Quando si parla di mitologia, la Grecia e l’Antica Roma sono spesso le prime civiltà cui si pensa. Tuttavia, anche il Giappone, in conseguenza della sua religione tradizionale, lo shintosmo (o shinto), è dotato di un ricco bagaglio mitologico e leggendario, oggi parte del folclore locale.

Se nell’arcipelago giapponese troviamo anche il buddismo e il cristianesimo, le tradizioni ancestrali shintoiste sono sopravvissute e sono praticate durante tutto l’anno. Si è un po’ smorzato l’aspetto politeista, lasciando dietro di sé una ricca simbologia di storie fantastiche ambientate nel Giappone antico.

Tra samurai leggendari, mostri terribili e principesse da salvare, il corpus mitologico giapponese è ricco di storie appassionanti.

Se devi partire per il Giappone, ma anche se semplicemente sei interessato alla sua storia e cultura, ecco qui una breve panoramica sulle credenze e le pratiche nipponiche.

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Un corso giapponese sullo Shintō: la Via del Divino

Storia della religione

Il buddismo è una filosofia esterna, arrivata in Giappone dalla Cina e, ancor prima, dall’India.
Prima di diventare complementari, shintoismo e buddismo sono stati a lungo in conflitto!

Le origini profonde della religione shinto sono molto imprecise, ma si possono considerare parallele alla storia del Giappone stesso. Si pensa si tratti di una religione fondata nel periodo Jōmon (15.000/10.000 a.C. – 300 a.C.). Quando gli antenati della famiglia imperiale andarono al potere, si imposero sulle altre tribù, imponendo il proprio pantheon su quello degli sconfitti.

Con l’arrivo dei buddisti nel VI secolo, i giapponesi dovettero differenziare le due religioni, chiamando shintoismo quella autoctona; al contempo le due religioni si mescolarono, completandosi l’un l’altra. I kami dello shintoismo servirono da aiuto sovrannaturale al compimento esistenziale promosso dalla dottrina buddista.

Lo Shintoismo divenne religione di stato nel 1868, all’inizio dell’era Meiji: venne allora chiamato Kokka Shinto, Shinto di Stato, dato che l’imperatore sarebbe il discendente diretto della dea Amaterasu, da cui riceverebbe de facto l’autorità imperiale.

I grandi principi shintoisti

Lo shintoismo è un insieme di credenze e di riti, che mirano a venerare i kami (gli dei): è una religione politeista, ancora praticata nella società giapponese, attraverso rituali e tradizioni, soprattutto feste. Si contano oltre 100 milioni di praticanti in Giappone.

Nella mitologia giapponese, gli dei rappresentano degli elementi naturali (fuoco, acqua, fulmine, vento, sole, luna, etc). In ogni villaggio, si elevano santuari agli spiriti per onorarli, proteggerli e perché proteggano gli uomini.

Lezioni giapponesi con i principali Kami della religione nipponica

Il termine Kami significa colui che è collocato in alto o, semplicemente, divino. Parliamo, qui, di dei e dee, proprio come nella mitologia greca. Ne esistono tantissimi, ma alcuni sono essenziali per la vita dell’Uomo.

Amaterasu

Amaterasu è il kami femmina, che nacque dall’occhio sinistro di Izanagi, a contatto con l’acqua. Era la dea del Sole e ricevette da suo padre la funzione di dirigere il cielo.

È essenziale per gli Uomini, come ne testimonia un mito nel quale lei si nasconde per diversi giorni, in seguito, ad uno screzio con il fratello, Susanoo. Il mondo, in quei giorni, non ebbe più la luce del sole. Per fortuna, la coalizione dei kami, riuscì a farla uscire dal nascondiglio, in modo da illuminare nuovamente la terra.

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Tsuki-Yomi

Tsuki-Yomi è il kami maschio, che nacque dall’occhio destro di Izanagi a contatto con l’acqua. È il dio dela Luna e quindi anche della notte. Lui e sua sorella Amaterasu vivono nel cielo. Tsuki-Yomi ha ricevuto dal padre il Regno della Notte.

Susanoo

Il dio dei mari e delle terre emerse ha combattuto e vinto innumerevoli battaglie contro il Male per il bene dell’uomo.
Susanoo combatte il terribile Yamata no Orochi!

Susanoo (che può essere scrutti abcge Susano-wo) è il Kami maschile nato dal naso di Izanagi a contatto con l’acqua. È il dio del temporale e delle tempeste, signore della forza e del fuoco. Appena nato, è già adulto e possiede una lunga barba. Di umore scontroso e capriccioso, dimostra sin da subito un pessimo carattere. Riceve dal padre la direzione dei mari e delle terre che vi si trovano sopra (isole, continenti,…).

Deluso di non essere anch’egli in cielo, è geloso del fratello e della sorella. Come dice il proverbio giapponese:

L’uccello in gabbia sognerà le nuvole

Guerriero collerico e molto virile, Susanoo ha combattuto numerose battaglie contro creature e demoni, per salvare gli Uomini. L’imperatore del Giappone è un suo discendente diretto.

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Innumerevoli dei

Impossibile nominare tutti i Kami esistenti, sapendo che ve ne sarebbero quasi otto milioni! Tuttavia, ecco un brevissimo elenco di alcuni tra i principali e i minori dello shintoismo:

 

Nome Ruolo
Hachiman Dio della guerra e protettore del popolo giapponese
Omoikane Dio dell’intelligenza e della riflessione
Inari Dio del riso e della fertilità
Saruta-Hiko Kami che dirige gli altri Kami terrestri e guardiano del ponte del cielo
Kagutsuchi Kami del fuoco
Ryujin Drago, dio dei mari
Raijin Dio del fulmine, del tuono e delle saette
Fujin Dio del vento
Tenjin Dio dell’erudizione
Futsunushi Dio delle spade
Kikuri-Hime Dea protettrice
Ame-no-Uzume Dea dell’aurora e della felicità
Kushinada-Hime Dea del riso e moglie di Susanoo
Toyotama-Hime Madre del primo imperatore, Jimmu
Uke-Mochi Dea del cibo
Amatsu-Mikaboshi Uno o più Kami che rappresentano il Male
Enma-ō Re dell’Inferno

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Lezioni di giapponese sugli spiriti del male nello shintoismo

Gli Oni

Nel folklore giapponese, non vi sono solo dei ed eroi. Come in ogni religione, le forze del male esistono e incutono timore tra gli uomini. Alcuni tra loro sono chiamati Oni: hanno forma umanoide e assomigliano a dei troll o a degli orchi. Sono spesso giganteschi e veramente brutti.

Nelle leggende, gli Oni causano spesso disastri o sono all’origine di epidemie mortali. All’inizio, si pensava fossero invisibili e molto mostruosi, mentre l’aspetto antropomorfo lo si deve all’influenza del buddismo.

Tra gli Oni più noti, possiamo citare Ibaraki-Doji ou Shuten-Doji.

Diffusamente rappresentati nella cultura popolare (manga, video giochi, letteratura, arti), gli Oni possono attaccare i mortali: insomma, sono i grandi cattivi della mitologia giapponese.

Gli Yōkai

Letteralmente, questo termina indica spiriti, fantasmi o apparizioni: gli yōkai sono l’equivalente delle creature fantastiche delle altre mitologie o semplicemente spiriti cattivi. Uno dei sinonimi del termine è mononoke, che significa mostro. Tecnicamente gli Oni possono essere considerati come degli yōkai, ma le loro specificità li distinguono, spesso.

Gli yōkai hanno molteplici forme nella mitologia nipponica, soprattutto animali:

  • Kappa, un mostro marino in parte tartaruga, in parte anatra e in parte umano.
  • Kitsune, uno spirito di volpe,
  • Tanuki, uno spirito di cane procione,
  • Bakemono, uno spirito di gatto (da non confondere con il Nekomata, altro spirito felino),
  • Tsuchigumo, uno spirito di ragno,
  • Obariyon, un diavoletto che sta sulle spalle dei mortali,
  • Ippon-Datara, un mostro ciclopico e con una gamba,
  • Kodama, uno spirito dei boschi,
  • Chimi o Sudama, uno spirito delle montagne,
  • Makami o Okami, uno spirito di lupo,
  • Inugami, uno spirito di cane,
  • Onmoraki, un mostro metà uccello e metà umano.

Gli yōkai sono perlopiù malevoli e giocosi: illoro ruolo è di spiegare i dispiaceri della vita umana. Tuttavia, possono anche portare fortuna a coloro che incrociano.

I loro poteri sono molteplici ma la loro metamorfosi p un talento che molti di loro condividono (sono, allora, chiamati obake).

Conosci le celebrità giapponesi note a livello internazionale?

Rappresentano ogni paura dell’uomo comune e sono il contraltare degli dei buoni.
I mostri e i demoni giapponesi sono proprio paurosi!

Corsi di giapponese e di shintoismo al quotidiano

Un proverbio giapponese recita « si può anche rivolgere le preghiere a una sardina, è solo una questione di fede ».

I santuari shintoisiti

Luogo di culto per eccellenza nella religione shintoista, i tempi sono chiamati anche jinja. Vi vengono venerati uno o più kami, attraverso più atti rituali o entrando nell’edificio e nei monumenti eretti in loro onore. In Giappone, puoi trovare oltre 80.000 santuari, dimostrazione della diffusione di questa religione nell’arcipelago.

All’entrata di questi sanutari, si trova spesso un torii, un arco rosso, che simbolizza il passaggio da uno spazio profano ad uno sacro. Entri, poi, nel complesso che è composto da numerose costruzioni, come il Kagura-Den (palazzo della danza rituale), il Shamusho (ufficio del tempio), l’Honden (tempio principale) o ancora l’Heiden dedicato alle offerte votive).

All’interno di questi luoghi sacri, si trovano dei sacerdoti, chiamati kannushi o shinkoku, e i loro assistenti, i miko.

I riti di purificazione

Prima di penetrare nel santuario, è necessario purificarsi, utilizzando il chōzuya. Grazie ad un mestolo, i giapponesi si purificano mani e bocca, in una mini cerimonia chiamata Harae, necessaria a presentarsi agli dei, in modo puro.

La versione più elaborata della purificazione rituale è chiamata Misogi, in grado di eliminare le impurità (kegare), bagnandosi sotto una cascata d’acqua o immergendosi in un fiume.

Gli Ema e i Nōsatsu: pratiques regolari shintoiste

Nel shamusho, ognuno può fare richiesta di preghiera rituale: si utilizza una tavola di legno (Ema) o in carta (Nōsatsu), che contiene dei voti e delle preghiere indirizzate ai kami. Le tavole vengono appese all’entrata del santuario, al di sotto di un portico.

Generalmente gli Ema rappresentano dei cavalli, perché Ema, letteralmente, significa immagine di cavallo, simbolo del sacrificio animale ai kami.

Nel santuario, è possibile recuperare degli Omikuji, piccoli fogli di carta che contengono delle divinazioni, considerate i progetti degli dei per il futuro di ciascuno.

Le grandi regole della pietà shintoista

Nel shintoismo esistono 4 grandi affermazioni:

  • La tradizione e la famiglia,
  • L’amore per la natura,
  • La pulizia fisica e la purezza spirituale (da cui deriva la purificazione!),
  • I Matsuri, festival e feste giapponesi tradizionali che onorano gli dei.

Globalmente, i valori della religione giapponese e quelli che derivano dalla sua mitologia, sono la sincerità, la virtù e la conoscenza del divino.

Imparare giapponese a teatro: il No, illustrazione delle leggende giapponesi

La bellezza delle rappresentazioni teatrali del Nō non ha eguali nel panorama artistico mondiale.

Il teatro tradizionale giapponese del Nō è uno stile drammaturgico che riprende numerosi temi storici e mitologici in ambienti incredibili e con l’aiuto di costumi sontuosi. La maggior parte degli spettacoli rientra nell’ambito della lirica, il che ricorda, almeno in parte, le tragedie greche.

Le origini del Nō

Le origini del teatro in Giappone si ritrovano nelle danze rituali e altre coreografie sacre, in onore dei kami. Tra questi riti ancestrali, noi possiamo citare il Kagura, danza spirituale e teatrale.

La perdita dei simboli puramente religiosi a vantaggio di un maggiore estetismo ha fatto rientrare il teatro nell’ambito della cultura popolare: le danze non sono più praticate per gli dei, ma per gli Uomini, e soprattutto per l’imperatore (a partire dall’VIII secolo).

Queste danze divennero progressivamente degli spettacoli che, verso il 1250, presero il nome di Dengaku Nō, mentre un’altra forma, più comica e arricchita da testi, si sviluppò in parallelo, il Sarugaku Nō.

A partire dal XIII secolo il Nō si iscrisse nel folklore giapponese, così come lo conosciamo oggi.

Le tipologie di spettacoli teatrali

Proprio come nella drammaturgia occidentale, il Nō si suddivide in due macro famiglie: Mugen Nō e Genzai Nō. I primi sono gli scenari basati su leggende e miti, con personaggi irreali. I secondi si basano sulla realtà, sul quotidiano dell’uomo.

Esistono 6 categorie principali di Nō:

  • L’Okina o Kamiuta, la danza del vecchio, con forte carica religiosa,
  • Il Kami Mono, il Nō degli dei,
  • Il Shura Mono, il Nō dei guerrieri,
  • Il Kazura Mono, il Nō delle donne,
  • Il Zatsu Mono, Nō diversi,
  • L’Oni Mono, il Nō dei demoni.
Lo stesso processo è descritto dalle religioni politeiste e primordiali dell’uomo occidentale.
Come in altre mitologie, anche nello shintoismo dal vuoto si è originato il tutto!

Les grands types de rôles du Nō

Una compagnia di Nō si compone necessariamente di diversi ruoli, più o meno importanti per le rappresentazioni teatrali. Troviamo in genere 25 attori e artisti, tra cui i principali sono:

  • Shite, protagonista principale della pièce, attore e ballerino,
  • Waki, l’elemento perturbante dello scenario, medium tra Shite e pubblico,
  • Tsure, personaggi secondari che accompagnano i personaggi dei canti,
  • Kōken, fornisce gli accessori e sostituisce Shite, se il caso,
  • Kyōgen-Shi, il personaggio comico dello spettacolo,
  • Ji, il coro,
  • Tomo, i servitori o i compagni.

Il Nō è un’arte che si trasmette di padre in figlio, tra attori protetti dal daimyos e dallo shogun.

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Igor

Appassionato lettore quasi onnivoro, moderatamente digitale, esperto di content marketing e amante della natura