Massimo - Insegnante di svedese - Follonica
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Massimo

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  • Svedese

Con un PhD in Filologia Nordica, anni di didattica (accademica e privata) e da traduttore, insegno lo svedese con passione e competenza

  • Svedese

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Super insegnante

Massimo fa parte dei migliori insegnanti di Svedese. Profilo certificato, ottimo diploma, rapida organizzazione della prima lezione, ottimi commenti dei suoi allievi!

Riguardo Massimo

Sono un insegnante e traduttore, autore di varie pubblicazioni e con anni di esperienza nell'ambito delle lingue nordiche e non solo. Con un PhD in Filologia germanica e un forte retroterra classico, coniugo nella didattica teoria accademica e pratica attiva.

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Il mio metodo valorizza le radici comuni delle lingue germaniche in particolare e, su un piano più generale, le consonanze tra le lingue europee. Lo studente viene infatti incoraggiato a scoprire affinità insospettate, acquisendo progressiva autonomia in un approccio comparativo-induttivo.

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Questa prima lezione offerta con Massimo vi permetterà di conoscervi e specificare chiaramente le vostre esigenze per le vostre prossime lezioni.

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Precisazioni

La tariffa di 20 Euro si riferisce a un'ora di lezione. Le lezioni sono tipicamente di 2 ore: la prima è dedicata al singolo stralcio linguistico (testo, dialogo con sottotitoli, brano di trasmissione sottotitolata, articolo ecc.), la seconda all'analisi strutturale secondo il metodo induttivo-comparativo, con rimandi e paragoni di rilievo in base al contesto. L'offerta didattica parte - dopo i primi 60 min gratis - dalla prima unità di 10 lezioni da 2 ore ciascuna, per 20 ore di didattica. Alla fine di ogni periodo, si procede a una valutazione dei progressi e all'eventuale rinnovo del modulo previo accordo tra studente e insegnante.

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  • Da dove nasce la tua passione per la materia che insegni e per le lezioni private?

    La mia propensione per la lingua come specchio della mente risale a quando già amavo l’etimologia… senza saperlo. Le esperienze da traduttore poliglotta plurisettoriale hanno consolidato in pratica la teoria che condivido con gli studenti, offrendo loro uno sguardo su lessico e morfologia simile a quello rivolto a un essere vivente. Ragionare in chiave comparativa sui tasselli all’origine di composti secondari dischiude a chi mi segue un approccio al singolo sistema esaminato – si tratti di una lingua antica come il latino e il greco classico o di una lingua moderna romanza o germanica – utile a proseguire gli studi umanistici sia ad apprezzare come l’apprendimento possa fondersi al gusto della scoperta, in vista dell’acquisizione di un metodo volto a obiettivi ben al di là del banale “fare meglio a scuola”. Guido i discenti verso una strada personale alla lingua e allo stile, preparandoli all’autonomia. Il loro successo è il mio, e saperli soddisfatti dei progressi è per me il vero premio – non a caso, accetto volentieri gli studenti inizialmente ostili alle mie materie: la sfida ambiziosa è il miglior cimento per chi “insegna a pescare senza limitarsi a consegnare il pesce”.
  • Quali sono le tematiche che preferisci trattare con gli allievi? E quali sono quelle che ti piacciono meno?

    Le mie tematiche favorite dipendono dal metodo scelto. Il fine è evitare la noia coinvolgendo anche gli studenti meno inclini al sistema lingua: la mia didattica privilegia testi audio-video e/o scritti adatti a un’analisi induttiva. Partire da esempi concreti anziché da una teoria grammaticale slegata dall’esperienza diretta anima l’apprendimento, invitando gli studenti a mettersi in gioco sulla base del già noto. Nessun parlante ignora del tutto un altro idioma europeo se la sua lingua madre è di quel ceppo. Testi musicati e letterari e stralci di programmi online sono un ottimo stimolo. L’altro vantaggio è l’interazione con la persona: il materiale di studio è infatti improntato ai suoi interessi – con eventuali aggiustamenti in corso. Specularmente, i temi che meno amo sono quelli preimpostati dei manuali standard – tanto utili a livello classificatorio quanto inadeguati alla piena comprensione di un certo fenomeno. La “tridimensionalità” del linguaggio è infatti apprezzabile solo aggirando gli schematismi – la lingua mostra tendenze preferenziali, ma non è fisica quantistica: è un processo in gran parte creativo; ispirarsi al manuale per uno sguardo alle varie accezioni di un termine è un lavoro più utile – e, in questo, Internet supporta la dinamica che s’instaura con ciascun discente.
  • Quali sono i tuoi modelli o punti di riferimento? C'è stato un insegnante o un'opera in particolare che ti hanno segnato e ispirato?

    I miei modelli sono antichi e moderni. Al primo posto, è Socrate, che con la sua maieutica valorizza il ruolo attivo dello studente nell’apprendimento. Parto infatti dalle conoscenze che ogni studente possiede… senza saperlo – se si parla di lingue germaniche, ad esempio, sfugge spesso che molte parole italiane hanno un’origine gotica o longobarda ancora riflessa, con qualche ritocco, in svedese, inglese o tedesco; se si parla di latino o greco antico, si dimenticano i molti prestiti dalle lingue classiche che pure permeano il nostro repertorio al di là del lessico dotto. La leva della “conoscenza pregressa” trova un supporto nell’”utile dulci miscere” di Orazio: saper insegnare significa infatti trasmettere conoscenze anche complesse cercando di addolcirle – ovvio, quindi, l’inserimento nel programma di testi musicali, magari ispirati alle preferenze degli studenti, non solo per quanto riguarda le lingue moderne, ma anche il latino (penso, ad esempio, ai Carmina Burana – noti, almeno in parte, a tutti). Su queste premesse, il mio modello moderno è il bulgaro Georgi Lozanov, fautore della ludodidattica, ovvero di un coinvolgimento creativo che riadatto alle esigenze degli adulti.
  • Quali sono, secondo te, le qualità necessarie per essere un buon insegnante o un esperto nel tuo dominio?

    Quel che conta è la disponibilità a sciogliere i dubbi dello studente alle sue premesse. Il corso deve adattarsi alle sue esigenze e valorizzare quanto già sa, inducendolo alla riflessione sul comportamento della nuova lingua e alla risposta critica. Nel guidare lo studente, un poliglotta prestato alla glottodidattica deve saper individuare i nessi tra fenomeni simili, scegliendo gli esempi giusti per risolvere ogni incertezza. Una seria formazione linguistica richiede lunga pratica con testi e registri di vario tipo, una profonda conoscenza della storia delle radici e dei suffissi semantici e molto intuito nel prevedere il significato di termini nuovi sulla base di quanto acquisito. Nel caso delle lingue moderne, un’agevole comprensione del parlato e un lessico ampio sono altresì punti essenziali. Tale preparazione a tutto tondo è il presupposto ideale per invogliare gli studenti a far tesoro di consonanze interlinguistiche spesso imprevedibili, ma tutte da scoprire. In breve, apprendere un’altra lingua senza acquistare una nuova prospettiva anche sulle lingue affini e sulla propria va ritenuto un viaggio a metà.
  • Raccontaci un aneddoto divertente o particolare relativo alla tua formazione o ad una esperienza di lezione!

    Così come so di stranieri che hanno appreso la mia lingua attraverso la letteratura e infarcivano la conversazione di arcaismi tanto dotti quanto buffi, anche a me è capitato, da studente al primo soggiorno Erasmus in Svezia, di sentirmi dire che, se le mie frasi filavano lisce nella lingua di Strindberg, il lessico… ricordava quello di un fantasma. Perché? Ovviamente perché, prima di impratichirsi con quel po’ di gergo che non guasta mai, impastato com’ero di “correttezza formale”, ero sprovvisto di agganci alla realtà contemporanea locale – i rimandi alla cultura pop e alla vita quotidiana sono cruciali per comprendere l’anima stessa del linguaggio e quei doppi sensi che solo calpestare il suolo in cui una lingua è di casa ci può spianare. Dopo un soggiorno di circa un anno, le cose sono davvero migliorate come migliorano per gli studenti che, pur non intendendo trasferirsi, fanno comunque bene a “lavare i panni nel Mälaren”… – cito l’esempio dello svedese, ma il discorso è generale. Quanto alle lingue antiche, il loro interesse è per definizione strutturale e letterario – anche se i fautori del metodo Ørberg contemplano il parlato anche in quel caso.
  • Rassicuraci, anche tu, come tutti noi, hai riscontrato qualche difficoltà a scuola.. ?

    Su questo fronte, ammetto di non avere molto di originale da dire: come la maggior parte delle persone fortemente orientate agli studi umanistici, da studente tenevo il conto delle ore di matematica, rallegrandomi del fatto che, dopo il solito trauma di inizio settimana, avrei potuto godermi tre giorni di piacere e libertà prima che la successiva lezione su ellissi e parabole mi rovinasse il venerdì ancora una volta, inesorabilmente – “matematicamente”, appunto… Ellissi e parabole erano nomi greci – e fin lì, nessun problema; la tristezza era nel fatto che, per me, la matematica (definizione greca anche quella), in effetti era… arabo ;-)
  • Quali sono le tue passioni, oltre alla materia che insegni?

    Oltre alle lingue di cui mi occupo come insegnante e traduttore, ho sempre nutrito un forte interesse per la musica – soprattutto polifonica, con una particolare predilezione per i secoli dal XIII al XVI. Mi diletto anche di letteratura e di cinema – i film di Ingmar Bergman hanno rappresentato uno dei miei principali stimoli allo studio della lingua svedese: volevo vederli in originale già da adolescente, molto prima di conseguire quel dottorato in Filologia nordica che avrebbe ufficializzato il compimento di un percorso specialistico nell’area scandinava. Fra le attività del tempo libero nella bella stagione, amo molto nuotare, soprattutto lungo i litorali rocciosi, che esploro volentieri con una maschera e un boccaglio senza pretese. Sono anche un viaggiatore entusiasta, con un debole per le isole non troppo affollate.
  • Cosa ti rende un grande Superprof (oltre al fatto di aver risposto a questa intervista :-P)?

    Se è lecito vantarsi – dubbio forse vagamente retorico nell’epoca del selfie –, riconosco il mio punto di forza nell’approccio didattico mirato e traversale. Aspiro a costruire un percorso su misura per ogni studente, poiché non esistono né due persone uguali né due rapporti affatto identici con la lingua. Valorizzare lo specifico di ciascuno è la mia priorità. Ecco perché ho sempre affiancato alla mia attività di docente formatore di classi (ho insegnato filologia nordica e lingue scandinave presso le università di Pisa, Napoli e Firenze) la professione di insegnante privato di lingue antiche, di lingue nordiche e di tedesco, preferendo la formula uno-a-uno – l’unica che assecondi la crescita di chi apprende secondo i suoi ritmi. I miei corsi offrono un metodo efficace per affrontare lingua e grammatica, ma ambiscono a un’utilità interdisciplinare. Nei limiti del possibile, per qualunque necessità didattica, sono sempre disponibile anche oltre i limiti formali concordati. Mi piace infatti che i miei studenti sappiano di poter contare su di me per le loro esigenze formative – il ragazzo che si cela dietro questa barba brizzolata tende infatti per natura alla schiettezza: come tutti sappiamo, in fondo, le persone davvero serie raramente sono seriose. Poiché lealtà e sincerità vanno a braccetto, annovero fra i punti a mio favore anche quel che pretendo: una reciproca garanzia di rispetto e puntualità.
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