Capitoli
- 01. Perché imparare il solfeggio?
- 02. A che età si può cominciare con il solfeggio?
- 03. Meglio il solfeggio parlato o il solfeggio cantato?
- 04. Leggere le note per suonare il piano
- 05. Imparare il solfeggio significa anche prendere il ritmo
- 06. Imparare il solfeggio: si può stabilire un tempo necessario all’apprendimento?
Fa paura, fa disperare, ti impone sacrifici e costrizioni, eccita la curiosità, stupisce, è intrigante, ti obbliga all’ordine, alla determinazione, è esigente. Stiamo parlando del solfeggio.
Ecco la definizione che ne dà l'Enciclopedia Treccani:
Sistema di lettura musicale consistente nel declamare i nomi delle note, il loro significato ritmico e melodico; in particolare, con riferimento ai due momenti in cui si divide l’esercizio, solfeggio parlato, dove ci si limita a denominare la nota e darne la durata; solfeggio cantato, dove si aggiunge anche l’intonazione. Alla parola o al canto si accompagna talvolta anche un movimento della mano che marca i tempi della battuta.
Inventato durante il Medio Evo, prima che spuntasse sulla scena musicale, le composizioni erano approssimative, la musica era poco accessibile e comprensibile, riservata quindi ad una élite ricca e acculturata.
Fu solo nel XII secolo che il monaco italiano Guido D’Arezzo mise a punto un sistema semplificato e codificato per imparare la musica e per suonare il pianoforte. Basata su di un sistema di note e ispirata ad un poema gregoriano, questa invenzione è evoluta molto rapidamente.
A piccoli passi, i compositori come Bononcini hanno aggiunto la loro pietra all’edificio musicale, con la popolarizzazione della portata, della mano guidoniana o trasformando la nota UT in DO.
Nel XX secolo, il solfeggio si impone in modo del tutto naturale come il riferimento universale della codifica della musica e il sistema di apprendimento della musica meglio perfezionato.
“Imparare un nuovo solfeggio attraverso ascolti sistematici di oggetti sonori di ogni specie” Pierre Schaeffer, La musica concreta (1967)
Oggi il solfeggio ha perso il suo antico splendore, in quanto almeno parzialmente abbandonato a vantaggio di altri metodi di apprendimento dai musicisti, tra cui anche pianisti e chitarristi.
Spinta dalla ricerca di produttività, dai nuovi media e dal digitale, la nozione di tempo è il valore più prezioso della nostra epoca contemporanea, per la maggior parte delle persone.
È proprio questa nozione che ci spinge ad interrogarci, al momento attuale, su quanto tempo sia necessario per imparare il solfeggio durante le lezioni di piano.
Perché imparare il solfeggio?

Imparare la teoria musicale durante le lezioni di solfeggio o da autodidatta non ha mai ucciso nessuno! Tanto più che si tratta di un metodo ottimo per imparare a leggere gli spartiti.
Secondo te la teoria musicale è obbligatoria?
Il solfeggio non gode di buona reputazione presso i musicisti e gli aspiranti tali, da parecchi anni oramai.
Si pensa spesso che l’aspetto teorico, convenzionale o scolastico del solfeggio e delle lezioni di piano spinga:
- I bambini apprendisti musicisti verso il disgusto o addirittura l’abbandono dell’apprendimento dello strumento;
- Gli adulti apprendisti a girare le spalle al Conservatorio, alle lezioni di musica e ai corsi privati di pianoforte, per il timore di dover fronteggiare il solfeggio
- I musicisti verso la perdita di talento e estro artistico.
Lo vogliamo dire una volta per tutte, sviluppare la propria comprensione della teoria musicale è la cosa migliore, sia per chi non abbia predisposizione innata alla musica, sia per chi invece abbia già esperienza, allo scopo di aprire i propri sensi alle possibilità che vengono loro offerte.
Per i pianisti affermati, coloro che non abbiano paura di lanciarsi in un assolo di jazz, il solfeggio offre un’autonomia che permetterà loro di essere più liberi nella creazione, esecuzione e registrazione in studio della loro musica.
Imparare il solfeggio è come padroneggiare una lingua straniera: anche se la si parla correntemente nell’orale, se non si conoscono le regole di grammatica, non si farà molta strada e difficilmente si potrà comunicare in maniera efficace.
Quando avrai imparato a leggere la musica, capirai:
- La chiave di sol
- La chiave di fa
- Cosa significhi do maggiore, diesis, bemolle, …
- Come suonare brani più complessi, farti interprete di ogni stile musicale e, nel tempo, arrivare a comporre.
In musica è la stessa cosa: se non perfezioni il tuo solfeggio, molti aspetti, legati in particolare alla composizione su pianoforte, rimarranno lontani dalla tua comprensione. E la tua capacità di suonare sarà fortemente limitata.
Se proprio il solfeggio ti disturba e non hai voglia di applicartici, puoi sempre provare ad andare lezioni di teoria musicale applicata al piano.
Seguire una formazione musicale di questo tipo sarà un buon modo di abbinare la tua passione con la necessità di capire questo sistema di scrittura particolarmente vasto e complesso.
Essere in grado di associare i simboli, per identificare le altezze e la durata di un suono, così come le sfumature e i toni, non passa però necessariamente dal solfeggio.
E tu impareresti il solfeggio da solo?
A che età si può cominciare con il solfeggio?

Come in moltissimi campi ed esperienze della vita, non è mai troppo presto per avvicinarsi alla disciplina della musica prendendo lezioni di piano.
Fondamentale, per i piccoli, è però interpretare il solfeggio e l'apprendimento della teoria musicale in generale come un gioco. No a lezioni che possano far percepire la musica come un obbligo da evadere solo perché i genitori li hanno costretti!
Due accorgimenti utili?
Fare largo uso del linguaggio visivo così semplice e immediato per loro, magari colorando e facendo colorare diversamente le note, ma soprattutto raccontare ogni aspetto della teoria musicale come se fosse una magica e incredibile storia.
Cosa che, peraltro, la musica è davvero!
Sembra che essa faccia davvero bene ai bambini e poiché, come abbiamo visto, il suo studio e paragonabile a quello di una lingua straniera, i piccoli sono avvantaggiati nell'apprendimento rispetto agli adulti.
La cosa sarà semplice da notare: basterà mettere in un'aula di inglese studenti di 6 anni e studenti di 20... dopo un'ora di corso, le quantità di cose apprese sarà già a tutto vantaggio dei più piccoli.
La stessa cosa varrà anche dopo un'ora di solfeggio!
Non bisogna prendersela, la scienza dice che è grazie al loro cervello non ancora del tutto sviluppato che riescono ad apprendere in maniera così veloce.
Dunque, se sei adulto, preparati: durante le lezioni di piano dovrai studiare di più per star dietro ai piccoli!
Meglio il solfeggio parlato o il solfeggio cantato?
Non c'è una risposta e difficilmente uno può prescindere dall'altro!
Sul tema negli anni si sono sviluppati larghi dibattiti che però non hanno mai portato a una visione unanime.
In generale si può sicuramente dire che il solfeggio parlato permette di concentrarsi più sulle note che sull'intonazione, ma che quello cantato è sicuramente segno di una maggiore maturità e completezza musicale.
Inoltre, aiuta a migliorare l'intonazione e anche a renderti più sicuro di te.
Certo è che, a seconda del testo di riferimento che deciderete di adottare, troverete un metodo diverso da applicare e diverse impostazioni degli esercizi.

Se vuoi diventare cintura nera di solfeggio, perché non metterti alla prova con il manuale Letterio Ciriaco?
Quattro libri in tutto, con difficoltà crescente, solo per veri specialisti. Oppure no!
Sicuramente molto stimolante e non rischi di annoiarti!
Se preferisci avere avere tutto in un unico manuale, dai un'occhiata al Bona.
Ispirata all'impostazione didattica applicata da Pasquale Bona fin dal 1870, propone una moderna metodologia applicata alla teoria e al solfeggio.
Il metodo è studiato per portare l'alunno a capire prima di mettersi all'opera e ad applicare le conoscenze non solo attraverso il solfeggio parlato, ma anche con la pratica di quello cantato e ritmico.
Il testo si articola in tre moduli, suddivisi in base alla difficoltà, cui si aggiungono una sezione con questionari di teoria musicale e un'appendice di approfondimento e consolidamento delle nozioni presentate nei moduli stessi.
A te la scelta!
Leggere le note per suonare il piano

Anche se sembra chiaro e per quanto resti un passaggio obbligato, molti musicisti agli inizi, ma anche intermediari o avanzati trascurano l’apprendimento delle note…
Sfortunatamente per loro, e fortunatamente per te, noi sappiamo che prima o poi tutti i musicisti avranno a che fare con il solfeggio con o senza lezioni di piano.
Il fatto di non saper leggere quello che è scritto sugli spartiti o non saper riconoscere la posizione delle note è pregiudizievole rispetto alla capacità di fare musica, soprattutto per il pianoforte.
Sei pronto a dare il tuo tempo, la tua pazienza e le tue energie? Poiché è importante saper leggere le note per diventare pianista, scopriamo cosa devi fare impararlo:
- Ripeti i tuoi esercizi di solfeggio regolarmente e per massimo 5- 20 minuti al giorno;
- Presta attenzione alla lettura delle note;
- Riduci la velocità della tua lettura. Non sei qui per impressionare qualcuno, ma devi trattenere quello che leggi. Usa un metronomo per evitare degli errori;
- Accelera progressivamente la velocità di apprendimento delle note aumentando le ottave (DO, RE, MI) e la difficoltà;
- Seleziona con cura i tuoi spartiti. Non serve a nulla scegliere spartiti che raggruppino decine di misure all’inizio dello studio. Scegli degli spartiti di musiche che ti piacciano, perché la musica deve essere innanzitutto piacere.
Lavora sui difetti che riscontri. Avanza poco alla volta, riprendendo le note che ti pongono problemi, per capirle meglio. Alterna l’apprendimento delle chiavi: la chiave di Sol e la chiave di Fa devono essere imparate una alla volta.
Ascolta anche i pareri degli altri, se esperti: che si tratti di insegnanti di musica, di altri musicisti o di amici, a volte è necessario farsi correggere.
Imparare il solfeggio significa anche prendere il ritmo

Come parlare di musica, senza evocare i concetti di ritmo, groove, musicalità? Chiamalo come preferisci, il ritmo assicura il benessere della musica, è il cuore e il motore di un brano.
Delle star a livello mondiale nel panorama musicale, pensiamo ad artisti come Michael Jackson, Stevie Wonder o, in misura minore, Bruno Mars, sono riusciti spesso a fare la differenza grazie al ritmo della loro musica.
Lento o rapido, regolare o irregolare, il ritmo ha le sue ragioni musicali che la ragione non conosce. Vi suona come una citazione già sentita, vero?
Che ci sussurri, che ci parli o che ci gridi nelle orecchie, il ritmo è una nozione che ogni musicista deve essere in grado di prendere in considerazione per adattarvisi o per sentirselo addosso.
Ogni spartito musicale che ti troverai davanti, oltre alle note, avrà in sé delle indicazioni che evocano la velocità:
- Con parole come “andante”, “adagio”, “forte”, …
- Con numeri che affinano la precisione ritmica (60 di semiminima = un tempo al secondo)
Indissociabile dall’apprendimento delle note, l’apprendimento del ritmo si effettua in simultanea a quest'ultimo.
Considera che dovrai studiare qualche decina di ore prima di riuscire a leggere i ritmi di uno spartito di piano, i quali vanno via via complicandosi con:
- I ritmi a tre tempi;
- L’esplorazione delle cellule ritmiche fondamentali.
Devi anche abituarti a scandire diversamente il tempo con le due mani.
Il piano, infatti, è uno strumento complesso che permette di suonare più elementi, sonorità e musicalità allo stesso tempo.
Si tratta di una nozione di comprensione abbastanza semplice:
- Essere in grado di riprodurre un ritmo, battendolo con le mani, ad esempio;
- Identificare un ritmo con il semplice ascolto.
Un altro punto importante da considerare risiede nell’importanza di associare l’aspetto teorica dei ritmi ad un apprendimento pratico, al fine di accelerare la decifrazione sulla tastiera per i futuri pianisti.
Puoi diventare pianista anche senza conoscere la teoria della musica!
Imparare il solfeggio: si può stabilire un tempo necessario all’apprendimento?
In realtà, per quello che riguarda il solfeggio, si parlerà più che altro della nozione di tempo, di ritmo e di note.
Ma quanto tempo bisognerà consacrare a questa fase di apprendimento?
Effettivamente, le soluzioni miracolo proposte otterranno lo stesso risultato, che si tratti di dimagrimento o di musica: sono completamente inutili! Per imparare il solfeggio serve solamente tempo da consacrare, pazienza e allenamento regolare.
Qualsiasi siano i metodi che si utilizzino, il solfeggio non si può imparare in poche ore come provano a farti credere alcune pubblicità mendaci.

Affermare che il solfeggio possa impararsi rapidamente o in un tempo ben preciso sarebbe non tenere in considerazione la personalità musicale e la facoltà di imparare di ciascuno di noi.
Sei rimasto deluso perché speravi di cavartela in tempi molto più brevi? Sappi che avrai bisogno di anni prima di padroneggiare davvero il solfeggio, perché si tratta di una materia che necessita di un apprendimento continuo. Chi si ferma è perduto!
Imparare il ritmo senza apprendere prima la nozione di tempo è darsi la zappa sul piede che dovrà poi utilizzare il pedale del piano!
Mettiti bene in testa che prima riuscirai a leggere le note nella maniera corretta e più ti abituerai a farlo con una certa rapidità, più tempo avrai per concentrarti sulla musica, la sua composizione e la sua interpretazione. Esistono anche dei siti internet che ti aiuteranno ad imparare le basi del solfeggio.
Tuttavia, possiamo discutere del tempo quotidiano che dovrai riservare al solo solfeggio, sebbene sia vero che ognuno avrà un'esperienza e una velocità di apprendimento differente.
Per cominciare, c'è da tenere in considerazione il fatto che il cervello umano riesce a rimanere concentrato per circa 40 minuti consecutivi, poi ha bisogno di una pausa. Ecco allora alcuni consigli utili per dare il LA agli esercizi:
- trova uno spazio tranquillo, in cui poter lavorare con la giusta luce e il giusto silenzio;
- liberati di tutti i device elettronici, smartphone o oggetti che possono distrarti facilmente;
- datti degli obiettivi e tieni traccia di quelli raggiunti su un quaderno;
- se ti rendi conto che inizi a distrarti, fai una pausa: anche solo una passeggiata di dieci minuti può aiutarti ad ossigenare il cervello e riportarti a un livello di concentrazione più alto;
- rilassati: lo stato d'animo è importante in tutte le cose e ancora di più quando ci si trova a fare attività che ci piacciono poco o riteniamo noiose, è importante avere la giusta disposizione;
- fai in modo di organizzare il lavoro in modo che ci sia sempre varietà: ripetere le stesse attività nella stessa sequenza giorno dopo giorno rischia di appiattirti e portarti davvero alla noia!

Bene, adesso che è tutto a posto e che hai qualche dritta in più sull'argomento, si può cominciare con l'esercitazione di solfeggio quotidiana!
Così, senza esagerare, potremmo ipotizzare di dedicare qualche decina di minuti al giorno al solfeggio, tramite una metodologia che prevede una ripetizione ad intervalli: in questo modo, con le giuste pause, migliorerai la memorizzazione delle note, del ritmo e imparerai a leggere tutto quello che si trova su uno spartito. Il tuo insegnante di pianoforte te ne sarà riconoscente e avrà ottime basi da cui partire per farti migliorare e progredire ancora.
Scrivere le note musicali leggendole ad alta voce è un ottimo esercizio di memorizzazione!
Si tratta di un ottimo esercizio per chi è agli inizi con lo studio delle note ma di tutta la teoria della musica, più in generale.
Quando suoni il piano, è importante poter anticipare la nota successiva!
Si tratta di trucchi, espedienti e tecniche che si imparano anche ricorrendo a una lezione privata di pianoforte. Se non sai come trovare un valido aiuto nel solfeggio, cerca su Superprof! Troverai infatti moltissimi insegnanti di musica a disposizione per aiutarti a padroneggiare al meglio la materia e a perfezionarti.
Potrai scegliere quello più adatto alle tue esigenze, con una certa esperienza musicale alle spalle piuttosto che un'altra... l'importante è che ti aiuti ad avvicinarti allo studio delle note stimolandoti e correggendoti quando necessario.
Dopo aver studiato le note di un brano, infatti, le potrai suonare agevolmente e finalmente vedere i progressi, percepire la tua crescita e avere davvero grandi soddisfazioni!
L’importante, per arrivare fino a lì, è non stancarsi mai di esercitarsi, suonare per ore e ore con concentrazione e forza di volontà, notte e giorno, giorno e notte, per il piacere tuo e quello dei vicini di casa. Soprattutto loro!
Scherzi a parte, adesso hai capito perché è importante capire il solfeggio?
Si tratta di uno degli esercizi più pesanti, soprattutto per i musicisti più piccoli, ma è fondamentale.
Il portale che connette insegnanti privati/e e allievi/e
un video con la dimostrazione dei movimenti delle mani.