” attraverso l'intuizione al fine di realizzare il potenziale della saggezza individuale.
Fin dalle fasi iniziali del pensiero taoista sono esistite diverse scuole e correnti filosofiche, le quali hanno attinto e interagito con altre tradizioni come la filosofia confuciana e la speculazione buddista.
Il taoismo differisce dal confucianesimo perché pone maggiore enfasi sulla cura e sulla’attenzione alla salute spirituale e corporea (attraverso la meditazione, per esempio) e molto meno sull'organizzazione politica e sociale.
Sebbene gli studiosi occidentali abbiano talvolta tentato di separare la "filosofia taoista" dalla "religione taoista", non c'è mai stata realmente una tale separazione. I letterati e i sacerdoti taoisti che scrissero e commentarono le opere di riferimento di questa tradizione non operarono mai una distinzione tra idee "religiose" e "filosofiche", in particolare quelle legate alla metafisica e all'etica.
Testi e concetti filosofici
I testi tradizionalmente considerati come fondanti di questa tradizione filosofica sono il Daodejing e lo Zhuangzi, anche se fu solo durante la dinastia Han che furono raggruppati sotto l'etichetta "taoista".
Anche lo Yijing fu successivamente collegato a questa tradizione da alcuni studiosi, e sono stati inoltre raccolti nel tempo oltre 1.400 testi divenuti poi parte del canone taoista (Dàozàng).
La filosofia taoista è piuttosto eterogenea: i taoisti infatti non si sono mai considerati seguaci di un'unica comunità religiosa che condivideva un insieme coerente e omogeneo di insegnamenti o pratiche.
Dunque quando parliamo di taoismo sviluppò un insieme molto diversificato di credenze e testi cinesi, che nel tempo furono raccolti insieme in varie tradizioni sintetiche. Questi testi avevano alcune cose in comune, soprattutto idee sulla coltivazione personale e sull'integrazione con quelle che vedevano come le realtà profonde della vita.
Nel corso della sua storia, la filosofia taoista ha posto una particolare attenzione ad alcuni concetti chiave:
- wúwéi ("azione senza sforzo")
- zìrán ("autenticità naturale")
- qì ("spirito")
- wú ("non-essere")
- wújí ("non-dualità")
- tàijí ("polarità")
- yīn-yáng (lett. 'luminoso e oscuro')
- biànhuà ("trasformazione")
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Laozi
Figura centrale nella cultura cinese, Laozi è generalmente considerato il fondatore del Taoismo.
I resoconti tradizionali sostengono che Laozi (il suo nome di nascita fu Li Er) sarebbe nato nello stato di Chu nel VI secolo a.C. e avrebbe prestato servizio come archivista reale per la corte Zhou a Wangcheng (moderna Luoyang), dove incontrò e impressionò Confucio in un'occasione. Si ritiene che Laozi avrebbe composto il Daodejing in un'unica sessione prima di ritirarsi nel deserto.
Venerato come antenato della dinastia Tang (VII-X secolo d.C.) e parimenti onorato nella Cina moderna come progenitore del popolare cognome Li, Laozi è stato considerato un eremita immortale in alcune sette del taoismo, del buddismo cinese, del confucianesimo e della religione popolare cinese.
Alcuni devoti taoisti giunsero inoltre a considerare il Daodejing, la più celebre opera di Laozi nonché testo fondante della tradizione taoista, come una discesa terrena del dio Laojun, uno dei Tre Puri del pantheon taoista.
Il Daodejing
Il Daodejing( 道德经, “il classico della Via e della Virtù”), è l’opera fondamentale del taoismo, tradizionalmente attribuita al saggio Laozi, sebbene la paternità del testo e il periodo di composizione siano oggi estremamente dibattuti.
La parte più antica giunta sino a noi in forma manoscritta risale alla fine del IV secolo a.C., ma gli studiosi moderni considerano altre parti del testo come successive rispetto alle prime parti dello Zhuangzi, l'altro testo fondamentale del taoismo.
Il Daodejing è centrale per le concezioni filosofiche e religiose del taoismo e ha avuto una grande influenza sulla filosofia e sulla pratica religiosa cinese nel corso della storia.
La terminologia originaria del Daodejing è stata reinterpretata ed elaborata da pensatori legalisti, confuciani e in particolare dai buddisti cinesi, che ebbero un ruolo importante in Cina soprattutto dopo la sistematizzazione iniziale del pensiero taoista.
Artisti tra cui pittori, calligrafi e giardinieri hanno trovato ispirazione nell'opera di Laozi, la quale è nota in tutto il mondo ed è uno dei testi più tradotti della letteratura globale.
Il Daodejing è un testo di circa 5.000 caratteri suddiviso in 81 brevi capitoli o sezioni, nel quale l’autore descrive il Tao come la fonte e l'ideale di tutta l'esistenza. Il Tao è invisibile, ma non trascendente, immensamente potente ma estremamente umile, essendo la radice di tutte le cose.
Nella visione di Laozi le e persone nutrono desideri e volizioni e soprattutto sono dotati di libero arbitrio (e quindi sono in grado di “alterare” la propria natura). Molte persone infatti agiscono in modo "innaturale", sconvolgendo l'equilibrio naturale del Tao.
Il Daodejing intende condurre gli studenti a un “ritorno” al loro stato naturale, in armonia con il Tao. Il linguaggio e il pensiero comune, convenzionale vengono valutati criticamente in quest’opera: il taoismo infatti li concepisce come intrinsecamente parziali e artificiali, facendo inoltre ampio ricorso al paradosso per mostrare il proprio punto di vista.
Il concetto del “non agire”
Wu wei, letteralmente "non azione" o "non agire", è un concetto centrale del Daodejing. Il concetto di wu wei è multiforme e si riflette nei suoi molteplici significati: «azione senza sforzo», «non forzare», «non agire», «creare il nulla», «agire spontaneamente», «fluire con il momento». Una serie di lezioni di filosofia online potrebbe aiutarti a comprendere meglio la questione.
Il concetto di wu wei è illustrato con una celebre analogia, quella dell'acqua, ossia “agire seguendo la corrente del fiume invece che contro di essa". Wu wei è associato alla cedevolezza, all'azione “minima”, alla fluidità e alla “morbidezza”.
Wu wei è la modalità d’azione del saggio ideale (sheng ren), che esprime spontaneamente e senza sforzo la virtù, agendo in armonia e consonanza con le forze universali del Tao, agendo come bambini.
Questo concetto viene utilizzato per spiegare lo ziran, ovvero l'armonia con il Tao, intesa come semplicità e umiltà, virtù chiave del taoismo, in contrasto con l'azione puramente egoistica, concetti simili al dharma induista. A livello politico, significa evitare circostanze come la guerra, il promulgare leggi troppo dure e l’imposizione di tasse pesanti.
Alcuni taoisti vedono una connessione tra il concetto di wu wei e le pratiche esoteriche, come zuowang ("sedersi nell'oblio": svuotare la mente dalla consapevolezza corporea e dal pensiero) che ritroveremo nello Zhuangzi.
Il Zhuangzi
Il Zhuangzi (莊子) è uno dei due testi fondamentali del taoismo insieme al Daodejing. Fu scritto durante il tardo periodo degli Stati Combattenti (476–221 a.C.) e prende il nome dal suo autore tradizionale, Zhuang Zi, considerato l’erede spirituale di Laozi.
Il Zhuangzi è composto da storie, detti e massime che esemplificano la natura del saggio taoista ideale. Contiene numerosi aneddoti, allegorie, parabole e favole, spesso espressi con irriverenza o umorismo.
I temi ricorrenti includono l'abbraccio della spontaneità e il raggiungimento della libertà dal mondo umano e dalle sue convenzioni. In tutto il testo l’autore mira a illustrare l’arbitrarietà e la falsità ultima delle dicotomie normalmente abbracciate dalle società umane, come quelle tra bene e male, grande e piccolo, vita e morte, o uomo e natura, in una prospettiva filosofica profondamente non-duale.
In contrasto con l'attenzione alla morale e al dovere personale espressa da molti filosofi cinesi del periodo, Zhuangzi promosse il vagabondare spensierato e il seguire la natura: agendo in questo modo si sarebbe dunque diventati tutt'uno con la "Via" (Tao), senza separazione e senza difficoltà.
Zhuangzi era rinomato per i suoi brillanti giochi di parole e per l'uso di parabole per trasmettere i9 suoi messaggi. Le sue critiche alla società confuciana e ai personaggi storici sono molto divertenti e talvolta ironiche.
Sebbene l'apprezzamento per l'opera spesso si concentri sulla sua filosofia, il Zhuangzi è anche considerato una delle più grandi opere letterarie del canone letterario classico della Cina antica.
L’opera ha infatti influenzato in modo significativo i principali scrittori e poeti cinesi per più di due millenni, come dimostrato dal primo commentario attestato sull'opera scritto durante la dinastia Han (206 a.C. - 220 d.C.).
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