Dall'Antichità al Medioevo, il continente euroasiatico vide emergere sul suo territorio un gran numero di lingue regionali e dialetti diversi, un'evoluzione delle lingue derivante da importanti flussi migratori, contatti, scontri e colonizzazione tra i popoli.
L'Europa è infatti il prodotto di un'evoluzione plurimillenaria, durante la quale molte popolazioni — a volte con origini lontane — hanno vissuto insieme o si sono scontrate l'una con l'altra, formando un substrato di culture derivante da civiltà e imperi che si sono succeduti e le cui eredità hanno dato vita a molte lingue diverse tra loro.

Milioni di persone nel vecchio continente ma non solo parlano ogni giorno lingue che sono l'evoluzione storica della lingua latina.
Il latino (lezioni di latino), inizialmente il dialetto parlato soltanto dal popolo del Lazio, si è affermato in tutta Europa come lingua ufficiale dell'Impero Romano.
Col passare dei secoli, vengono di fatto a crearsi almeno due forme della lingua latina: il latino classico — la lingua dell'amministrazione romana — e il latino volgare, ovvero quello parlato dal popolo nei diversi territori colonizzati.
Alla caduta dell'Impero Romano, la lingua latina era ormai diventata il linguaggio comune nella maggior parte dei territori conquistati. Sebbene si abbia tendenza a dire che il latino sia una lingua morta, la realtà è ben diversa: il latino non è mai morto, ma a seconda delle regioni si è evoluto al punto di diventare irriconoscibile. Così, le varie forme di latino volgare parlato nelle province precedentemente sotto il dominio romano formarono le cosiddette lingue romanze.

Chiamiamo "lingue romanze" tutte le lingue che si sono evolute dalla lingua latina, conservandone in buona parte le caratteristiche, ma modificando profondamente il proprio apparato fonologico, morfologico e sintattico rispetto alla lingua madre.
L'area geografica di influenza del latino è così grande che può essere suddivisa in due categorie: le lingue neolatine occidentali e le lingue neolatine orientali.
Se il latino ha dato vita a un'intera serie di lingue romanze — le lingue figlie — usate da più di un miliardo di persone in tutto il mondo, possiamo davvero considerare il latino come una lingua morta?
Ecco, dalla redazione di Superprof, una breve presentazione delle lingue derivanti dalla lingua latina.
Lingue provenienti dal latino: le lingue italiche
La lingua latina - la lingua franca di Roma - emerse nella regione del Lazio, per poi espandersi su un vasto territorio nel corso dei secoli con le conquiste dell'Impero Romano.
La civiltà romana decollò grazie alla sua capacità di assimilare e imitare le tecniche e le conoscenze delle altre province non latine della penisola italica, in particolare degli Etruschi.

Quando i Romani imposero il latino come lingua universale dell'impero, le lingue italiche erano numerose: osca, sannita, marsa, marrucina, vestina, sabina, dialetto equo, volsca, umbra, veneziana, sicula, ecc.
L'egemonia dell'impero di Roma provocò un processo di latinizzazione dell'intera penisola italica, poiché questi dialetti — vicini al latino — non furono più usati.
L'italiano appartiene al gruppo delle lingue italo-dalmate, e raggruppa tutti i dialetti italiani: piemontese, lombardo, genovese (o ligure), veneziano, istriano, toscano, romano, umbro, calabrese, siciliano, ecc.
Tutte le lingue italiche hanno radici greche ma soprattutto latine. Si tratta quindi di lingue romanze, parlate ancora oggi: essendoci stata una tardiva unificazione (1861), molti sistemi linguistici coesistono tuttora in Italia. Sebbene si abbia tendenza a chiamare questi sistemi "dialetti", va sottolineato che questa classificazione è più politica che linguistica (celebre è la frase del linguistica Max Weinreich "una lingua è un dialetto con un esercito e una marina). I dialetti sono in effetti sistemi linguistici completamente indipendenti dalla lingua standard, e possiedono una propria storia e una propria evoluzione.
Anziché parlare solo di una lingua italiana, sarebbe quindi meglio parlare di diverse lingue italiane.
Al nord, esistono dialetti vicini al francese e allo spagnolo, mentre i dialetti del sud hanno subito anche l'influenza dell'arabo (particolarmente presente nel dialetto siciliano) e del greco (tutt'oggi parlato in alcune comunità della Puglia).
Esiste inoltre una dicotomia delle lingue italiane basata su una linea immaginaria che separa le influenze linguistiche tra il mondo romano occidentale e il gruppo orientale delle lingue romanze: la linea La Spezia-Rimini.
Ciò corrisponde in realtà al massimo progresso che i Galli hanno compiuto nell'Italia settentrionale tra il V e il III secolo a.C. La linea distingue così la Gallia Cisalpina (al nord della Toscana) dal resto d'Italia prima della conquista romana della Pianura Padana.
Per la cronaca, ancora oggi, gli italiani del nord rivendicano una cultura molto diversa dagli italiani del sud, a tal punto che alcuni gruppi indipendentisti dell'Italia settentrionale desiderano separarsi dall'Italia meridionale.
A nord di questo confine, le lingue romanze italiche - il veneziano, il ladino, il romancio, il lombardo, il veneto e il ligure - sono quindi incluse nel gruppo occidentale delle lingue romanze, mentre al sud si troverà nel gruppo orientale il toscano (italiano standard), il napoletano e il siciliano.
A nord e a ovest di questa linea, le consonanti di certe parole latine sono cadute ma sono state mantenute nel sud e nell'est.

Ad esempio, la parola latina focum è diventata fuoco nell'italiano standard, foc in romeno, ma fuego in spagnolo e feu in francese: lo spazio orientale delle lingue romanze ha mantenuto il suono del latino classico.
Un'altra differenza è la formazione del plurale.
Nell'Italia settentrionale, il plurale nei dialetti deriva dal plurale accusativo del latino e spesso termina con la consonante "s" (come nella scrittura spagnola, portoghese o francese).
Nelle zone romaniche dell'est, il plurale termina con una vocale, come nei testi letterari latini. Inoltre, l'apparato fonetico è molto diverso tra i dialetti del nord e quelli del sud Italia.
Imparare il latino per comprendere le principali lingue romanze occidentali
Le lingue romanze derivanti dal latino sono, nell'ovest europeo, il francese, lo spagnolo e il portoghese.
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Il francese
La Gallia fu conquistata sotto il regno di Giulio Cesare (-100; -44).
Di conseguenza, la lingua francese - come le altre lingue - si è evoluta dal latino incorporando il vocabolario preso in prestito dagli idiomi gallici, franchi, ma anche dalle lingue germaniche.

Anche se la lingua francese è stata unificata nel 16° secolo, due principali dialetti romanzi e un altro, minoritario, sono coesistiti in Francia: la lingua d’oïl al nord, la lingua d'oc nella metà meridionale, e l'arpitano (il francoprovenzale) in uso intorno alla valle del Rodano e sulle Alpi (nell'odierna regione Rhône-Alpes), in una parte d'Italia e in Svizzera.
Così troviamo molte parole francesi con una locuzione latina e fonemi risalenti all'antica Roma (VII secolo a.C. - V secolo d.C.).
Inoltre, molte preposizioni sono costruite con l'accusativo nel francese latino.
La lingua d'oïl, che rischiava di diventare una lingua morta, raggruppa diversi dialetti: pittavino-santongese, champenois, gallo, lorenese, mayennais, normanno, francoconteese, borgognone-morvandiau, courtisien, puccardo, vallone.
Per quanto riguarda le lingue d'oc, queste includono gli idiomi derivanti dal latino e parlati in parte della Francia meridionale, in Occitania (guascone, alvernese, limosino, linguadoca, provenzale). La lingua occitana è anche la lingua regionale più parlata in Francia.
Si noti che l'origine della lingua bretone e quella dell'alsaziano non è romana: uno è di origine celtica, l'altro di origine germanica. Basta in effetti osservare queste due lingue per notare come sia per quanto riguarda il loro apparato fonetico, sia per quanto riguarda il loro lessico e la loro grammatica, esse siano distanti dal francese e dalle sue varianti regionali.
Lo spagnolo e il portoghese
La penisola iberica fu conquistata dai Romani a partire dal 3° secolo a.C. (- 228). Le lingue romanze del gruppo ibero-romano, sviluppatisi dal latino volgare della Spagna romana, hanno dato vita a molte lingue parlate ancora oggi, tra cui:
- il Castigliano,
- il Catalano,
- l'Andaluso,
- l'Estremegno,
- il Murciano,
- l'Aragonese,
- il Galiziano,
- il Portoghese.
Dopo l'epoca dell'antica Roma, il castigliano (meglio conosciuto come spagnolo) è stato fortemente influenzato dall'arabo, come conseguenza della colonizzazione degli Ottomani e degli Arabi durata sette secoli, durante il Medioevo. Molti termini utilizzati nel castigliano contemporaneo, quali ajedrez, almohada o zanahoria, sono infatti prestiti più o meno diretti della lingua araba.
Il catalano, parlato in Catalogna, è una variante dell'occitano francese. Proprio per questo motivo, capire il catalano risulta più semplice per un francese che per uno spagnolo che parli castigliano.
In Portogallo e in Spagna la latinizzazione è stata molto rapida secondo gli storici. I Romani, quando colonizzavano un territorio, vi facevano stabilire un gran numero di soldati e funzionari dell'impero.
In effetti, la lingua latina è penetrata facilmente nella lingua locale e i popoli, di generazione in generazione, a poco a poco hanno dimenticato la loro lingua madre (celtico, iberico, leonese, cantabrico, basco) utilizzata prima della nascita dell'impero romano.
Alcuni dialetti hanno comunque resistito alla lingua latina: è il caso, per quanto riguarda la Spagna e la Francia, del basco, la cui radice grammaticale non è latina (e la cui origine linguistica rimane in parte inspiegabile: il basco non appartiene infatti a nessuna famiglia linguistica nota, ed è una delle poche lingue "isolate" presenti sul continente europeo).
Nel gruppo gallo-romano e ibero-romano delle lingue che discendono dal latino, troviamo anche altri linguaggi di varia importanza e la cui sfera di influenza si riduce, come quello parlato in Corsica e in Sardegna.
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Il gruppo orientale delle lingue romanze
Conosciuto anche come "Diasistema romanzo dell'est", il gruppo orientale delle lingue romanze riguarda quattro lingue derivanti dal latino, parlate in Romania e in Moldavia: il dacoromeno, l'istrorumeno, l'aromeno e il meglenorumeno.

Secondo alcuni linguisti, il lessico latino incorporato nell'albanese e nella lingua greca devono essere considerati come lingue romanze dell'est.
In altre parole, sono le lingue romanze parlate nei Balcani nell'antica Roma, nella zona nord della linea Jireček, una linea fittizia che delimita i territori balcanici sotto l'influenza latina nel 4° secolo d.C.: Romania, Moldavia, Albania, Serbia, Bosnia, Croazia.
L'imperatore Traiano (53-117) sottopone la Dacia all'impero romano tra il 101 e il 106 d.C.
Secondo alcune teorie, è stata la presenza romana in Romania che ha reso possibile che il romeno sia oggi considerato un'isola di latinità in un oceano slavo. Ma non sappiamo da che parte del Danubio - in Dacia, Macedonia, Moldavia o nel sud del Danubio - si sia formata la lingua romena.
I romeni usano l'alfabeto latino. Inoltre, ci sono molte somiglianze nella lingua romena con la fonetica e la grammatica latina, il che rende il romeno a tutti gli effetti una lingua romanza/
Inoltre, il 71,66% del lessico rumeno deriva dal vocabolario latino, direttamente o indirettamente.
In definitiva, dato che il latino è la lingua madre delle lingue romanze, imparare a parlare il latino (lezioni di latino) aiuterà davvero nell'apprendimento delle lingue indoeuropee.
Studiare il latino per imparare a tradurre un testo (corso di latino scuola media), impararne il vocabolario latino o conoscere la storia della letteratura latina (Ovidio Cicerone, Livio, ecc.) non serve soltanto per erudirsi, ma aiuta anche a capire meglio tutte le lingue parlate in Europa.

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