Capitoli
Quando ci si occupa di psicologia solitamente si è soliti porre l'accento sui contributi di psicologi maschi come Sigmund Freud, Willhelm Wundt o Ivan Pavlov
Purtroppo gli importanti contributi delle psicologhe vengono spesso trascurati nei libri di testo di psicologia e nella pubblicistica. Ci sono state molte donne in psicologia, tuttavia, che hanno dato contributi critici e hanno contribuito a plasmare lo sviluppo di questo importantissimo campo del sapere moderno.
Dove sono tutte le donne nella storia della psicologia? Quando studiamo l’evoluzione di questa disciplina ci troviamo spesso a chiederci se tutti i primi psicologi fossero uomini. Il predominio degli uomini nelle liste dei “pionieri” della psicologia lo fa certamente sembrare così, ma la realtà è che le donne hanno contribuito alla psicologia sin dai suoi primi vagiti.
Le stime suggeriscono che all'inizio del XX secolo circa il 12% degli psicologi erano donne! Tuttavia, molte di queste donne pioniere in psicologia hanno dovuto affrontare notevoli discriminazioni, ostacoli e difficoltà. A molte non è stato permesso di studiare con uomini, sono stati negati i titoli di studio che avevano giustamente conseguito o hanno avuto difficoltà a ottenere posizioni accademiche che consentissero loro di ricercare e pubblicare.
Le donne hanno dato molti contributi importanti e rivoluzionari nel campo della psicologia, spesso nonostante abbiano subito notevoli discriminazioni a causa del loro sesso.
Queste donne meritano di essere riconosciute per il loro lavoro: per questa ragione oggi vi presentiamo una delle pioniere di questa disciplina, Melanie Klein, studiosa austriaca nota per gli enormi contributi dati alla psicanalisi infantile, tra cui non possiamo non menzionare:
- terapia del gioco
- gli studi sullo sviluppo del super-io
- l’esplorazione sistematica delle fantasie inconsce infantili
- l’introduzione delle nozioni basilari di “posizione schizo-paranoide” e di “posizione depressiva”
Il cuore del lavoro di Klein dimora nella relazione, che mette il nostro Io in costante rapporto con gli oggetti delle nostre pulsioni: si tratta della teoria delle relazioni oggettuali. Le sue teorie, come quelle dei suoi colleghi incontrati in questi articoli dedicati ai pionieri della psicologia, sono spesso state criticate, ma hanno tuttavia esercitato un'influenza enorme nella storia della psicanalisi. La terapia del gioco, per esempio, è una tecnica usata ancora oggi per aiutare i bambini a esprimere i propri sentimenti ed esperienze in modo naturale e utile.
Scopriamo allora i contributi offerti da Melanie Klein al mondo della psicanalisi!
La giovinezza di Melanie Klein
Melanie Reizes nacque a Vienna il 30 marzo 1882, quarta figlia del medico Moriz Reizes e di Libussa Deutsch. La sua famiglia era di origine ebrea, e conobbe grandi ristrettezze economiche . Klein era molto legata ai fratelli, che furono anche i suoi primi insegnanti ma che morirono molto giovani. Klein non superò mai del tutto questi gravi lutti e si impegnò a valorizzare la memoria di suo fratello, studente di medicina,raccogliendo e pubblicando i suoi scritti.

Negli anni dell’adolescenza decise che sarebbe diventata un medico, sostenuta e appoggiata dai suoi familiari, e soprattutto comprese di volersi dedicare alla psichiatria. Finito il liceo si iscrisse a medicina, e all’Università conobbe Arthur Klein che diventerà suo marito e con il quale ebbe tre figli. Per una promozione di Arthur, la famiglia si trasferì a Budapest dove Melanie entrò in contatto con la psicoanalisi freudiana. Il matrimonio e la famiglia purtroppo l’avevano allontanata dai suoi studi, e per questo lei era molto infelice, e per questa ragione iniziò un percorso di terapia con Sándor Ferenczi, uno psichiatra pioniere della psicoanalisi in Ungheria. Per la prima volta Melanie riuscì ad aprirsi e a parlare delle sue esperienze emotive ed essere ascoltata da un uomo acuto e sensibile. L’incontro con Ferenczi fu per la studiosa una tappa molto importante, perché fu lui il primo a incoraggiarla nell’impegnarsi nella psicoanalisi infantile. Nel 1919 infatti presentò alla Società ungherese di psicoanalisi la sua prima ricerca, il dedicata al caso di Erich, suo figlio di 5 anni: un lavoro innovativo che le permetterà di diventare membro della Società. Proprio come Jean Piaget, infatti, il suo lavorò si basò inizialmente sulle osservazioni compiute sui propri figli.
Gli anni berlinesi di Melanie
Durante la presentazione della sua ricerca presso la Società ungherese di psicanalisi Melanie ebbe modo di conoscere Karl Abraham, un pioniere della psicoanalisi in Germania, che la spinse a recarsi a Berlino per dedicarsi alla psicoanalisi infantile, con la promessa di offrirle il suo aiuto.
L’invito non rimase disatteso: la guerra e le prime persecuzioni contro gli ebrei spinse Klein e la sua famiglia a trasferirsi nel 1921 a Berlino, dove ebbero quindi inizio le sue ricerche sulla psicanalisi infantile. La studiosa si dedicò inizialmente ai casi dei sue due figli maschi, Erich e Fritz, che ispirarono due articoli importantissimi che le permisero di diventare membro della Società psicoanalitica di Berlino nel 1923. Questo fu senza dubbio il vero inizio della carriera di Klein.
Nel 1924 divorziò dal marito, con il quale era in crisi ormai da molti anni, e la sua attività di terapeuta si intensificò. Karl Abraham nel frattempo divenne il terapista e il mentore di Klein, ma la sua morte prematura, avvenuta nel 1925, colpì Melanie profondamente, anche sul piano professionale. Abraham aveva sostenuto il suo lavoro incondizionatamente, però nella società tedesca di psicanalisi iniziò a prendere il sopravvento la visione di Anna Freud, che si occupava prevalentemente di psicoanalisi infantile, proprio come Klein.

Klein e Freud
Melanie Klein si trovò sin da subito in disaccordo con le teorie relative all’Io e al transfert sostenute da Sigmund e da Anna Freud: Klein riteneva che l’Io fosse già formato e presente anche nei bambini e che proprio attraverso il gioco fosse possibile far emergere dall’inconscio quelle pulsioni, tratti e atteggiamenti che determinano stati psicologici definiti, che la studiosa chiamava “posizioni”.
Le posizioni scoperte da Klein, quella schizo-paranoide e quella depressiva, potrebbero dunque affiorare nei bambini proprio attraverso al gioco. Per Klein sarebbe dunque possibile operare con successo sull’inconscio dei bambini grazie all’attività ludica.
Klein a Londra: la consacrazione
Un suo articolo dedicato allo sviluppo infantile fu pubblicato sull’International Journal of Psychoanalysis, rivista di psicanalisi fondata da Ernst Jones nel 1919, che aveva seguito con interesse il lavoro di Klein nel corso degli anni. Proprio su invito di Jones Melanie si trasferì a Londra nel 1926, dove entrò in contatto con il Bloomsbury Group e con moltissimi psicanalisti di grande fama.
Gli anni londinesi portarono grande fortuna alla studiosa: finalmente nel 1932 fu pubblicata la sua opera più celebre, La psicoanalisi dei bambini, pubblicata in inglese e in tedesco e in seguito tradotta in tantissime lingue, opera che le permise di entrare nell’olimpo della psicanalisi.

La sua carriera giunse quindi a un momento di svolta, con la pubblicazione di moltissimi articoli e con la partecipazione a moltissimi seminari e conferenze.
La fine della sua vita e il suo ruolo nella psicanalisi
La carriera di Klein proseguì senza intoppi anche durante i tragici anni del conflitto mondiale, durante i quali la psicanalista proseguì il suo lavoro come terapeuta ma anche di ricercatrice, e infatti continuò a pubblicare nuovi studi e a rivedere quelli precedenti che tanta notorietà le avevano portato.
Nel 1946 Klein ebbe modo di bissare il successo della sua prima opera dedicata alla psicanalisi infantile, pubblicando Notes on some schizoid mechanisms, probabilmente il lavoro più significativo della sua carriera e più in generale una delle pietre miliari della psicoanalisi. In questa celebre opera l’autrice introduce nel mondo della psicanalisi i concetti di scissione dell’Io e di proiezione identificativa.
Klein ebbe modo di scrivere ancora articoli e pubblicazioni, lasciando anche molti scritti di natura biografica, nei quali è possibile trovare molte riflessioni e soprattutto un racconto vivido dell’ostracismo di stampo sessista incontrato e duramente subito da questa importantissima studiosa. Nel 1960 purtroppo la studiosa si ammalò di tumore e morì il 22 settembre 1960.
Il contributo di Melanie Klein al mondo della psicanalisi è enorme, e ancora oggi coloro che si occupano di infanzia, sia sul piano terapeutico che pedagogico, proprio come nel caso di Albert Bandura, non possono fare a meno di prendere in considerazione il suo meraviglioso lavoro e le sue intuizioni rivoluzionarie sullo sviluppo infantile.
Klein dedicò la sua intera esistenza alle sue ricerche e alla sua professione di terapeuta, producendo una corposa bibliografia composta di opere,saggi e articoli, con i quali ha rivoluzionato il suo campo di indagine, e per questo oggi ne celebriamo il ricordo accanto agli altri pionieri della psicanalisi.
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