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Il voto medio dato ai nostri insegnanti di cucina a Venezia è di 5 con più di 2 commenti. ⭐⭐⭐⭐⭐
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A Venezia, Il prezzo medio di una lezione di cucina è di 18€ /ora. I prezzi variano a seconda dell'insegnante, poiché è l'insegnante stesso a scegliere la propria tariffa.
I fattori che gli insegnanti prendono in considerazione per fissare il prezzo delle lezioni di cucina sono la propria esperienza e formazione, il luogo delle lezioni: (a casa del (o della) discente, a casa dello chef, oppure via webcam), la frequenza delle lezioni e la il ritmo, e la concorrenza dei/delle cuochi/e a Venezia.
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Assolutamente sì! La maggior parte dei nostri insegnanti, oltre a dispensare lezioni presenziali, propone anche corsi online.
Le lezioni a distanza sono meno care rispetto ai corsi a domicilio perché non ci sono supplementi di spostamento e sono più flessibili con l'orario perché si risparmia il tempo del tragitto. Ovviamente, in campo culinario ci sono degli inconvenienti, dal momento che lo chef non potrà assaggiare le tue preparazioni, ma vedrai che riuscirai comunque ad ottenere risultati stupefacenti!
I corsi di cucina a distanza sono un'ottima opportunità per scoprire le principali tecniche culinarie e portare la propria abilità ai fornelli a un livello superiore. Ti basterà avere un computer, una connessione a internet e il necessario per preparare le pietanze dei tuoi sogni!
I cuochi di Superprof a Venezia hanno ricevuto un totale di 2 valutazioni e il voto sulla media globale è di 5 su 5. Non male, no?
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La cucina è un insieme di fantasia e savoir-faire che si basa sul piacere della condivisione e dello stare insieme.
Molti aspiranti chef ammettono di avere grandi difficoltà ai fornelli. Questo deriva dal fatto che, a meno di non avere uno chef in famiglia o di frequentare un istituto alberghiero, l'arte culinaria non si apprende né a casa né a scuola. Di conseguenza, chi vuole imparare l'arte dei fornelli deve ricorrere a tutorial o a lezioni, siano esse in casa oppure a distanza.
Decidere di seguire un corso privato di cucina è una buona idea, non solo per gli allievi e le allieve degli istituti alberghieri che hanno problemi con la materia, ma anche per tutti gli aspiranti chef che desiderano migliorare le proprie doti culinarie per realizzare ricette sempre più gustose.
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✅ Tariffa media : | 18€/ora |
✅ Tempo di risposta : | 3h |
✅ Insegnanti disponibili : | 5 |
✅ Formato del corso : | In presenza o via Webcam |
Per parlare dei piatti tipici di Venezia, è necessario, prima, parlare dei luoghi in cui è possibile o preferibile mangiare le migliori prelibatezze della cultura lagunare.
Oltre ai classici ristoranti, la città del Doge propone i bacari (si pronuncia bàcaro ed esiste anche nella versione diminutiva, bacaréto): si tratta di una tradizionale osteria, a metà tra il bar e la trattoria, dove è possibile mangiare e bere, senza il confort del ristorante, ma forse con maggiore gusto e piacere.
Una delle caratteristiche dei bacari, infatti, è la presenza di pochi, pochissimi posti a sedere (e comunque disposti su di una superficie ridotta) e di un lungo bancone, dove gli avventori si accalcano (più o meno a turno) per consumare. Non è tutto: il menù non propone pasti completi, piatti tradizionali, ma prevalentemente piccoli cibi e spuntini, che, nel dialetto locale, prendono il nome di cichéti, annaffiati da un’ampia scelta di vini bianchi e rossi in calice (ombre o biancheti).
Sull’isola di Murano, l’anguilla è da sempre un must: si tratta del bisato su l’ara.
Sono da preferire gli esemplari dalle dimensioni più ridotte: questi vanno arrostiti sull’ara, ovvero la pietra delle fornaci ardenti, dove i vetri stessi vengono soffiati, lavorati e decorati, da mastri vetrai da generazioni.
Evidentemente, quest’ultimi non hanno mai disdegnato la buona cucina, al punto che i loro spuntini sono diventati oggi una tradizione che puoi trovare nei bacari di tutta la città. Per la preparazione non serve nulla di particolare, se non dell’alloro, considerato che il grasso dell’animale stesso sarà più che sufficiente per una cottura perfetta e per un sapore squisito.
Se anche a Padova, si mangiano le moeche, a maggior ragione questa frittura delicatissima ha diritto di residenza fissa qui a Venezia!
Le moeche sono i granchi che popolano numerosissimi la laguna e che vengono pescati, tramite una procedura lunga e complessa, in due periodi dell’anno, primavera e autunno. In questi mesi, infatti, questi piccoli granchi perdono il carapace, in attesa di costruirsi quello nuovo. Proprio per questo motivo, sono indifesi e la loro carne è tenerissima: nulla va buttato, ma tutto viene impastato nella farina, nell’uovo o fritto così semplicemente com’è, e divorato in un boccone.
Come dicevamo, la pesca delle moeche non è tra le più facili. Innanzitutto, i moecanti (i pescatori di moeche), ad inizio stagione, suddividono al sorteggio le zone di pesca in Laguna, tra gli aventi diritto; poi, posizionano le trezze, delle reti che vengono poste nei fondali più bassi del mare, e le serraglie, ovvero pali e reti che fanno da sbarramento e che, per forza della marea, costringono le moeche nei cogòlli, le trappole a imbuto.
La pesca deve avvenire a cavallo dell’alba, prima che la marea salga, rendendo le procedure ancora più complesse; successivamente, tutto il raccolto viene portato ai casòni, per il lungo e tedioso compito di selezione e separazione dei granchi in muta da quelli già maturi, da tutti i pesciolini che non abbiano interesse per la vendita e da tutto quello che pesce non è, ma che è finito nella rete. Solo dopo, le moeche possono essere commercializzate, cucinate e proposte agli avventori dei bacari.
Ai bacari, sono tanti e diversi i cicheti di cui puoi approfittare. Ad esempio, le sarde in saor, piatto che puoi trovare un po’ anche nel resto del Veneto, ma che qui trova tutto il suo senso: si tratta di sardine prima fritte e poi condite con una salsa che deriva dalla tradizione giudaico veneziana, realizzata a partire da cipolle in agrodolce, pinoli e uvetta.
Altri cicheti veneziani sono i crostini all’uovo sodo da accompagnarsi ad un’acciuga, il baccalà mantecato, la salsa di noci con la ricotta, i gamberetti in saor, i folpetti (polpi di piccole dimensioni), le seppie, ma anche dei piatti a base di carne, come le polpette, il salame, oppure i funghi e i sottaceti.
Nelle trattorie, potrai sederti al tavolo e ordinare anche piatti più complessi e più strutturati di un semplice cicheto.
E, a proposito di tradizione e cultura, prenota un tavolo in uno dei ristoranti di Venezia per la festa del Redentore: si tiene nell’isola della Giudecca la terza domenica di luglio, per celebrare la fine dell’epidemia di peste, che aveva colpito la città nel XVI secolo. Ancora oggi i veneziani, in questa giornata, mangiano l’anara col pien, ovvero l’anatra ripiena: al sapore particolare della carne, si mescola quello della farcitura, ovvero fegato e interiora, uova, erbe aromatiche, mollica di pane imbevuta nel latte, prosciutto o pancetta, formaggio grattugiato, spezie varie, sale e pepe.
Oggi, con molta probabilità le anatre sono di allevamento, ma le migliori sono sicuramente quelle selvatiche, cacciate e lasciate frollare qualche mese.
Un altro secondo di primo piano a Venezia è il figà àea venessiana, ovvero il fegato alla veneziana.
Il fegato è, preferibilmente, quello di vitello (dal sapore delicato), ma anche quello di maiale o un abbinamento dei due sono delle varianti altrettanto valide. Lo si cucina, dopo averlo tagliato a listarelle sottili, assieme a cipolle bianche (rigorosamente di Chioggia), olio d’oliva, burro e aromi vari; va degustato accompagnandolo ad una polenta bianca.
La ricetta romana prevedrebbe i fichi, ma la versione veneta ha sostituito il dolce del frutto, con il dolce del bulbo. Ma è proprio il contrasto tra il sapore forte del fegato e quello dolce della cipolla a rendere prelibato questo piatto.
Buon appetito!