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Il solfeggio è spesso visto come una perdita di tempo da molti musicisti. Sebbene alcuni grandi chitarristi siano diventati grandi star senza un'infarinatura ritmica, ti consigliamo di prendere in considerazione i corsi di solfeggio se vuoi diventare un professionista. Le lezioni di solfeggio con Superprof sono una fantastica risorsa per tutti gli aspiranti musicisti!
Le lezioni di solfeggio offrono grandi vantaggi a tutti gli aspiranti musicisti. Innanzitutto, avrai modo di imparare le nozioni principali della notazione musicale, e sarai così in grado di leggere le note e le pause sul pentagramma.
Secondariamente, il solfeggio permette di accedere a una migliore conoscenza della teoria e della pratica ritmica. Molti musicisti principianti tendono infatti a sottovalutare l'importanza dei tempi e delle pause mentre suonano.
Insomma, che tu voglia fondare una rock band o essere ammesso ai corsi del conservatorio della tua città, i corsi di solfeggio ti daranno quella spinta in più che ti permetterà di distinguerti dalla concorrenza. Con un po' di regolarità, in poche settimane sarai capace di eseguire i ritmi più semplici e di leggere le note e le pause sul pentagramma senza difficoltà. Che tu voglia suonare il pianoforte, la batteria, il violino, la chitarra o qualsiasi altro strumento, il solfeggio è una materia che ti permetterà di di ambire a un livello avanzato!
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A Firenze, la tariffa media per una lezione di solfeggio è di 20€ all'ora. Il costo cambia a seconda dell'insegnante, poiché è l'insegnante stesso/a a stabilirlo.
Gli/le insegnanti tengono in conto l'esperienza e i titoli, il luogo dove le lezioni avvengono (a casa dello/della studente/essa, a domicilio del/della maestro/a, oppure online); la frequenza, il tempo delle lezioni, o ancora la competenza degli/delle insegnanti di solfeggio in città.
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Con un totale di 20 commenti ricevuti, i/le maestri/e di solfeggio a Firenze hanno ricevuto un voto medio di 5,0 su cinque.
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Il solfeggio è una materia prevista tra gli insegnamenti seguiti da coloro che intendono diventare cantanti o musicisti.
In termini assai semplici, si tratta del modo in cui si inizia a leggere la musica, capendone il ritmo, per poi riprodurla con la voce o tramite uno strumento. Da sempre, il solfeggio a Firenze come a Roma, in Italia come in Inghilterra, è percepito come un tedioso lavoro di preparazione che prelude al cosiddetto “spasso”!
In effetti, esercitarsi a leggere le note, identificandone durata, altezza, porzione temporale nella battuta e rispetto al tempo indicato all’inizio del pentagramma, è certamente impegnativo. Si tratta di passare diverso tempo davanti agli spartiti. E durante tutto questo tempo, effettivamente, ci si tiene lontani dallo strumento.
Ma questo è vero solo parzialmente. Diciamo che riguarda, più che altro, gli adulti che intraprendono il percorso musicale tardivamente.
Oggi, infatti, si sa che per i più piccini, l’approccio alla scoperta di figure, valori, suoni e ritmo, non è certamente quello rigido, formale, frontale e “bacchettante” di un tempo.
Naturalmente, i contenuti del solfeggio restano gli stessi:
Ma il modo di far apprendere ai bambini tutto ciò parte davvero da prospettive nuove, che hanno rivoluzionato il mondo dei Conservatori – come il Luigi Cherubini, sito in Piazza delle Belle Arti a Firenze –, delle scuole private di musica – come l’Accademia Musicale di Firenze (si trova in via Adriani) e la Scuola di Musica e Arte Il Trillo (in piazza Salvemini) – e, in generale. quello di tutte le lezioni private di solfeggio a Firenze città, come a Pisa e Livorno.
Come si solfeggia oggi a Firenze: fase preliminare
La domanda corretta sarebbe, a dire il vero: come i giovani insegnanti propongono oggi il solfeggio ai piccolini?
E la risposta è assai incoraggiante. La propedeutica musicale, infatti, è davvero stata resa affascinante dagli approcci che la psicologia, la pedagogia contemporanea e la didattica avanzata hanno saputo mettere a punto, con tanto di risultati alla mano.
L’approccio cognitivo e funzionale al solfeggio fa in modo che i piccolissimi si divertano immensamente, appropriandosi corporeamente della musica, prima ancore di incontrare libri, pentagramma e quadernetti di musica.
Il bambino, si sa da sempre, solfeggia già in pancia: si muove a tempo, riconosce il battito cardiaco e vi si adatta. Può scegliere di muoversi, infatti, raddoppiando i battiti percepiti o, al contrario dimezzandoli, ma sempre rispettando il tempo.
Una volta all’esterno del ventre paterno, il piccolo piange spesso “a tempo”. Se ascolta un brano gradevole, gattonerà anche a tempo.
Insomma, tempo e ritmo fanno davvero parte della natura umana… finché essa non viene intaccata dal vivere civile e sociale, che spesso non consente di assecondare le necessità funzionali come il movimento a tempo di (musica o rumore).
Prima i piccoli vengono messi alla prova con musiche e percussioni, meglio costoro affronteranno il solfeggio e le lezioni di musica.
I corsi di solfeggio, insomma, partiranno da un semplice ricorso alle potenzialità oculo spaziali dei piccoli: li si inviterà a muovere, battere, agitare mani e piedi; a produrre suoni senza e con supporti materiali, da soli, in gruppo e a turno.
Durate dei rumori, durate dei silenzi e divisione interna dei tempi sono fra i primi apprendimenti utili al solfeggio che i piccoli affronteranno con grande serenità massima giocosità.
In un secondo momento soltanto, si ricorrerà a strumenti propriamente musicali, per fare ascoltare ai piccoli brani – ossia melodie e ritmi. I primi brani, che potranno anche essere proposti tramite supporti digitali, saranno semplici all’ascolto: melodie tradizionali, locali, già note ai più.
Con melodie semplici, i piccoli automaticamente daranno sfogo alla creatività corporea, attivando tutte le funzioni motorie, le quali non faranno che siglare definitivamente l’acquisizione mnemonica delle diverse altezze che esistono, del ritmo e della sua variabilità.
La felicità ed il benessere provati dai piccoli che ballano dei solfeggi “camuffati” è davvero inebriante e facilita l’apprendimento.
Così, dopo breve tempo, diventa possibile condurli ad una fase di maggiore formalizzazione delle acquisizioni. Finora, infatti, i piccoli hanno introiettato suoni e ritmo, proprio come introiettavano termini e parole senza aver scoperto l’alfabeto. I bimbi imparano prima a parlare, poi a scrivere.
Lo stesso principio si dimostra utile per le lingue straniere e per la musica. Questi altri saperi, infatti, dovrebbero essere presentati quanto più precocemente possibile, senza distinguerli dalla lingua madre. Il bambino acquisisce infiniti simboli – non importa che siano numeri, disegni, lettere o note.
I bambini, a questo punto potranno finalmente scoprire, magari su piccole lavagnette a pennarello, le prime grafiche collegate alla musica. La nota, con il suo gambo, i suoi tagli… la chiave di violino, col suo aspetto morbido e sinuoso…
Ma che fare di tutto questo?
Innanzitutto, teniamo presente che i nomi delle note potranno essere già stati appresi durante la seconda fase.
Infatti, nel proporre semplici melodie, si può optare per il canto delle note reali, piuttosto che per quello delle parole. Ciò renderà familiari i suoni, alla lunga.
Per quanto riguarda le chiavi, inizialmente si tratterà solo di fare allenare i piccoli graficamente. Pennello, e non solo matita e gomma, renderanno l’esercizio oculo manuale appassionante. Anche incollare delle note già pronte può andare bene, per i più piccini.
L’incontro con lo spartito vero e proprio, infatti avverrà più tardi, solo quando il bambino si sarà sufficientemente divertito facendo musica col corpo e con la lingua.
I bambini che avranno superato gradevolmente e con grande partecipazione attiva le fasi precedenti passeggeranno piacevolmente verso la scoperta dei famigerati “spartiti”.
Pentagrammi fatti a mano dagli insegnanti, ora, saranno presentati in forma stampata. I piccoli si alleneranno a riconoscere, in piccolo, ciò che i mastri di solfeggio dipingevano a caratteri cubitali sulle lavagne prima. In piccoli gruppetti si metteranno, coi loro quadernetti, a tentare di riprodurre alcune righe musicali. In collettività si accoderanno al maestro di teoria e solfeggio, che leggerà a tempo un piccolo solfeggio facilissimo.
È importante non smettere di restare sul cantato, naturalmente. Infatti, se le lezioni tradizionali di solfeggio prevedono dapprima la pratica del solfeggio parlato e dopo quella del cantato, questo approccio cognitivo fa decadere l’utilità di una simile pratica.
Se l’obiettivo finale è fare musica, infatti, non si vede perché escludere la stessa dai primi incontri del corso di solfeggio.
Si cantava alla prima lezione, si canterà sempre, fino all’ultimo giorno del corso di solfeggio.
E quando non si canterà, si suoneranno le note con una piccola tastiera, che il maestro avrà avuto sempre sotto mano.
Ed ecco perché… chi ben solfeggia, si ritrova ad essere già un piccolo cantante o un pianista in erba, prima ancora di aver preso lezioni di canto e lezioni di pianoforte vere e proprie.
Marco
Insegnante di solfeggio
Marco è una persona educata e rispettosa nonché un insegnante molto qualificato.
Francesco, 4 anni fa
Alessia
Insegnante di solfeggio
Alessia e' molto dolce e disponibile con i ragazzi ed è molto brava a fare apprezzare la musica anche a chi non ha particolari inclinazioni per questa disciplina!
Cristina, Più di 5 anni fa