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La lingua spagnola possiede una storia tanto ricca quanto appassionante.
In effetti, essa inizia nell’VIII secolo e continua ancora oggi.
Frutto di numerose invasioni e di trasformazioni interne vissute nel corso dei secoli, la storia della lingua ti sarà presentata qui per punti rilevanti rispetto alla consistenza attuale della lingua.
Se quindi ami la storia con la “I” maiuscola, se sei curioso di cultura ispanica, questo articolo è proprio fatto per te.
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La storia antica della lingua spagnola
Cominciamo la nostra lezione di storia della lingua spagnola risalendo all’epoca dei Romani, qualche secolo fa.
Ci troviamo nel III secolo a.C.
Prima dell’apparizione del castigliano e della lingua spagnola.
Tra il III secolo a. C. ed il I, i Romani partirono alla conquista della penisola iberica nel suo intero, determinando al contempo la scomparsa di diverse lingue che erano parlate fino ad allora.
In effetti, la storia narra che numerosi popoli vivevano nella regione. Si evoca la presenza dei Celti, degli Iberi e dei Baschi. Per non parlare dei popoli con i quali venivano effettuati gli scambi commerciali: Greci, Fenici, Cartaginesi.
Dopo la conquista della Regione, i Romani intrapresero l’opera di imposizione del latino alle popolazioni stanziali. All’epoca esistevano già due latini: il latino scritto ed il latino volgare (o popolare).
Oltre tutto, dal momento che la regione era lontana dal centro nevralgico dell’Impero – Roma – le innovazioni linguistiche furono più lente. Ed ecco perché la lingua latina popolare si sviluppò più rapidamente su un territorio piuttosto vasto.
Si trattava, in effetti, della lingua parlata dalla gente del popolo, dai soldati, dai coloni, dai commercianti della regione.
Verso il V secolo l’Impero Romano d’Occidente conobbe le invasioni barbariche in arrivo dalla Germania. Queste invasioni spezzettarono la regione in diversi regni germanici. Per quanto riguarda la Spagna, furono i Visigoti ad occuparla e ad annettere al latino volgare diversi termini germanici.
Nell’VIII secolo toccò ai Mori invadere la regione. Venuti dalla Mauritania e dal Marocco, queste popolazioni arabo-musulmane governarono la Spagna fino al XV secolo.

Da notare: per quanto la popolazione locale continuasse ad utilizzare la propria lingua madre, il lessico dell’epoca conobbe numerose variazioni tratte dalla lingua araba.
Gli inizi del castigliano in quanto lingua ufficiale.
Il castigliano iniziò ad apparire intorno a l’anno 800.
Si era allora in piena occupazione arabo-musulmana. Una contea, denominata “condado de Castilla”, vassalla del Regno delle Asturie, fu espugnata dai Castigliani e popolata da una popolazione prevalentemente basca. Nel 1035, poi, Questa contea si trasformò in regno (Reino de Castilla).
A sua volta, il Regno delle Asturie si ingrandì sotto Alfonso III, detto il Grande (tra l’838 ed il 910). Esso integrò la Galizia ed il Leon. Quest’ultimo, nel 1037, fu ereditato dal Re Ferdinando I di Castiglia. Costui lo annesse al Regno di Castiglia, dando vita alla prima monarchia spagnola.
Nei secoli che seguirono, il castigliano si estese sempre più.
In effetti, se nel X secolo si trattava di un dialetto ancora poco diffuso (parlato al nord della penisola e nel centro), con i Baschi esso acquisì importanza, Specie quando questi andarono ad integrare il Regno di Castiglia tra il 1200 ed il 1370.
In tal modo, il nord della Spagna cominciava ad unificarsi; l’era della riconquista del Sud si annunciava dunque. La riconquista cristiana (Reconquista) iniziò quindi nel 1212, sotto il regno di Alfonso VIII di Castiglia. Tutte le città occupate dai musulmani caddero le une dopo le altre. Resistette dolo Granada, fino al 1492.
Dopo la riconquista, la Spagna fu scissa in più regni: il regno di Castiglia (di lingua castigliana), il regno d’Aragona (di lingua catalana), il regno di Navarra (di lingua basca), il Principato di Andorra (di lingua catalana) ed il regno del Portogallo (di lingua portoghese). Cosa conviene, a proposito, imparare il portoghese o lo spagnolo?
Nel 1469 i Regni di Castiglia e di Aragona vennero unificati. Ciò permise alla lingua castigliana di estendersi, a detrimento del catalano. Fu solo nel 1512, con l’annessione della Navarra, che la Spagna oggi a noi nota venne completamente unificata.
Grazie alla potenza economica e politica della Castiglia, la lingua castigliana si estese naturalmente in ogni territorio. Ciò avvenne, ancora una volta, a discapito del catalano e del basco.
Per tutto il periodo considerato, la lingua spagnola conobbe numerose evoluzioni. Ciò grazie alle differenti popolazioni che vi abitavano: tra questi Baschi e Musulmani. Da tener presente che la lingua araba ha arricchito la lingua castigliana di circa mille termini, a differenza del basco, i cui apporti furono piuttosto contenuti.
Il secolo d’oro della lingua spagnola
Stiamo parlando del secolo d’oro della Spagna per tornare sulla questione dell’apice del successo conosciuto dal Paese tra il XVI ed il XVII secolo.
In effetti, fu sotto l’influenza di Carlo V (che ereditò un impero immenso) che vennero lanciate le spedizioni verso le Americhe, per ampliare ulteriormente il territorio. Così, l’Impero azteco fu conquistato nel 1521 e l’Impero inca nel 1533.
Nel 1550 la Spagna si trovava così alla testa del continente sud-americano (quasi per intero); delle Filippine, di Cuba, della Florida e dell’America Centrale. Ne derivò una politica linguistica spagnola che permise alla lingua castigliana di estendersi sempre più.
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Nel 1700 si contavano 6 milioni di locutori spagnoli nel mondo. Ciò grazie alla dinastia dei Borboni (XVIII secolo) ed alla grande politica accentratrice condotta per costringere la popolazione a parlare castigliano.
In virtù di ciò, per quanto numerose lingue (tra cui il basco, la lingua delle Asturie, l’aragonese, l’andaluso ed il catalano) fossero ancora parlate nelle rispettive regioni, il castigliano divenne la lingua ufficiale in tutto il regno spagnolo.

La storia contemporanea e moderna della lingua castigliana
Eccoci al XVIII secolo: il momento in cui la lingua castigliana inizia a somigliare a quella che conosciamo noi oggi. Continuiamo quindi il nostro racconto per punti salienti da tenere sempre presenti circa la lingua spagnola.
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La lingua spagnola alla fine dell’Impero coloniale spagnolo
La Rivoluzione francese, nel 1789, incitò la Spagna ad entrare in guerra contro la Francia nel 1793. Napoleone invase dunque la Spagna e permise a Giuseppe Bonaparte, suo fratello, di sedere sul trono di Spagna.
La cosa comportò una gran volontà di indipendenza dal parte delle colonie d’America, le quali non riconoscevano il Re. Così, nel 1826, se escludiamo Cuba e Porto Rico, l’Impero spagnolo in America era scomparso.
Tra il 1833 ed il 1839, i diversi governi spagnoli resero obbligatorio l’uso della sola lingua castigliana in ogni regione di Spagna. Le amministrazioni divennero così mono-lingua. A questo punto, per via del risentimento dei Catalani suscitato da questa decisione di governo, la lingua catalana visse una vera e propria rinascita.
Nel 1898 la guerra tra Spagna ed America obbligò gli Spagnoli a cedere agli americani le isole di Cuba, Guam, Filippine e Porto Rico. Dopo tale disfatta, la Spagna decise di continuare la sua politica colonialista verso l’Africa e prese la direzione della Guinea Spagnola (oggi Guinea equatoriale).
A questo punto, la Spagna iniziò ad indebolirsi sia politicamente, sia economicamente.
Molti movimenti autonomisti seguirono. Così il Paese conobbe la fine della monarchia ed una dittatura militare che terminò nel 1930. Nel 1931 la Costituzione spagnola venne modificata per permettere alle regioni di Spagna di usare le proprie lingue regionali oltre ad il castigliano.
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La lingua spagnola durante la dittatura franchista
Arriviamo in questo corso di spagnolo nel 1936, quando scoppia la guerra civile. L’esercito che era rimasto fedele alla monarchia e che cominciava ad indebolirsi volle rovesciare il governo attivo.
La Spagna visse allora 40 anni di dittatura militare fascista, con in testa il generale Franco, aiutato da Mussolini e Hitler.
Ne seguì una forte repressione linguistica.
In effetti, Franco volle ridare alla Spagna il suo status di grande potenza, che essa aveva conosciuto all’epoca del suo secolo d’oro.
Per Franco occorreva che il castigliano (simbolo della grande potenza della Spagna) fosse l’unica lingua.
Proprio per questo, tutte le lingue regionali (e specialmente il basco ed il catalano) vennero vietate e i libri scritti in queste lingue regionali furono bruciati.
Di pari, tutti i nomi baschi furono soppressi.

La lingua spagnola come la conosciamo noi oggi.
Nel 1975, all’indomani della morte di Franco, Juan Carlos I divenne re di Spagna. Ben più democratico del suo predecessore, egli cambiò radicalmente il Paese e la pratica della lingua spagnola.
Ecco perché, ai nostri giorni, la Spagna è ripartita in 17 comunità autonome, gestite da governi locali. Tutte sono autonome e praticano il castigliano. Però la Catalogna, la Comunità valenziana e le isole Baleari parlano anche Catalano; la Valle d’Aran parla anche l’Aranese; la Comunità di Navarra ed il Paese Basco parlano il Basco; la Galizia parla anche il Galiziano.
Per non dimenticare l’Aragonese, in Aragona; l’Andaluso in Andalusia, il Leonese in Castiglia e Leon; il Cantabrico in Cantabria; il Canario alle Canarie; l’Estremadurano in Estremaduria, l’Asturiano nelle Asturie o ancora il Murciano a Murcia.
Detto ciò, per quanto la Spagna lasci queste regioni parlare liberamente la lingua amata, solo il castigliano resta la vera lingua ufficiale. Le altre lingue regionali non sono ufficialmente riconosciute.
Se desideri sapere qualcosa in più, ti invitiamo a leggere questo articolo che tratta delle differenze tra il Castigliano e il Catalano.
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