La pensione degli insegnanti, come di ogni altra categoria genera sempre molti dubbi e domande. Dopo quanti anni di servizio nella scuola pubblica si va in pensione? Quanto prende di pensione una maestra elementare? E un insegnante con 30 anni di contributi?

Rispondere a queste domande diventa sempre più complicato perché ancorando la pensione alla speranza di vita (quanto a lungo vivono le persone) e prevedendo la possibilità di pensione anticipata, non cambia solo l'età pensionabile ma anche l'importo percepito.

Due insegnanti della scuola che hanno la stessa età e svolgono la stessa mansione con lo stesso stipendio, avranno diritto a un trattamento pensionistico diverso a seconda del periodo in cui hanno iniziato a lavorare.

Non solo, possono fare richiesta di pensione anticipata se rispettano requisiti di legge che praticamente cambiano a ogni legislatura e rinunciano a una parte dell'indennità.

Non è necessario prendere lezioni di statistica o psicologia, per capire che l’incertezza non fa bene a nessuno. Ecco quindi, per iniziare, l'ammontare medio delle pensioni degli insegnanti in Italia nel 2024:

Livello di InsegnamentoPensione Media MensilePensione Media Annuale
Scuola dell'InfanziaCirca 1.150 - 1.250 €Circa 14.950 - 16.250 €
Scuola Primaria (Elementare)Circa 1.200 - 1.300 €Circa 15.600 - 16.900 €
Scuola Secondaria di Primo Grado (Medie)Circa 1.250 - 1.350 €Circa 16.250 - 17.550 €
Scuola Secondaria di Secondo Grado (Superiori)Circa 1.300 - 1.400 €Circa 16.900 - 18.200 €

Per rispondere alle domande sulla pensione di un insegnante dalla scuola primaria alle superiori, è bene anche conoscere i motivi per cui cambiano i requisiti anagrafici e contributivi (e perché continueranno a cambiare).

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Pensioni: perché cambiano i requisiti di età e versamenti

Non potendo, in questa sede, ripercorrere tutte le tappe della storia della previdenza in Italia, né, tanto meno, quelle della crisi economica e finanziaria, partiamo dalle modifiche sostanziali dell'ultima riforma pensionistica varata nel 2011 (Legge Fornero) e dai successivi tentativi di mitigarla con opzione donna, APE sociale, e quota 100, quota 102, quota 103 e così via.

Dalla fatidica Legge Fornero in poi, le regole per andare in pensione in Italia sono cambiate radicalmente.

Tutto un universo si è trasformato e il periodo di transizione, dalle precedenti norme pensionistiche, ha generato molta incertezza. La verità è che molti di noi stanno ancora cercando di capirci qualcosa, visto che periodicamente vengono introdotte delle eccezioni per anticipare l'età pensionabile (e diminuire l'importo della pensione).

Una cosa è certa: sono finiti i tempi in cui si andava in pensione a 60 anni o quelli dei cosiddetti baby pensionati che smettevano di lavorare tra i 40 e i 50 anni. Tralasciando le ragioni politiche ed economiche che girano intorno alle varie disposizioni in materia di pensioni, il motivo pratico per cui non si va più in pensione a 60 anni è demografico.

Le varie riforme pensionistiche sono dovute a:

  • Aumento della speranza di vita, perché si vive più a lungo grazie ai progressi della medicina e della scienza. In Italia la speranza di vita supera gli 80 anni di età: in particolare, per gli uomini è di 81,1 anni e per le donne di 85,2 anni.
  • Invecchiamento della popolazione, perché nascono meno persone di quante ne muoiano e in media, in Italia, si fanno 1,22 figli a coppia (Istat 2023). Il trend è in calo da decenni, visto che nel 2010 la natalità era di 1,46 figli a donna.

Questo vuol dire che non solo si vive di più - oggi si muore dopo gli 80 anni - ma anche che il numero delle persone in pensione cresce e crescerà più del numero delle persone in età lavorativa (15-65 anni).

È evidente che se ci sono più pensionati che lavoratori, bisognerà lavorare sempre di più e più a lungo per poter pagare le pensioni. La matematica non è un’opinione, e qui non si tratta di prendere lezioni di aritmetica. Si tratta di fare i conti con la realtà, con le risorse demografiche, con i dati e la perdita di popolazione.

La piattaforma di Superprof recensisce un gran numero di profili e CV di insegnanti privati e aspiranti tali. Molti di loro sono come te: svolgono la professione di insegnanti anche presso la scuola pubblica e cercano di arrotondare le entrate mensili offrendo lezioni private.

Per rispondere alle tante domande dei nostri insegnanti che lavorano anche come docenti della scuola pubblica, cerchiamo di capire come funziona la pensione per il personale docente, ATA e dirigenti scolastici a servizio del Ministero dell'Istruzione, qual è l'età pensionabile e come si calcola l'ammontare dell'assegno pensionistico.

Inoltre, come si può fare domanda di pensione anticipata? Se invece si vuole lavorare di più, come si può fare domanda di trattenimento in servizio? Si può lavorare mentre si è pensionati? Quanto prende di pensione un professore del liceo, per esempio?

Pensione docenti: la pensione di vecchiaia e la Legge Fornero

Come tutte le persone in età attiva in Italia, gli insegnanti della scuola pubblica vanno in pensione d'ufficio se maturano i requisiti previsti dalla legge n. 92 del 28 giugno 2012, meglio conosciuta come Legge Fornero.

Il requisito anagrafico è di
67

anni

Il requisito contributivo è di
20

anni di contributi

Nel 2011, l'ex Ministra del Governo Monti, Elsa Fornero diede la notizia delle nuove norme per la pensione in lacrime. Con un annuncio così era chiaro che ci sarebbero state brutte notizie per i futuri pensionati.

I cambiamenti strutturali al sistema pensionistico italiano introdotti dalla Legge Fornero sono stati:

Far passare tutti i lavoratori al sistema contributivo (l'importo della pensione dipende da quanto è stato versato)

Legare i requisiti anagrafici alla speranza di vita (più si vive a lungo, più tardi si va in pensione)

Eliminare la pensione di anzianità: non si va più in pensione dopo 40 anni di contributi anche se si non si ha il requisito anagrafico.

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Pensioni uomini e donne

Un'altra novità della riforma pensionistica in Italia è che l'età pensionabile di uomini e donne è la stessa. Rimane però una lieve differenza sugli anni di contributi richiesti.

I governi successivi, però, si sono affrettati a prevedere la possibilità per tutti, inclusi i docenti, il personale ATA e i dirigenti scolastici di andare in pensione anticipata con la presentazione di una richiesta di cessazione dal servizio.

Elsa Fornero è tristemente passata alla storia come colei che ha innalzato l'età pensionabile per milioni di italiani, anche se la situazione è ben più complessa.
Le celebri lacrime dell'ex ministra Elsa Fornero nell'annunciare il passaggio definitivo dal retributivo al contributivo e il conseguente aumento dell'età pensionabile.

Pensione docenti: dal retributivo al contributivo

Dal 2011 in poi, infatti, tutti in Italia sono passati dal sistema retributivo al sistema contributivo. Vuol dire che si va in pensione in base ai contributi versati durante la propria vita lavorativa e non più sulla base degli ultimi stipendi che in genere sono più alti.

Che differenza c'è in termini di pensione, dal contributivo al retributivo?

Secondo alcuni studi di settore, con il calcolo retributivo si andava in pensione con l'80% dello stipendio, mentre con il contributivo puro si perde il 50% in media. Una bella differenza quindi!

La riforma Fornero ha previsto un periodo di transizione dal 2011 al 2021 in cui si sarebbe applicato un regime misto tra il retributivo e il contributivo per i lavoratori interessati dalla precedente riforma pensionistica.

In particolare, l'anno decisivo viene fissato al 1995:

  • Chi ha lavorato per almeno 18 anni prima di quella data, si vede applicare il retributivo fino al 31 dicembre 2011 e il contributivo a partire dal 2012.
  • Chi, nel 1995 aveva meno di 18 anni di lavoro, ricade nel sistema contributivo a partire dal 1 gennaio 1996.
  • Chi inizia a lavorare dopo il 31 dicembre 1995, ha solo il sistema contributivo.

Pensione insegnanti: l'età pensionabile

La vera novità della riforma Fornero è stata l'innalzamento dell'età pensionabile a 67 anni. Anche in questo caso è stato previsto un periodo di transizione, con un aumento progressivo.

A partire dal 2021, tutti i lavoratori italiani, inclusi gli insegnanti della scuola pubblica, vanno in pensione a 67 anni.

Inoltre, a partire dalla Legge Fornero gli uomini e le donne vanno in pensione alla stessa età mentre prima del 2011 i requisiti erano 65 anni per gli uomini e 61 per le donne del pubblico impiego, 60 per le lavoratrici del settore privato.

Pensione di vecchiaia insegnanti

Attualmente, i requisiti per la pensione di vecchiaia degli insegnanti e di ogni altra categoria sono

  • 67 anni di età
  • 20 anni di contributi minimi

Chi lavora nella scuola pubblica e raggiunge questi requisiti entro il 31 agosto di ogni anno, va in pensione d'ufficio entro il 31 dicembre, ma ci sono delle eccezioni.

Ogni anno il Ministero dell'Istruzione emana una circolare in cui stabilisce quali sono le scadenze per presentare la domanda di permanenza in servizio. Questa può essere presentata da chi per esempio, pur avendo 67 anni di età, non ha raggiunto un'anzianità contributiva di 20 anni, può restare in servizio fino a 71 anni.

Pensioni docenti: pensione anticipata con Quota 100-103 e seguenti

Dati questi cambiamenti, non tutti sono stati d'accordo con le aspre novità della Legge Fornero, in particolare con l'eliminazione della pensione di anzianità. I governi che si sono susseguiti hanno introdotto delle modifiche per anticipare la pensione.

Il più famoso di questi provvedimenti è Quota 100, attivo dal 2019 al 2021. Questo è stato seguito da Quota 102 e Quota 103. Queste misure prevedono la possibilità di andare in pensione anticipata con i seguenti requisiti:

Quota 100: 62 anni di età e 38 anni di contributi

Quota 102: 64 anni di età e 38 anni di contributi

Quota 103: 62 anni e 41 anni di contributi

Le condizioni per la pensione anticipata con Quota 100 e seguenti sono temporanee e potrebbero cambiare di governo in governo. Per questo è sempre meglio chiedere assistenza alle associazioni di categoria o ai patronati in base alla tua situazione personale.

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Opzione donna: chi ne ha diritto?

Nello stesso periodo, si è previsto un altro provvedimento per la pensione anticipata, in questo caso a favore delle donne. Secondo Opzione donna, si può andare in pensione in questi casi:

  • 60 anni di età
  • 35 anni di contributi
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Attenzione: opzione donna

I requisiti anagrafici di Opzione donna cambiano di anno in anno!

Sia nel caso di Quota 100 e simili sia con Opzione donna le pensioni risultano più basse dello stipendio, con una perdita che sarebbe superiore a quella che si avrebbe con la pensione di vecchiaia.

Secondo una circolare dell'Inps del 2023, una volta raggiunta l'età pensionabile l'importo della pensione dovrebbe essere pieno e non più decurtato come la pensione anticipata. Sempre meglio chiedere conferma a un centro di assistenza fiscale specializzato!

La data ultima per andare in pensione con queste due finestre pensionistiche è il 31 dicembre, ma la situazione è sempre in divenire, per cui è meglio informarsi presso il Miur, l'Inps o associazioni di categoria.

Ape sociale: insegnanti in pensione a 63 anni

I docenti dell'asilo nido, della scuola d'infanzia e, dal 2022, anche della scuola primaria possono fare domanda di pensione anticipata tramite l'Ape sociale per i lavoratori che svolgono attività gravose da almeno 6 anni continuativi.

La pensione degli insegnanti di scuola d'infanzia e primaria può essere anticipata perché rientra tra i lavori usuranti.

Devono avere 63 anni di età e un'anzianità contributiva di 36 anni.

Possono richiedere l'Ape sociale anche i lavoratori che usufruiscono della legge 104 per badare a un coniuge o un familiare non autosufficiente; i lavoratori invalidi al 74% e i disoccupati con almeno 30 anni di contributi.

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Attenzione: insegnanti scuola primaria

Se sei un docente della scuola primaria puoi accedere alla pensione anticipata con l'APE sociale, ma non hai accesso ad altre prestazioni per lavori usuranti. Chiedi sempre info aggiornate alle associazioni di categoria!

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Domanda di cessazione di attività e di pensionamento

Per la pensione anticipata con Quota 103 e simili, Opzione donna e Ape sociale e anzianità contributiva, bisogna attendere la circolare apposita del Ministero dell'Istruzione che esce ogni anno a gennaio e fissa le scadenze e le modalità per presentare la domanda.

In genere, bisogna presentare le istanze online sul portale del Ministero dell'Istruzione entro febbraio. Puoi presentare la domanda di cessazione dal servizio, di permanenza (fino a 71 anni per raggiungere l'età minima contributiva) e di dimissioni volontarie.

Poi andrà fatta la domanda di pensione all'Inps nelle seguenti modalità:

  • Domanda online
  • Domanda tramite patronato (gratis)
  • Domanda tramite il contact center dell'Inps (tel. 803 164)

Pensione di vecchiaia, anticipata e part time per docenti

I requisiti generali della pensione di vecchiaia, come abbiamo visto, si applicano a tutti i lavoratori, inclusi i docenti, il personale ATA e i dirigenti scolastici.

La pensione di vecchiaia si matura al raggiungimento di 67 anni e almeno 20 anni di servizio.

Cosa succede se si hanno oltre 40 anni di servizio, o se non si raggiunge il minimo di 20 anni di contributi? Esistono delle disposizione generali in materia di pensione e altre che si applicano al caso specifico dei docenti.

Pensione docenti: requisiti per la pensione di vecchiaia

Chi lavora nel settore pubblico, come nel settore privato, e ha cominciato a lavorare prima del 31 Dicembre 1995, rientra nel sistema retributivo misto e per avere la pensione di vecchiaia deve avere 67 anni.

Ricordiamo che per avere la pensione di vecchiaia a queste condizioni bisogna aver versato almeno 20 anni di contributi!

Con la riforma delle pensioni si lavorerà più a lungo per una pensione più bassa.
Gli insegnanti vanno in pensione sempre più tardi!

Se invece i 20 anni di contributi si sono perfezionati dopo il 1 gennaio 1996 le regole per la pensione di vecchiaia sono:

  • metodo di calcolo contributivo (prendi in base a quello che hai versato)
  • 20 anni di contributi
  • 67 anni di età

Per richiedere la pensione di vecchiaia bisogna aver maturato i requisiti entro agosto e compilare la domanda di cessazione dal servizio sul sito del Miur con effetto dal settembre successivo.

Questo punto è molto importante: l'anno scolastico inizia a settembre ed è questa la data in gli insegnanti vanno in pensione!

Pensione di vecchiaia anticipata docenti

Se hai iniziato a lavorare molto giovane, arriverai sicuramente ad avere oltre 40 anni di carriera, anche se hai meno di 67 anni. In questo caso, puoi andare in pensione anticipata, a patto che ci siano le seguenti condizioni:

42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini

41 anni e 10 mesi per le donne

Tutto questo vale fino al 2026, dopodiché i requisiti verranno riadattati all'invecchiamento della popolazione.

Gli insegnanti della scuola di infanzia e degli asili nido ricadono tra i lavoratori che possono richiedere l'APE sociale e andare in pensione a 63 anni con 36 anni di contributi.

Pensione part-time per i docenti

Se hai raggiunto i requisiti per la pensione anticipata e non hai ancora 65 anni, ma vuoi ancora continuare a insegnare a scuola, puoi fare domanda di pensione e servizio part-time.

In pratica, continui a lavorare part-time nel caso la tua domanda venga accolta, e percepisci la pensione.

Domanda di trattenimento in servizio

Se non soddisfi i requisiti per la pensione di vecchiaia, perché magari hai iniziato a insegnare meno di 20 anni fa, anche se hai già 67 anni, puoi ritardare la pensione fino a 71 anni. In questo modo raggiungerai gli anni di anzianità contributiva minima.

Per farlo, devi compilare l'apposita domanda di trattenimento in servizio.

Sembra complicato anche solo capire quando si va in pensione, ora cerchiamo di capire con quanto ci andrai.

Pensione insegnante scuola primaria: qual è l'importo?

Una maestra elementare in Italia riceve una pensione netta di circa 1.200 euro al mese, pari a circa 16.600 euro all'anno. Questo importo può variare leggermente in base agli anni di servizio e alle rivalutazioni annuali degli assegni pensionistici.

Esiste un sito, creato dal Sole 24 Ore, Epheso 24, che ti permette di calcolare con quale importo andrai in pensione.

Mettiamo che tu sia una insegnante della scuola pubblica.

Inseriamo la tua data di nascita, per esempio il 2 gennaio 1965. Hai cominciato a lavorare come maestra delle elementari 27 anni fa.

Attualmente, hai una retribuzione netta di circa 22.000-24.000 euro l'anno, ovvero circa 1.800-2.000 euro al mese.

Vuoi davvero sapere il risultato?

Andrai in pensione nel settembre 2033 a 67 anni e 8 mesi dopo aver versato contributi per 39 anni e 8 mesi!

Prenderai una pensione pari all'57,6% del tuo reddito prima della pensione!

Con questo abbiamo detto tutto. Non solo l'età pensionabile si è alzata, ma se non raggiungi un tot di contributi dovrai lavorare più a lungo dei 67 anni!

Non risulta difficile capire perché molti insegnanti nel pieno delle loro forze cominciano a guardarsi intorno per cercare un lavoro alternativo. Ad esempio, l'insegnante di sostegno in inglese è sempre più richiesto anche privatamente.

Ora facciamo un'altra prova per capire quanto prende di pensione un insegnante con 35 anni di contributi. Mettiamo che il reddito è di 22.000 euro annui lordi. Innanzitutto dovrai lavorare fino a 67 anni e 8 mesi e la tua pensione lorda sarà di 13.000 euro.

Il calcolo della pensione di un insegnante è molto più complesso di quello che sembra, per questo devi rivolgerti all'Inps, ai sindacati o ai patronati specializzati per avere le informazioni aggiornate che fanno al caso tuo.

Perché dare lezioni private come secondo lavoro?

Un insegnante oggi non riesce sempre a sbarcare il lunario.

Tra le nuove prospettive professionali la più allettante può essere quella di dare lezioni private o di diventare life coach.

Tornando al dilemma pubblico, privato, pensione, risparmio…: qual è la differenza di salario tra la funzione pubblica e i corsi privati?

Avendo passato buona parte della propria vita nella pubblica istruzione, un insegnante esperto, di una certa età anagrafica, avrà già messo da parte i contributi per la sua pensione. In questo modo può affrontare un nuovo lavoro con serenità.

L’esperienza nell’insegnamento lo rende perfetto per dare corsi a domicilio perché i genitori si fidano di più. Sempre più persone chiedono di prendere lezioni online o a domicilio!

La sua qualifica di ex-prof gli consentirà anche di applicare una tariffa più alta, rispetto alla media. I genitori di alunni giovani, infatti, si fideranno di più di un insegnante che abbia lavorato a scuola, che non di un insegnante che dia esclusivamente lezioni private a domicilio.

Di fatto, il prezzo medio di un'ora di lezione su Superprof è intorno ai 18 euro. Ma questa media tiene anche conto degli annunci degli studenti universitari. Un professore esperto ha tariffe decisamente migliori.

I docenti di scuola chiedono in media 26 euro l'ora (ragionando per difetto), di cui un terzo se ne va in gestione separata Inps, mentre le tasse da pagare sono una tariffa fissa del 15% dell'imponibile. Rimangono quindi circa 18 euro netti l'ora. 

Pensione docenti: confronto tra lavoro impiego pubblico e insegnamento privato

Ipotizziamo che in totale un insegnante di scuola lavori 36 ore a settimana (incluse 18 ore di lezione), per uno stipendio medio di 1300 euro netti, rimane una tariffa oraria di 9 euro.

Le lezioni private valgono circa il doppio di una lezione a scuola e la domanda per i corsi privati è in continua crescita!

Ci sono sempre più adulti, ragazzi e bambini che hanno bisogno di prendere lezioni private, per scelte proprie o dei genitori. Altre volte, sono spinti proprio dagli insegnanti della scuola, che ne constatano la preparazione insufficiente. 

Altri vantaggi nel dare lezioni private:

  • Basta verifiche da correggere: per un insegnante delle medie o del liceo dare lezioni a domicilio significa togliersi lunghe ore di correzione di compiti in classe! Anche se le ore effettive di insegnamento sono meno di 18, non bisogna dimenticare che il tempo di preparazione delle lezioni e la correzione dei test di verifica impegna gli insegnanti per altre 18 ore minimo!
  • Un approccio personalizzato con l'alunno: la difficoltà principale quando si lavora per la scuola pubblica risiede nel fatto che dovendo insegnare a una classe intera, è difficile lavorare sulle lacune dei singoli studenti. Applicare un proprio metodo di insegnamento poi, è fantascienza. Nei corsi privati, invece, sei tu che scegli la metodologia.
  • Nessun programma da terminare in fretta e furia: l'obiettivo di un docente della scuola è contribuire a educare, formare, istruire cittadini del futuro. Purtroppo, spesso e volentieri, il proprio operato viene ridotto a un solo obiettivo: terminare il programma ministeriale entro l'anno scolastico. Spesso, questo viene fatto a discapito della qualità, soprattutto al liceo dove i programmi sono molto vasti. In un corso privato, invece, c'è la possibilità di approfondire e rispondere ai bisogni dello studente con più esercitazioni di matematica, o passaggi di filosofia, senza la pressione di un programma prestabilito.
  • Contributi pensionistici integrativi: se hai vinto da poco il concorso scolastico e sai già che sarà difficile raggiungere i requisiti minimi di pensionamento, ossia 20 anni di servizio, puoi iniziare da subito a dare lezioni private e contare su un'altra fonte di entrata, e più contributi per la gestione separata. Le lezioni private, diventano la tua assicurazione integrativa, che puoi gestire quando e dove vuoi, facendo ciò che ami di più: insegnare liberamente.
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Le lezioni private rappresentano un'ottima soluzione per gli insegnanti che vogliono guadagnare un po' di più.

Avere la certezza del proprio lavoro è un vantaggio innegabile della funzione pubblica e garantisce una pensione dignitosa, anche leggermente superiore alla media dei pensionati italiani. Ma per prendere in mano la tua vita lavorativa e la futura pensione, puoi sempre affiancare le lezioni private al tuo ruolo di docente!

Se hai bisogno di un po' di pausa dal lavoro ci sono due strade che puoi percorrere per cambiare il tuo percorso nella pubblica istruzione:

  • Andare in aspettativa e tentare un'altra carriera come dipendente statale
  • Chiedere un anno sabbatico, e dedicarti a un altro lavoro nel privato, come le lezioni a domicilio.

Sono innumerevoli e vari i campi in cui oggi le persone chiedono di prendere lezioni private e corsi di recupero. Si va dall'arte alla fisica, dal latino al disegno per alunni della scuola primaria e secondaria, ragazzi universitari e adulti, in età da lavoro o pensionati.

Le lezioni private possono essere una vera manna finanziaria e integrazione alla pensione, oltre a permetterti una vita più piacevole, più vicina al tuo ideale d’insegnamento. Sarai tu a darti un ritmo, a pianificare i corsi come meglio credi, compatibilmente con le esigenze e le richieste di chi necessita lezioni private.

Una lezione privata di solito si tiene a fine giornata, il pomeriggio o durante il week-end. Ma se ti troverai a dare lezioni a pensionati, casalinghe, disoccupati, potrai essere richiestissimo proprio se risulti disponibile anche al mattino.

Durante le vacanze scolastiche si devono prevedere orari di lavoro più intensi, perché gli studenti hanno più tempo! E da bravo insegnante ed ex studente, saprai bene che occorre approfittare di questi tempi miracolosi, che possono anche rivelarsi decisivi per il risultato finale!

Quindi, cambia totalmente il modo in cui impieghi il tuo tempo se decidi di passare alle lezioni private. Chi è abituato a farsi le vacanze scolastiche da una vita potrebbe incontrare qualche difficoltà nel cambiamento. Ma di certo, se stai leggendo questo articolo, sarai una persona piuttosto motivata! Al guadagno, all’impegno, alla prestazione coscienziosa e, ci auguriamo, alla trasmissione del sapere in modo spassionato ed illimitato.

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Farsi una pensione integrativa con le lezioni private

Molti insegnanti scelgono la via di mezzo: tengono il loro posto nella scuola pubblica e poi si mettono a dare ripetizioni milano o roma come attività extra, anche in vista di una pensione integrativa.

Naturalmente si tratta di una possibilità.

Il tema del futuro delle pensioni è un tema estremamente problematico per la generazione dei millenials e per la cosiddetta generazione z.
Chi entra nel mercato del lavoro oggi rischia di andare in pensione in età molto più avanzata rispetto ad oggi, e con una pensione estremamente ridotta.

Facendo entrambi i lavori gli insegnanti si tutelano rispetto a due grossi problemi della scuola pubblica:

Vediamo di sintetizzare la complessa situazione:

Come impiegato pubblico, l'insegnante non solo ha la sicurezza del posto fisso, ma anche la certezza di avere una pensione;

Il problema è quanto a lungo bisognerà lavorare e quanto si prenderà, ecco perché molti pensano a un secondo lavoro;

Andrai in pensione, come tutti in Italia, a 67 anni con un minimo di 20 anni di contributi.

Puoi chiedere la pensione anticipata se hai 41 anni e 10 mesi di contributi se sei donna, 42 anni e 10 mesi di contributi se sei uomo. Se lavori al nido, alla scuola di infanzia e alla primaria puoi richiedere l'APE sociale dopo 36 anni di lavoro.

I numeri da tenere a mente per la pensione degli insegnanti sono 67 e 20.
  • Se non raggiungi il requisito di 20 anni di contributi quando hai 67 anni, puoi continuare a insegnare per altri 4 anni facendo domanda di trattenimento in servizio.
  • E' possibile svolgere un secondo lavoro e le lezioni private sarebbero perfette!
  • Basta ricordarsi che c'è una diversa organizzazione del tempo con i corsi privati. Se ancora non sei convinto, e hai 10 anni di lavoro nella scuola puoi sempre prenderti un anno sabbatico!

L’insegnamento è la tua passione? Ritieni di avere una facilità nell’instaurare un buon rapporto con i tuoi studenti, il segreto per la trasmissione di competenze? Ti trovi particolarmente a tuo agio con bambini, adolescenti, adulti?

Chi sceglie di prendere lezioni private, naturalmente, cerca non solo una persona preparata in una determinata materia, ma anche, e soprattutto, una relazione pedagogica, una partecipazione empatica da parte dell’insegnante alla propria vicenda di “apprendista”.

La cosa è particolarmente vera nel caso degli adolescenti o degli adulti che si mettono a studiare una disciplina da zero. Tutti, oggi, ricercano una guida per affrontare le difficoltà del mondo attuale. Da soli non è sempre facile mettersi al passo coi tempi e con le esigenze del mercato e della scuola.

La tua funzione non sarà solo trasmettere competenze disciplinari proprie del tuo ramo. Sarà anche quella di impartire, suggerire un metodo, un approccio anche psicologico al sapere e alle novità.

La qualità della relazione interpersonale dovrà essere la chiave del tuo successo come insegnante privato. Pronto ad affrontare la sfida?

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Catia Dos Santos

Traduttrice e scrittrice con una passione per le lingue