Con l’espressione” filosofie orientali” si è soliti disegnare le varie filosofie che hanno avuto origine nell'Asia orientale e meridionale, tra cui le principali filosofie sorte in Cina, confucianesimo e taoismo, e le filosofie e tradizioni spirituali dell’India, tra cui spiccano l’induismo e il buddismo.
Queste tradizioni, seguite da milioni di praticanti, costituiscono un patrimonio inestimabile sul piano culturale, letterario e artistico e hanno contribuito in modo davvero unico e prezioso alla speculazione filosofica e spirituale dell’umanità, fornendo punti di vista profondi e mai scontati.
Le filosofie orientali hanno avuto una profonda influenza sulla cultura occidentale, in particolare negli ultimi due secoli, e l’interesse per queste visioni “altre” rispetto alla tradizione speculativa europea continua a crescere di anno in anno.
In questa tua prima lezione di filosofia, scoprirai le quattro principali filosofie orientali: confucianesimo, taoismo, buddhismo e induismo.
Il confucianesimo
Il confucianesimo è una filosofia nata dagli insegnamenti del filosofo cinese Confucio (551–479 a.C.), il quale sostenne di promuovere e tramandare i valori culturali tradizionali ereditati dalle dinastie precedenti.
Il termine "confucianesimo" non trova un’espressione corrispondente in lingua cinese: genericamente in cinese ci si riferisce alle dottrine confuciane e a tutti ciò che a esse viene associato con il carattere ru (儒), il cui significato letterale è "studioso","erudito”.
Tradizionalmente a Confucio viene attribuita la composizione dei celebri Cinque Classici,Wu Jing, i testi base del confucianesimo:
- Yijing (Classico dei Mutamenti o Libro dei Mutamenti)
- Shijing (Classico della poesia o Libro dei canti)
- Chunqiu (Annali di primavera e autunno)
- Shujing (Il Libro dei Documenti o Libro della Storia)
- Liji (Il Libro dei Riti)
Il confucianesimo ruota attorno a un concetto spirituale, tian, Cielo, e alla ricerca dell'unità del sé individuale con il Cielo. La filosofia di Confucio, quindi, si fonda sul rapporto tra l'umanità e questa realtà ultima e ordinata, il Cielo.
Ren (“umanità”,essenza propria di un essere umano) è invece l’essenza della mente compassionevole, una virtù donata dal Cielo e il mezzo attraverso cui l'essere umano può raggiungere l'unità con il Cielo comprendendo la propria origine divina in Esso.
Il confucianesimo fu sviluppato e ampliato da Mencio, discepolo di Confucio, e dalle generazioni successive, che ne modificarono l’impostazione, sempre preservando al suo centro i principi di umanità e di rettitudine propugnati da Confucio.
Tra i principali precetti confuciani troviamo la cooperazione armonica tra i membri della società, la pietà filiale, l’etica del lavoro, il senso di responsabilità personale e la fiducia.
Il taoismo
Con l’espressione “taoismo” si fa riferimento alle diverse correnti filosofiche e religiose cinesi che hanno posto al centro della propria speculazione il concetto di Tao (道), il cui significato è “via, strada”, inteso come quel principio trasformativo, dinamico, impersonale e misterioso su cui si basa la realtà.
Il Tao è definito dai filosofi cinesi la via naturale dell'universo, la cui essenza va “compresa” attraverso l'intuizione al fine di realizzare il potenziale della saggezza individuale.
Il taoismo si discostò dal confucianesimo poiché pose maggiore enfasi sulla cura e sull’attenzione alla salute spirituale e corporea dell’essere umano e molto meno sull'organizzazione politica e sociale. L’opera principale della filosofia taoista è senza dubbio il Daodejing, attribuito al saggio Laozi, vissuto nel VI sec. a.C.
Il concetto chiave del taoismo, in questo nostro corso filosofia online, per come viene illustrato da Laozi è wu wei, ossia «azione senza sforzo»: la modalità d’azione del saggio ideale è wu wei, ossia esprime spontaneamente e senza sforzo la virtù. Un’azione in armonia e consonanza con le forze universali del Tao, agita con la semplicità dei bambini.
Per il taoismo l'armonia con il Tao, intesa come semplicità e umiltà, virtù chiave del taoismo, in contrasto con l'azione puramente egoistica è il centro e il fine dell’esperienza umana.
Il pensiero taoista ha influenzato in modo profondo la vita, le tradizioni e il folklore della cultura cinese, ed è spesso considerata come un importante e significativo collegamento tra la tradizione confuciana e quella popolare.
Il buddismo
Il termine "buddhismo" (o buddismo) è un neologismo comunemente impiegato per tradurre il sostantivo sanscrito dharma: “ordine”, "virtù","dovere religioso e morale", e si riferisce alla "legge e ordine cosmici" per come sono stati espressi dagli insegnamenti del Buddha, il “Risvegliato”, Siddharta Gautama, vissuto nel V sec. a.C.
Gli insegnamenti fondamentali del Buddha sono riassunti nelle quattro nobili verità e nel nobile ottuplice sentiero, un cammino basato su una disciplina che include la formazione etica e la pratica della gentilezza verso gli altri, e una serie di pratiche ascetiche come il controllo dei sensi, la consapevolezza mentale e la meditazione.
Nel buddhismo si afferma che l’esistenza umana sia caratterizzata da tre caratteristiche essenziali:
- anicca (impermanenza),
- dukkha (sofferenza)
- anattā (privo di un'essenza reale ed eterna)
Gli esseri umani sono soggetti all'illusione per via di queste tre caratteristiche, e questa illusione si traduce in sofferenza; la rimozione di quest'illusione si traduce nella cessazione del dolore e dunque l’interruzione del ciclo delle rinascite (samsara).
Le quattro nobili verità insegnate nel buddhismo sono:
- Dukkha ("sofferenza"; il dolore è alla base dell’esistenza umana)
- Samudaya ("causa"; la sofferenza è causata dal desiderio)
- Nirodha (“fine”; il dolore può essere interrotto)
- Marga (“percorso”;seguire il nobile ottuplice sentiero: retta visione, retta risoluzione, retta parola, retta azione, retti mezzi di sussistenza, retto sforzo, retta consapevolezza, retta concentrazione.)
Il Buddha insegnò una via mediana, la celebre “Via del Giusto Mezzo”, tra l'indulgenza sensuale e il severo ascetismo, la quale sarebbe capace di condurre alla libertà dall'ignoranza, dal desiderio, dalla sofferenza e dunque dalla rinascita.
L’induismo
Con il termine induismo si è soliti riferirsi al fenomeno storico-religioso emerso in India a partire dal 500-200 a. C., periodo in cui furono composti i poemi epici, Ramayana e Mahabharata, e i primi Purana, i testi classici di questa articolata e complessa tradizione.
L’induismo, o sanatana-dharma (“legge eterna e universale”) è caratterizzato da dottrine e concezioni del divino molto varie, in alcuni casi molte diverse tra loro. Sei sono le filosofie classiche dell’induismo: Samkhya, Yoga, Nyaya, Vaisheshika, Mimamsa e Vedanta.
Tra di esse il Vedanta è senza dubbio la più importante e influente, seguita dallo Yoga, probabilmente l’aspetto della cultura induista più celebre e amata in tutto il mondo.
La parola "vedanta" significa "conclusione dei Veda", ma anche “il fine del Veda” e consiste nelle speculazioni filosofiche contenute nelle Upanishad (i testi finali del Veda), nella Bhagavad-gita e nei Brahma Sutra, aventi come tema centrale l’immortalità dello spirito (atman) e la sua identità con l’Assoluto (Brahman).
Lo yoga è invece un insieme di pratiche corporee e spirituali finalizzate al controllo e al soggiogamento dei sensi: l’obiettivo dello yoga è quello di consentire al praticante di conseguire la liberazione (moksha) dal dolore e dal ciclo delle rinascite mediante la meditazione.
In generale l’induismo ruota attorno alla dottrina del karma (legge della retribuzione delle azioni), il dharma (etica/doveri) e la moksha (liberazione/libertà dalle passioni e dal ciclo di morte e rinascita).
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